Percentuale che sale fino al 50% nella fascia d’età 18-30 anni. Questo l’esito di un’indagine condotta dal Codacons su 2.500 persone. Colpa della crisi che rende “impossibile” il ricorso alle visite specialistiche, ma anche delle liste d’attesa che, nel 2012, hanno fatto rinunciare alle cure l’11% degli italiani.
Complice la crisi economica e le liste d’attesa infinite, cresce in Italia il numero di cittadini che, quando si presenta un problema di salute, decidono di ricorrere alla cosiddetta “medicina fai da te”. Lo afferma il Codacons, che ha condotto un apposito studio sull’argomento. Abbiamo chiesto ad un campione di circa 2.500 intervistati a chi si rivolgono in caso di problemi alla salute non gravi, quando cioè si manifesta un disturbo o il primo sintomo di una malattia e si vuole risolvere o migliorare la propria situazione – spiega l’associazione –. A fronte di un 52,45% di italiani che individua nel medico (inteso come medico di famiglia, ospedali, pronto soccorso e strutture sanitarie private) il soggetto cui fare riferimento in tale circostanza (percentuale che sale al 75,4% nella fascia d’età oltre i 61 anni), vi è una fetta consistente e crescente di popolazione, pari al 35,8% del totale, che ricorre al “fai da te”, rappresentato in primis dal web, dove si moltiplicano i siti internet che danno consigli su malattie, disturbi e cure di vario genere. Percentuale che arriva a sfiorare il 50% nella fascia d’età 18-30 anni. L’11,6% dei cittadini si rivolge invece ad un farmacista.
La pratica di cercare su internet la soluzione ai propri problemi di salute può essere pericolosissima – prosegue il Codacons – perché in assenza di una visita specifica da parte di un medico, i sintomi possono peggiorare in tempi brevi con conseguenze anche gravi per la salute.
Alla base del fatto che il 35,8% dei cittadini cerca nel web la soluzione a disturbi fisici, vi sono due fattori essenziali: la crisi economica e le liste d’attesa nella sanità pubblica – analizza l’associazione – Se la crisi rende impossibile il ricorso a visite specialistiche i cui costi non risultano più abbordabili per la maggioranza della popolazione italiana, le liste d’attesa infinite sono forse anche peggiori, perché allontanano l’utente medio dalla sanità pubblica, rendendo difficoltoso e snervante l’accesso ad ospedali e strutture sanitarie per le quali i cittadini pagano le tasse. Basti pensare che solo nel 2012, l’11% dei cittadini italiani ha rinunciato alle cure mediche, con il record del 23% per quelle odontoiatriche. (Fonte: Quotidiano Sanità)