Gentile Direttore,
il problema dei posti si pone sia per la facoltà di Medicina che per le lauree brevi delle professioni sanitarie tecnico-infiermeristiche. Ogni Università ha pochi posti disponibili , pertanto molti dei candidati restano fuori. In tanti si chiedono: come si può decidere in due ore se uno può fare il medico, l’infermiere , il fisioterapista etc? Ma, visto che la normativa europea prevede un numero programmato, rapportato in pratica alle strutture, ai laboratori, ai posti letto etc., non basta solo denunciare, con cadenza annuale, la validità del metodo in uso. Occorrono delle proposte .
Io stesso, come altri, ho scritto sull’argomento. Come si potrebbe fare una selezione “giusta”. Potrebbe essere il caso di fare una prova in “più sedute”, e selezionare in modo diverso, ad esempio cercando di capire se una persona è predisposta a stare con l’ammalato. Si potrebbe cercare di “valutare” cosa pensa lo studente della malattia, della sofferenza, dei malati in coma, dei portatori di handicap. Se ha avuto esperienza nel volontariato; scoprire attitudini umanitarie, capacità al “colloquio e alla socializzazione”, la conoscenza dei principi della bioetica, oltre che, naturalmente, valutare i curricula di studi. .
Alcuni studenti scelgono queste facoltà perché garantirebbero il posto di lavoro. Poi ,capita, che mentre studiano, si rendono conto di non essere adatti e abbandonano. Intanto tra gli esclusi ci sono quelli che desideravano intraprendere queste professioni perché convinti.
I medici che poi si specializzano hanno lo stesso problema di posti a numero chiuso: ci sono medici adatti alla ricerca ed al laboratorio e non adatti al contatto col malato, bravi a fare i dirigenti e non a comunicare coi familiari del malato etc. Pertanto, essendo pochi i posti per ogni Specializzazione, alcuni medici accettano qualunque branca disponibile, anche non gradita, pur di specializzarsi.
Tempo fa lessi in un comunicato di studenti questa proposta: “Corso di laurea aperto a tutti, con un anno di pre-iscrizione dove si studiano materie attinenti la laurea da conseguire”. Infatti, citavano qualche altra Nazione europea, dove tutti possono iscriversi al 1° anno, ma devono sostenere un numero di esami per poter passare all’anno successivo.
Inoltre, sta emergendo un altro problema: gli studenti esclusi che sono iscritti in Università europee, desiderano trasferirsi in corso d’opera presso le Università italiane convenzionate. Sorge il giudizio sui crediti conseguiti e sui posti da rendere liberi e disponibili in Italia.
Andrebbe fatta, con urgenza, una seria riflessione sull’argomento. (Fonte: Quotidiano Sanità)