«Ieri in Consiglio dei ministri abbiamo parlato soltanto del Def, ma ho ribadito a tutti che non ci possono essere tagli lineari nella sanità. Non li possiamo sopportare», ha detto questa mattina il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, intervenendo alla seconda giornata degli Stati generali della Salute in corso all’Auditorium Parco della Musica di Roma.
«E’ ovvio che Cottarelli chiede a tutti i comparti di dare un contributo alla spending review, ma gli ho risposto che per farlo lavoreremo su percorsi di efficientamento della spesa improduttiva e su una riorganizzazione che porti risorse. Per fare questo ho chiesto alle Regioni di quantificare questi risparmi. Quindi faremo un’operazione chirurgica senza tagli lineari, che non dovrà ricadere minimamente sui cittadini».
Sanità salva dai tagli? «Con il Def sicuramente si: facciamo un passo alla volta», conclude Lorenzin che già pensa alle prossime misure di spending review che si materializzeranno nel decreto annunciato per il 18 aprile (VEDI).
Ma «non ci possiamo permettere di far saltare il Patto per la salute, sarebbe incomprensibile per i pazienti», ha aggiunto Lorenzin. «Ci sono grandi aspettative, questa é la nostra occasione di riprogrammare, abbiamo bisogno di fare reset e rimettere in piedi un sistema con servizi- ha spiegato lorenzin- se non lo facciamo nel patto, ci facciamo un dispetto da soli. Ci sono margini di recupero altissimi quindi o ci impegniamo o non siamo credibili. Il momento é serio».
I contenuti sanitari del Def
Tagli a parte, ai risparmi – è confermato – penserà il Patto «che possa conciliare negli anni futuri la duplice esigenza di contrastare le inefficienze gestionali e garantire l’appropriatezza e la qualità dei servizi». La sanità dovrà avere una particolare attenzione agli elementi di spreco, nell’ambito del Patto e con «l’assunzione di misure contro le spese che eccedono significativamente i costi standard». E sempre il Patto « determina l’ammontare delle risorse da destinare al Servizio sanitario nazionale – è scritto nel Def – ed è finalizzato a migliorare la qualità dei servizi e delle prestazioni garantendo l’unitarietà del sistema». Ma non è ancora scritto che ciò che si spenderà in meno resterà necessariamente nel Ssn. Mentre è scritto, come anticipato dal premier, che la tendenza dell’incidenza della spesa sul Pil – cha farà da guida agli stanziamenti – è destinata a crescere dal 2005, seppure fino al 2020 sarà comunque in calo.
Il Def punta, per il settore sanitario, alla riduzione degli sprechi e a ciò che Regioni e Governo decideranno nel Patto: «Il settore sanitario presenta evidenti tratti di delicatezza – è scritto – suggerendo una elevata attenzione sugli elementi di spreco, nell’ambito del cosiddetto Patto per la salute con gli enti territoriali».
Vale sempre la legge di stabilità 2014
Il Def però non dimentica di “ricordare” che la Legge di Stabilità 2014 introduce per le Regioni, e anche per gli enti locali, il divieto di stipulare contratti relativi a strumenti finanziari derivati o contratti di finanziamento che includono componenti derivate e rinegoziare operazioni su derivati già in essere.
Con la Legge di Stabilità per il 2014-2016, si legge ancora nel documento, non sono state introdotte modifiche al Patto ulteriori rispetto alle misure di spending review previste nel 2012. «Queste ultime, a decorrere dall’anno 2013, prevedono: i) la riduzione del 10 per cento dei corrispettivi e i corrispondenti volumi d’acquisto di beni e servizi, con possibilità per le Regioni di conseguire gli obiettivi economico-finanziari attesi anche attraverso misure alternative, assicurando, in ogni caso, l’equilibrio del bilancio sanitario; ii) la rideterminazione del tetto di spesa per l’acquisto di dispositivi medici al 4,4 per cento a decorrere dall’anno 2014; iii) la riduzione degli acquisti da erogatori privati per prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e di assistenza ospedaliera tale da ridurne la spesa, rispetto al 2011 del 2,0 per cento a decorrere dal 2014.
Per quanto riguarda la spesa farmaceutica, le misure introdotte con la spending review nel 2012, hanno ridotto il tetto per la spesa farmaceutica territoriale, rideterminandolo all’11,35 per cento a decorrere dal 2013. Lo stesso decreto ha introdotto, a partire dallo stesso anno, il meccanismo del pay-back in caso di superamento del tetto della spesa farmaceutica ospedaliera».
Il Progranmma nazionale di riforma
Nel Def poi sono indicate anche le azioni del Programma nazionale di riforma e la sanità è coinvolta nel capitolo delle risorse nazionali previste in Legge di Stabilità il cui utilizzo dovrà servire alle «aree interne, completando, d’intesa con le Regioni, l’individuazione di un’area-progetto prototipo in ogni Regione e Provincia autonoma, sulla quale avviare la progettazione nel 2014, assicurando gli impegni dei ministeri coinvolti, delle Regioni stesse e degli Enti locali attraverso la sottoscrizione dei primi Accordi di Programma quadro». In particolari per i servizi sanitari l’intervento prevede di riorganizzare e migliorare l’offerta sanitaria «in modo da assicurare a tutti i residenti rapidità dei servizi di emergenza e diagnostica».
Dirigenza pubblica e beni e servizi
Altro capitolo che il Def sottolinea sono «le retribuzioni della dirigenza pubblica, che appaiono elevate nel confronto con la media europea europea e potranno essere riviste secondo un principio di progressività, tutelando quelle figure professionali che conseguono il trattamento retributivo dirigenziale, per normale sviluppo di carriera, a un’età più avanzata» e gli stanziamenti per beni e servizi che «appaiono molto consistenti e su questo, nell’immediato, si rendono necessari rilevanti interventi di controllo. La presenza nel nostro Paese di circa 30 mila stazioni appaltanti può dar luogo ad evidenti inefficienze: a fronte di ciò concentrare gli appalti pubblici in capo alla Consip e ad alcune altre centrali di acquisto presso le Regioni e le città metropolitane consentirebbe di ottenere dei risparmi già nel medio periodo; risparmi sono anche possibili a seguito del miglioramento nella puntualità dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni, che dovrebbe avere un effetto favorevole sui prezzi di acquisto».
I debiti Pa
Ma il Def non dimentica i debiti Pa e per la sanità sottoline che si dovrà «favorire il riequilibrio della gestione di cassa del settore sanitario ampliando il perimetro dei debiti sanitari finanziabili con anticipazioni di liquidità».
Le proiezioni della spesa sanitaria: dal 2025 cresce l’incidenza sul Pil
Un capitolo a parte il Def lo dedica alle proiezioni della spesa sanitaria. E lo fa con proiezioni sulla base della metodologia del reference scenario che recepisce, oltre agli effetti derivanti dall’invecchiamento demografico, anche gli effetti indotti da ulteriori fattori esplicativi in grado di incidere significativamente sulla dinamica della spesa sani-taria.
Il reference scenario prevede che, per la componente acute della spesa sanitaria: i) gli incrementi di speranza di vita si traducano in anni vissuti in buona salute in misura pari al 50%; ii) la dinamica del costo unitario sia allineata al Pil pro capite; iii) l’elasticità del costo unitario rispetto al Pil pro-capite sia superiore all’unità (si riduce linearmente nel periodo di previsione passando dall’1,1 iniziale a 1,0 nel 2060). Per quanto riguarda la componente long term care (LTC) della spesa sanitaria, il reference scenario «prevede l’applicazione parziale dell’aumento della speranza di vita come per la componente acute della spesa sanitaria; mentre l’elasticità del costo unitario al Pil per occupato è pari a 1,0 per tutto il periodo di previsione».
Ne deriva che, dopo una fase iniziale di riduzione per effetto delle misure di contenimento della dinamica della spesa, la previsione del rapporto fra spesa sanitaria e Pil presenta un profilo decrescente fino al 2020: dal 7,3% del Pil del 2010 si passa al 7% del 2015 e 6,9% nel 2010. Ma poi il profilo diventa crescente a partire dal 2025 (7,1%) e si attesta a circa l’8,0 per cento nell’ultimo decennio del periodo di previsione (dal 2050 in poi). Le componenti di spesa socio-assistenziale per l’assistenza agli anziani e disabili a lungo termine, dopo una fase iniziale di sostanziale stabilità, presentano un profilo crescente in termini di Pil, che si protrae per l’intero periodo di previsione, raggiungendo l’1,6% nel 2060. La previsione della spesa per ammortizzatori sociali in rapporto al Pil passa invece dallo 0,7% del 2010 al circa 1,0% del 2015, per poi scendere gradualmente ed attestarsi su un valore di poco superiore allo 0,6% a partire dal 2030.