Alzano le barricate i lavoratori dei laboratori di analisi accreditati contro il progetto della Regione Lazio – annunciato lo scorso marzo dal Sub Commissario alla Sanità, Renato Botti - di accorpare le analisi cliniche in poche mega-strutture declassando le strutture più piccole a semplici centri prelievi. Professionisti, dipendenti e collaboratori oggi a Roma hanno discusso del provvedimento (inserito nei programmi operativi) ritenuto «inutile e gravemente dannoso» e programmato una grande manifestazione a breve. L’iniziativa è stata organizzata di comune accordo tra Ursap Federlazio, Snabilp Federbiologi e Ordine nazionale biologi.
I rappresentanti hanno spiegato che «la Regione Lazio intende accreditare soltanto quei laboratori che effettuano oltre 200mila prestazioni annue. Si tratta poco più di una decina degli oltre 350 laboratori accreditati situati capillarmente in tutta la Regione. Gli altri laboratori dovranno trasformarsi in punti di prelievo, conferendo poi tutti i campioni a un laboratorio che effettui più di 200 mila prestazioni».
Ma la riorganizzazione della rete dei laboratori, precisa il governatore del Lazio, Nicola Zinagaretti, non scatterà da subito. “In merito alle questioni poste dalle associazioni dei laboratori di specialistica privati accreditati – si legge in una nota – si specifica che: per quanto riguarda la nostra Regione nulla cambia per l’anno in corso. Entro il 30 aprile, come comunicato a tutte le associazioni di categoria sarà attivato un tavolo tecnico che dovrà individuare i criteri di valutazione per riorganizzare la rete dei laboratori. Il tavolo nasce proprio per esaminare le criticità esistenti sul nostro territorio e attuare tutte le verifiche necessarie a salvaguardare i livelli occupazionali. Il tavolo chiuderà i lavori il prossimo ottobre. La Regione è disponibile al confronto più ampio. Il punto di partenza resta comunque l’applicazione di una stringente indicazione ministeriale che nelle sue Linee guida indica con assoluta precisione il percorso cui attenersi per procedere alla riorganizzazione del settore”.
«Questo è un provvedimento folle – ha commentato il presidente dell’Ursap Federlazio, Claudia Tulimiero Melis – che che non giova a nessuno, né alle imprese, perché ne mettiamo sul lastrico oltre 300, né ai 2mila lavoratori che rischieranno il posto, né ai cittadini perché non avranno più il laboratorio sotto casa. Abbiamo chiesto alla cabina di regia della sanità di riflettere su questo provvedimento, ma purtroppo il sub commissario Botti ha lasciato la sala quando ho avanzato questa osservazione».
Il presidente dell’ordine nazionale biologi, Ermanno Calcatelli, ha ricordato che «la figura del biologo nel laboratorio è preminente. Questo provvedimento licenzia 45 anni di competenze. Purtroppo sotto questo punto di vista ci scontriamo con un sub commissario che sta lì per tagliare, lui vede solo soluzioni tecniche».
La ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, in un messaggio agli organizzatori ha sottolineato che «I laboratori privati accreditati sono preziosi partner del Servizio sanitario nazionale (Ssn) e svolgono un importante lavoro sia per il cittadino che la per la sanità pubblica».
«Una corretta e appropriata attività diagnostica può rappresentare – continua Lorenzin – un efficace strumento per contrastare il dilagare delle medicina difensiva, una pratica che di certo condividerete, va arginata non solo nell’interesse dei pazienti, che hanno diritto ad accedere a percorsi diagnostici e terapeutici ottimali, ma anche nell’interesse dello Stato, atteso il ben noto peso che la medicina difensiva ha sulla spesa sanitaria».
«Il laboratorio clinico non è solo una struttura produttiva di risultati – aggiunge il ministro – ma anche un potente ed efficace strumento di appropriatezza per la medicina clinica. Qualsiasi procedura diagnostica deve guidare le decisioni terapeutiche, e quindi, poter migliorare la prognosi del paziente. L’attività delle strutture di laboratorio costituisce, dunque – conclude – una risorsa irrinunciabile per la qualità delle prestazioni e il controllo dei costi». (Fonte: Il Sole24Ore Sanità)