Tutor e docenti bocciati. Lezioni teoriche e pratica clinica non professionalizzanti. E una forte richiesta della scuola di specializzazione per migliorare la formazione pratica e la considerazione dei medici di famiglia. Questo quanto evidenziato dal primo sondaggio 2.0 sulla formazione in medicina generale. (Consulta i i risultati del sondaggio)
Abbiamo condotto un sondaggio anonimo rivolto agli iscritti di alcuni gruppi di medicina generale presenti su un noto social network.
L’obiettivo era di raccogliere l’opinione dei giovani medici sul corso di formazione specifico in medicina generale. Il sondaggio è stato condotto in maniera anonima e non era possibile risalire all’identità dei partecipanti. Hanno risposto al sondaggio 123 medici dei quali il 76% sono borsisti del corso di formazione specifica in medicina generale (Cfsmg ndr), il 13% sono medici in attesa di ingresso alla formazione post-laurea, il 7% sono studenti in Medicina e chirurgia, l’8% sono medici diplomati in medicina generale che svolgono sostituzioni di continuità assistenziale (Ca) in attesa della convenzione.
Per il 94% dei partecipanti al sondaggio i medici di medicina generale sono considerati “medici di serie B” e il 74% pensa che il titolo di specialista cambierebbe questa “qualifica” (figura 1). Il 95% dei colleghi intervistati è favorevole all’istituzione di un corso di specializzazione in medicina generale; il 47% propone una specializzazione all’interno delle università, mentre il 48% è favorevole alla specializzazione in medicina generale ma non all’interno degli atenei (figura 2).
Il 75% degli intervistati pensa che l’istituzione della scuola di specializzazione garantirebbe una migliore integrazione dei medici in formazione soprattutto durante il tirocinio pratico; questo perché i corsisti verrebbero considerati al pari degli specializzandi e quindi maggiormente responsabilizzati.
Il 52% degli intervistati ritiene che un percorso formativo teorico all’interno delle scuole di specializzazione non sarebbe migliore di quello attuale, mentre solo il 31% ritiene che porterebbe a una preparazione migliore perché svolto da professori universitari.
Secondo il 68% degli intervistati, l’istituzione delle scuole di specializzazione aumenterebbe la ricerca in questa branca medica e si potrebbero creare spazi adeguati per l’inserimento di giovani ricercatori. Secondo la maggioranza degli intervistati (69%), il titolo di specialista creerebbe maggiori opportunità lavorative, anche di tipo libero-professionale.
Una parte del sondaggio era stata progettata per valutare l’offerta formativa del corso che, allo stato attuale, viene gestita in modo peculiare da regione a regione; in conseguenza di ciò, e della mancanza di un curriculum nazionale, i futuri “medici di famiglia” formati in Trentino ricevono una preparazione completamente diversa da quelli formati in Sicilia.
Anche le modalità di scelta dei docenti sono diverse da Regione a Regione e non sempre sono chiare. Infatti, solo il 21% dei colleghi è a conoscenza delle modalità con le quali vengono selezionati i “Professori”; tale dato è leggermente sottostimato come conseguenza delle risposte dei colleghi in formazione universitaria e in attesa dell’ingresso in formazione post-laurea. Il restante 43% del campione pensa sia inaccettabile che i docenti non vengano scelti mediante concorsi pubblici e il 34% gradirebbe sapere come vengono scelti.
In riferimento alla formazione teorica dei corsisti, il 52% dei colleghi ha dato voto insufficiente all’utilità delle lezioni e il 54% ha dato voto insufficiente ai docenti del corso.
Inoltre, per il 54% dei colleghi il tirocinio pratico in corsia o nei vari distretti è stato insufficiente.
Purtroppo il dato più grave è quello scaturito dalla votazione dei tutor di medicina generale. Infatti, il 63% dei partecipanti ha dato un voto insufficiente ai tutor medici di medicina generale, mentre solo il 53% dei tutor non Mg è stato considerato insufficiente. Questo dato è significativo e particolarmente grave perché riferito a quei tutor che hanno maggiore importanza nella formazione dei futuri medici di medicina generale (figura 3).
Dall’analisi dei dati precedenti si comprende perché il 70% dei soggetti richieda una valutazione dei tutor e il 47% ritenga che tale valutazione sarebbe ancora più efficace se la qualifica di tutor dipendesse dall’indice di gradimento e di capacità espresso dai corsisti (figura 4).
Infine abbiamo analizzato il problema della borsa di studio (800 euro mensili) e il grave problema delle incompatibilità, che limita di molto altre esperienze formative e l’integrazione della misera borsa di studio soprattutto per chi ha famiglia o figli. Interessante è rilevare che il 31% degli intervistati conosceva più di un collega che durante il corso di formazione ha svolto attività extracorso, mentre in media i colleghi hanno svolto 40 giorni di sostituzione all’anno.
L’evidenza scaturita da questo sondaggio è chiara. Il corso di formazione è insufficiente a livello teorico e pratico e i formatori (docenti e tutor) sono stati considerati insufficienti.
Particolarmente grave è la netta bocciatura dei tutor di medicina generale i quali, invece, dovrebbero essere altamente efficienti ed efficaci nel formare a livello pratico i futuri medici di medicina generale.
In fase di progettazione del sondaggio era stato ritenuto superficiale sondare il tirocinio dal Mmg; alla luce di questi risultati, sarebbe interessante analizzare anche questo dato e comprendere in quali ambiti del tutoraggio i medici di medicina generale hanno dimostrato di essere incapaci e insufficienti.
La richiesta dell’istituzione di una scuola di specializzazione è forte, ma il fatto che solo il 31% degli intervistati ritenga che una formazione universitaria migliorerebbe la preparazione teorica fa comprendere che gli anni universitari non hanno messo in buona luce le figure dei cattedratici accademici e, indirettamente, accende i riflettori sulla difficile situazione pedagogica nelle università italiane.
Per risolvere parzialmente la grave situazione nella quale si trova il corso di formazione, gli intervistati chiedono una selezione pubblica e per titoli dei docenti di medicina generale e la possibilità di valutare i tutor mediante modalità efficaci.
La riforma del corso di formazione in medicina generale è necessaria non solo alla luce dei pessimi risultati del sondaggio ma anche per ridare nuova luce alla figura del medico di medicina generale e riconferirgli quella autorità ormai perduta. (Fonte: Il Sole24Ore Sanità)