Colpiscono 1 italiano su 3 e costano al nostro Ssn circa 60 miliardi di euro ogni anno. Sono le malattie croniche, un’emergenza sanitaria ed economica evitabile imprimendo una svolta agli stili di vita. Nell’80% dei casi, infatti, queste malattie si potrebbero prevenire e curare con l’esercizio fisico.
Un’attività che, però, deve essere sicura e controllata, grazie all’assistenza dei medici di famiglia e di un software messo a punto da Dedalus. Sono le fondamenta del progetto “Movimento per la salute”, presentato questa mattina a Roma in occasione del Convegno Nazionale organizzato presso il Senato della Repubblica e promosso da Anif (Associazione nazionale impianti per il fitness e per lo sport), Simg (Società italiana di medicina generale) e Movimento per la Salute, con il patrocinio de “Il Ritratto della Salute” e Technogym.
“Siamo orgogliosi di dare il nostro appoggio e sostegno a questo progetto – sottolinea Claudio Cricelli, presidente Simg – innanzitutto perché ci vede coinvolti in prima linea, in secondo luogo perché come medici di famiglia stiamo cercando di diffondere lo stesso concetto di prescrizione dell’attività fisica come un vero e proprio farmaco, da assumere in maniera sicura e controllata. Sono sempre più frequenti, infatti, gli studi scientifici che mettono in risalto la stretta correlazione fra sedentarietà e insorgenza di patologie oncologiche, cardiovascolari, metaboliche e osteoarticolari, che hanno pesanti ripercussioni sociali ed economiche”.
Nel nostro Paese 23 milioni di italiani, pari al 40% della popolazione, non praticano alcuna attività sportiva. Una vera e propria epidemia di sedentarietà. “È in questo contesto che nasce ‘Movimento per la Salute’ – dichiara Giampaolo Duregon, presidente Anif – la prima organizzazione nazionale che ha realizzato il primo sistema integrato tra i medici di medicina generale e i centri sportivi sul territorio nazionale, per consentire ai pazienti sedentari e/o con patologie croniche di poter usufruire di un esercizio fisico controllato e in sicurezza. Il progetto si occupa, infatti, sia di formare il personale tecnico dei centri sportivi, sia di dotare il Medico di un semplice sistema di comunicazione software con i Centri sportivi, per prescrivere e poi monitorare l’attività fisica effettivamente svolta dai pazienti e i suoi effetti sulla salute”.
“È questa la novità e l’innovazione: prescrizione, allenamento controllato in sicurezza e monitoraggio da parte del medico di medicina generale sul paziente per verificarne gli effetti e i risultati . Il movimento e l’esercizio fisico diventano, in modo strutturato – afferma Massimo Cicognani, ad di Movimento per la Salute – parte integrante del sistema dell’offerta sanitaria, in quanto prestazione prescritta a tutti gli effetti, analogamente a quanto si fa con un farmaco o una visita specialistica. L’esercizio fisico diventa così un surrogato, se non proprio un’alternativa al consumo dei farmaci. Con la collaborazione dei medici di medicina generale e la partecipazione nel progetto dei pazienti individuati, ci aspettiamo un risparmio sanitario importante, benefici misurabili sia in termini di cura che di prevenzione e una rivoluzione culturale di medici, pazienti e sistema sanitario.”
“Il movimento esercita effetti preventivi e terapeutici – aggiunge Sergio Pecorelli, presidente Aifa –: è un “farmaco” che, opportunamente somministrato, previene le malattie croniche da inattività e ne impedisce lo sviluppo, garantendo considerevoli vantaggi sia alle persone sia al Ssn, riducendo ospedalizzazioni e uso dei farmaci. Concetti che stanno alla base dell’attività di Healthy Foundation, l’associazione senza finalità di lucro che ho l’onore di presiedere e che si occupa della promozione di una corretta prescrizione dell’attività fisica, di una corretta alimentazione e, più in generale, di stili di vita sani”.
“Tenersi attivi riduce anche il rischio di tumore – commenta Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il cancro’ –: nelle donne più atletiche, ad esempio, è stata stimata una diminuzione della probabilità di ammalarsi di cancro al seno del 20%. Anche questo si traduce in un notevole risparmio per tutto il Sistema sanitario, grazie alla prevenzione primaria, che significa appunto non fumare, bere con moderazione, mangiare correttamente e muoversi il più possibile”. (Fonte: Il Sole24Ore Sanità)