Non si interviene sui possibili conflitti di interessi, non amplia gli spazi democratici ed elude il nodo elettorale, insufficiente sulla parità di genere. Fernando Crudele, Smi: “Se si interviene sulla parità di genere bisogna avere coraggio, si punti al 50%, altro che la riserva indiana del 10%. più spazio democratico per i contribuenti: un medico-un voto, meno agli ordini. basta con questa confusione di ruoli tra albo e previdenza. necessario ridefinire e rendere organico il ruolo delle consulte. più partecipazione per i medici che versano nella quota A”.
La Segreteria Nazionale Smi (Sindacato Medici Italiani) ha visionato la Bozza di Statuto dell’Enpam e ha espresso perplessità su diversi articoli. Fernando Crudele, responsabile Smi per l’Enpam e Consigliere nazionale dell’ente previdenziale, raccogliendo le valutazioni dello Smi, ha dichiarato: «La composizione del Consiglio Nazionale dell’ente rimane pletorica e ridondante; manifestiamo, quindi, il forte disaccordo per il ruolo predominante che continuano ad avere gli Ordini, che, a nostro avviso, dovrebbero occuparsi prevalentemente di altro: di tenere gli albi, della formazione, del disciplinare (ecc), e non della previdenza. Insufficienti anche le previsioni per la Quota “A”, che deve avere adeguata presenza in Consiglio Nazionale, proporzionalmente alla percentuale dei contributi versati».
«Quindi, un deciso no alle “riserve indiane” – continua Crudele – se si sceglie la linea delle quote di genere, si abbia coraggio: si punti al 50% del Consiglio Nazionale, per una professione che, oltretutto, è sempre più “al femminile”». «Contradditorio, inoltre, rimane il ruolo delle Consulte – aggiunge – che pur non avendo alcun potere decisionale, avrebbero la possibilità di eleggere membri nel CdA (che ha invece potere decisionale). Manca, infine, un vero sistema elettorale che metta al centro del potere di scelta il contribuente: un medico- un voto, prevedendo, inoltre nel Regolamento di garantire le eventuali minoranze».