Nomine, farmaceutica, forniture, negligenza, sanità privata. Sono i cinque ‘punti’ deboli della sanità italiana in tema di corruzione, un fenomeno ‘mangia-risorse’ che assorbe oltre 6 miliardi. A individuare le aree critiche, in cui il fenomeno corruttivo attecchisce di più, uno degli studi presentati questa mattina a Roma nel corso della II Assise nazionale sull’etica di sanità pubblica, organizzato da Ispe Sanita’ (Istituto per la promozione dell’etica in sanita’) e Trasparency International con il supporto di Rissc.
Dall’analisi realizzata da Lorenzo Segato (Rissc) e Davide Del Monte e Maria Teresa Brassiolo di Transparency International, si evidenziano problemi per ciascuna area a rischio. In particolare: – Nomine: ingerenza politica, conflitto di interessi, revolving doors, spoil system, insindacabilità, discrezionalità, carenza di competenze.
- Farmaceutica: aumento artificioso dei prezzi, brevetti, comparaggio, falsa ricerca scientifica, prescrizioni fasulle, prescrizioni non necessarie, rimborsi fasulli.
- Procurement: gare non necessarie, procedure non corrette, gare orientate o cartelli, infiltrazione crimine organizzato, carenza di controlli, false attestazioni di forniture, inadempimenti-irregolarità non rilevate.
Negligenza: liste d’attesa, dirottamento verso sanità privata; false dichiarazioni (intramoenia); omessi versamenti (intramoenia).
- Sanità privata: mancata concorrenza, mancato controllo requisiti, ostacoli all’ingresso e scarso turnover, prestazioni inutili, false registrazioni Drg, falso documentale.
Inoltre, secondo il consorzio di ricerca Coripe, ci sono alcuni ‘fattori facilitanti’, legati ai conflitti di interessi nell’informazione, che si verificano quando la salute dei pazienti e la verità di ricerca vengono sacrificati a vantaggi personali. E anche in questo caso ci sono 5 ambiti a rischio, in cui il conflitto d’interesse può inficiare l’operato sanitario più virtuoso. Ovvero, il mercato delle prestazioni sanitarie, dove i professionisti possono influenzare sia la domanda che l’offerta; l’informazione scientifica, visto l’impiego di ingenti capitali per la ricerca provenienti dall’industri privata; le società scientifiche, che definiscono standard di cura e comportamento dei propri iscritti; le associazioni di pazienti, chiamate a partecipare alle decisioni pubbliche, che presentano strutture, composizioni e finanziamenti non sempre chiari. (Fonte: Adnkronos Salute)