Il ministro in un’intervista annuncia i suoi piani per tagli e risparmi. Puntando sulla digitalizzazione del Ssn e sul patto con le Regioni. Fino a una task force per intervenire negli ospedali in crisi e all’attesa riforma dell’Agenzia sul farmaco.
Il taglio da un miliardo di euro? Sulla sanità si può risparmiare molto di più: c’è la possibilità di ridurre la spesa di ben dieci miliardi. Il ministro Beatrice Lorenzin in un’intervista a “l’Espresso” nel numero in edicola domani spiega i suoi piani. Parla di una task force del suo dicastero per intervenire sugli ospedali in crisi e sulle Regioni che sforano i bilanci e non garantisco i livelli essenziali di assistenza. «Ci sono reparti e ospedali nati per dare posti di lavoro, non soluzioni sanitarie. E bisogna smantellare quello che non serve».
Il ministro annuncia la riforma dell’Agenzia per il farmaco, che oggi è burocratica e inefficiente, e dovrà essere potenziata usando anche i finanziamenti di Big Pharma. Il tutto a partire dall’accordo con le Regioni, di cui si attende il rinnovo dal 2012: «Chiudiamo il Patto con le regioni sulla salute degli italiani entro i primi di maggio. E spero si comprenda che è l’ultima chance per le riforme. Il Servizio sanitario nazionale non ha tempo. Ci sono delle cose da fare subito» dichiara il ministro a “l’Espresso”.
La questione chiave è la razionalizzazione che permetterà di risparmiare 10 miliardi da reinvestire nella sanità pubblica. «Non li trovo sotto i cavoli. Ma si possono recuperare intervenendo sui processi strutturali. Pensiamo soltanto alla digitalizzazione del Ssn: ci porterà un risparmio di 7 miliardi di euro perché elimina le inefficienze, e ogni inefficienza ha un costo. Come è accaduto per i costi standard: la Corte dei Conti ha detto che avrebbero portato un risparmio tra 3 e i 4 miliardi di euro. La stessa cosa accadrà con le centrali uniche di acquisto. E poi c’è tutto il tema degli appalti in essere: dovremo rinegoziare parte dei nostri debiti con i fornitori. E mettere mano alla gestione dei posti letto. Sono tutti interventi che ci faranno recuperare risorse. Se la macchina funziona, però». E accusa: se la macchina non funziona è perché sbagliano gli uomini, «se hai un bravo direttore, un ospedale funziona. E noi, come governo, non possiamo accettare che ci siano dei disservizi, mai risolti».
Il ministro riconosce inoltre che la legge 40 sulla fecondazione è un colabrodo e va cambiata. Poi, sui casi come lo scambio di embrioni al Pertini di Roma, conclude: «Il tema non può essere eluso: siamo un Servizio sanitario nazionale, e garantiamo assistenza e cura, i diritti alla salute e all’integrità delle persone. Ho chiesto al Lazio di accelerare tutte le procedure di accreditamento per rendere sicuri i centri secondo gli standard nazionali». (Fonte: L’Espresso)