La programmazione del fabbisogno è “sacrosanta”, ma l’attuale test potrebbe venir meno. Il ministro dell’Istruzione pensa al modello francese. Un primo anno aperto a tutti ma con sbarramento finale: se non si superano gli esami si è fuori. Questa l’ipotesi di riforma ipotizzata lo scorso 28 aprile da Giannini durante un incontro con i ragazzi dell’Università di Foggia.
Gli esami d’ingresso alla facoltà di Medicina tornano ad essere ancora una volta al centro del dibattito politico. Dopo le critiche e il successivo dietrofront dello scorso anno per l’ormai famoso ‘bonus maturità’, e le bagarre di quest’anno per il test d’ingresso anticipato ad aprile, ora è lo stesso ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ad alimentare il dibattito sul tema ipotizzando una totale riforma della materia che potrebbe vedere venir meno l’attuale test d’accesso a risposta multipla. Nel corso di un incontro con i ragazzi dell’Università di Foggia, il ministro è stato chiaro: “La programmazione a Medicina, e cioè il bilanciamento tra fabbisogno di camici bianchi e numero di laureati, è sacrosanta. Ma non è detto che il sistema dei test a risposta multipla sia il migliore”.
Giannini ipotizza un possibile cambiamento in favore del modello francese: “Potremmo avere un primo anno aperto a tutti ma con sbarramento finale: se passi gli esami ti iscrivi al secondo anno, altrimenti sei fuori”. Un metodo che, almeno sulla carta, potrebbe veder ridurre in maniera sostanziale il ruolo che, secondo gli studenti, avrebbe il ‘fattore C’ nel momento in cui ci si trova a dover rispondere a sessanta domande a risposta chiusa in cento minuti. Come ha infatti sottolineato lo stesso ministro: “In questo modo si spalma la valutazione della prova di un singolo giorno ai risultati di un intero anno di studio”. (Fonte: Quotidiano Sanità)