Alla fine non è colpa di nessuno. Oggi tutti si svegliano a parlare, con toni allarmati, di un vecchio provvedimento messo in piedi da un signore che ormai fa tutt’altro nella vita, l’allora ministro Balduzzi e che è legato ad una strategia politica in sanità che tutti hanno ripudiato. Eppure nel Lazio 23 cliniche private con meno di 60 posti letto rischiano effettivamente la chiusura. Zingaretti alza le mani, io non c’entro, dice, e passa la palla alla Lorenzin. Che non sa che fare. Sotto campagna elettorale poi è argomento pericoloso. Si parte da una allarmata nota dell’Aiop, doppiata da una presa di posizione della Cgil e da un comunicato di Alessandro Ridolfi, Direttore di Federlazio Salute. Questa manovra, per la presidente dell’Aiop Lazio, Jessica Faroni, “è in controtendenza con il resto del mondo occidentale dove le cliniche monospecialistiche non rappresentano un vincolo ma una risposta in più per la salute dei cittadini”. “Legare la loro sopravvivenza al numero delle degenze invece che alla quantità delle prestazioni assicurate”, continua, “si tradurrebbe in un taglio lineare. Quale reparto ospedaliero, dove si fa assistenza specialistica ha più di 60 letti?”. “L’imperativo del risparmio”, aggiunge il direttore dell’Aiop Lazio, Mauro Casanatta, “fa dire a qualcuno che una clinica con meno di 60 posti è diseconomica, ma non è così: i centri privati vengono remunerati a prestazione; un’appendicite, in una clinica grande o in una minuscola costa la stessa cifra”. Ridolfi esprime i concetti in modo più articolato.” In merito alla ventilata ipotesi di rischio-chiusura nella Regione Lazio di Strutture per acuti al di sotto di 60 posti letto., in attuazione del regolamento del cosiddetto Decreto Balduzzi si rileva come un provvedimento del genere sarebbe del tutto inopportuno, illogico e metterebbe a serio rischio la qualità di prestazioni erogate ai cittadini nella Regione – afferma Federlazio Salute – Ben vengano norme di ristrutturazione anche dimensionale del settore, ma si valuti innanzitutto la qualità delle prestazioni erogate, che nel più dei casi è superiore a quella offerta dal pubblico con un costo per il SSR più basso nel settore privato. Infatti, poiché nel privato in convenzione la prestazione è remunerata a tariffa, nel pubblico nell’ultimo decennio la Regione Lazio ha sempre ripianato a pié di lista gli sforamenti delle ASL. Assurdo poi appare il provvedimento se riferito alle Strutture monospecialistiche, poiché in tutto il mondo esistono Strutture snelle viste come veri e propri centri di eccellenza specializzati nella cura di determinate patologie. Adottare aprioristicamente norme legate ad ‘un numero di posti lettò al di sotto del quale chiudere Strutture sanitarie di eccellenza non solo è assurdo e anti-economico, ma presenta forti profili di non costituzionalità». Imbarazzata e imbarazzante la risposta di Zingaretti, che evidentemente cade dalle nuvole: “Stiamo già lavorando e abbiamo espresso la nostra opinione sulle opportune modifiche che il Governo deve determinare sul decreto Balduzzi nella parte riguardante le cliniche con meno di 60 posti letto. In merito ho già scritto al Ministro Lorenzin per proporre un tavolo, ma la cosa ancora più sconvolgente è l’inspiegabile divieto imposto alle strutture private del Lazio di ospitare e curare pazienti provenienti da altre Regioni. Nella nostra regione i pazienti provengono da tutta Italia ma le cliniche del Lazio non possono curare pazienti che vengono da fuori. Un fatto inaccettabile ai limiti della legge sul libero mercato”. Come andrà a finire?
SCHEDA/ Il Lazio perderebbe, con le 23 cliniche, altri 645 posti letto. A Roma e provincia “sotto mira” ci sono 14 centri: Villa Valeria (25 degenze, Ortopedia), Marco Polo (29, Oncologia), Villa Fulvia (25, Medicina), Ncl (28, Neurologia e Neurochirurgia), San Luca (25, Chirurgia), Concordia hospital (25, Ortopedia), Chirurgia addominale Eur (34, Chirurgia), Annunziatella (34, Chirurgia), European hospital (51; Cardiochirurgia), Merry house (30, Chirurgia), Villa Aurora (30, Ortopedia), Nuova villa Claudia (35, Urologia e Ginecologia), Siligato a Civitavecchia (16, Chirurgia), Villa delle querce ai Castelli (40, Medicina), San Raffaele a Montecompatri (15, Medicina). A Frosinone e nel resto della Ciociaria sono 5 le cliniche a rischio: Sant’Anna (32, Chirurgia), Villa Gioia (22, Chirurgia); Villa Serena (25, Medicina), San Raffaele a Cassino (30, Medicina), Santa Teresa (20, Ortopedia). A Viterbo, due: Salus (20, Medicina), Santa Teresa del Bambino Gesù (24, Medicina). E una a Latina: San Marco (30, Chirurgia). (Fonte: Online News)