Nascere a Roma. Arriva una guida in Dvd sui punti nascita della Capitale

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Il Dvd, ricco di contenuti speciali e schede su vai argomenti collegati ,sarà distribuito gratuitamente a giugno nelle farmacie di Roma,nei consultori e negli Ospedali. La tiratura prevista è di 15.000 copie. Tra i temi trattati, quello della donazione del cordone ombelicale, “risorsa preziosa per la cura di molte malattie”.

 

Dove partorire? Come scegliere la struttura? Donazione del Cordone Ombelicale si o no? Pubblico o privato? Una volta a casa cosa fare? Sono tutte domande che una quasi neomamma si fa, man mano che i mesi di gravidanza avanzano e l’arrivo del bimbo si avvicina. Le risposte, però, non sono sempre semplici. Per aiutare tutte le donne che si apprestano a diventare mamme a trovare le risposte a queste domande e ad orientarsi nel complicato mondo ospedaliero sul territorio di Roma arriva “Nascere a Roma”, una guida in Dvd che nasce da un’idea di Laura Ricci, amministratrice di della società di prodotti audiovisivi Studiomaker, ed è realizzato con l’aiuto di Patrizia Notarnicola e Francesca Romana Gigli, giornaliste della Leeloo srl. Ha ricevuto il patrocinio della Regione e del Comune.

Il DVD, con clip realizzate appositamente nei 14 ospedali selezionati e nelle cliniche che hanno aderito al progetto, diventerà una guida per non arrivare impreparate al grande giorno. Il DVD, ricco di contenuti speciali e schede su vai argomenti collegati ,sarà distribuito a giugno gratuitamente nelle farmacie di Roma,nei consultori e negli Ospedali. La tiratura prevista è di 15.000 copie.

“Stiamo girando dallo scorso febbraio in 14 ospedali, quelli in cui si contano più parti a Roma, e con le nostre telecamere stiamo intervistando  primari, ostetriche e responsabili dei reparti di ostetricia e di neonatologia per raccontare alle donne ‘come si nasce’ in queste strutture: qual è il percorso da compiere, quale tipo di parto si può scegliere, che tipo di esami bisogna fare, ecc. Non è un’inchiesta né un modo per esprimere giudizi. Ci limitiamo a raccontare quali sono i servizi esistenti in ogni struttura, ciascuna con le sue caratteristiche”, spiega Patrizia Notarnicola.

Tra i contenuti del Dvd, anche una sezione dedicata alla donazione del cordone ombelicale come “risorsa preziosa per la cura di molte malattie”. Perché è importante che non vada sprecato  il cordone ombelicale di un neonato? Cosa si intende per “donazione a uso eterologo” e per “conservazione a uso autologo” delle cellule staminali cordonali? A Roma dove si possono fare e quali sono le procedure da seguire? Queste le domande a cui la guida in Dvd cerca di rispondere.

DONAZIONE ETEROLOGA
“E’ scientificamente provato – spiegano intanto le promotrici del progetto in una nota – che nel sangue del cordone ombelicale  sono contenute cellule staminali (cd. emopoietiche) che, se prelevate e conservate correttamente, possono essere utilizzate per la cura di molte malattie, come le leucemie e i linfomi.  Per raggiungere questo obiettivo a Roma sono presenti 2 delle 19  banche di sangue cordonale pubbliche italiane presso la Banca del Lazio (dislocata presso il Policlinico Umberto I e  l’ospedale Sant’Eugenio) e il Policlinico Gemelli. Queste strutture, per conto del Servizio Sanitario Nazionale, raccolgono, conservano e distribuiscono i campioni donati dai genitori dopo il parto a pazienti  che non hanno un donatore familiare compatibile. Solo in casi particolari i genitori possono conservarle presso una banca pubblica anche per “uso dedicato” alla propria famiglia, senza alcun onere economico: quando cioè un familiare  è affetto da una patologia curabile con il trapianto, oppure se in famiglia c’è un elevato rischio di malattie genetiche che potrebbero riguardare futuri figli”.

Nascere a Roma ha visitato alcuni punti nascita dove è possibile fare la donazione e da dove il campione verrà poi trasferito presso le banche. Tra questi c’è l’ospedale San Camillo Forlanini. “Abbiamo iniziato l’attività di raccolta delle cellule del sangue cordonale  nel 2010″, ha riferito Michele Vacca, direttore del centro di raccolta cellule staminali del San Camillo. “Qui la donazione è possibile 24 h su 24 e ogni giorno della settimana. Dopo l’arrivo del campione dalla sala parto al nostro laboratorio di manipolazione, avviene la caratterizzazione cellulare, ovvero il conteggio delle cellule contenute. Ci atteniamo ai criteri molto severi della legge italiana che prevede la presenza di almeno  1 miliardo e 200 milioni di cellule. Solo con questi numeri il campione, dopo essere stato sottoposto a una serie di severi controlli, può essere bancato. I dati sono poi trasmessi alle banche dati nazionali e messi a confronto con quelli dei possibili riceventi, per verificare la disponibilità”. Purtroppo questo limite di cellule è raggiunto da pochissimi campioni: “Attualmente la percentuale di quelli validi è del 15%” continua Vacca  “Ci aspettiamo perciò che sempre più coppie scelgano di fare la donazione. Invitiamo soprattutto le coppie miste, formate da una persona italiana e da persona appartenente ad altre etnie, perché il sangue cordonale dei bimbi appartenenti alle minoranze etniche è quasi del tutto assente  nei registri delle banche nazionali”

CONSERVAZIONE AD USO AUTOLOGO
La seconda opzione che i genitori romani (e italiani in generale) possono scegliere è direttamente la conservazione ad uso autologo e familiare, di cui cioè potranno beneficiare lo stesso bambino o  un suo familiare compatibile anche in futuro (ndr.Attualmente la legge non stabilisce il numero di anni della crioconservazione nè nel caso della donazione né nel caso della conservazione autologa). Secondo la legge italiana lo possono fare, pur avvenendo il parto a Roma,  solo  rivolgendosi a una struttura privata straniera e a spese proprie. Per reimportare il campione in Italia bisognerà ottenere il permesso rilasciato dal ministero della Salute alla struttura ospedaliera incaricata del trapianto.

Come scegliere la banca giusta? “E’ necessario che i genitori siano attenti alle certificazioni internazionali di qualità” spiega  a Nascere a Roma Patrizia Franconi, direttrice della Swiss Stem Cell Bank, banca privata svizzera con sede a Lugano. “E’ importante capire che le certificazioni non sono tutte uguali, e non tutte assicurano che il campione sia trattato in modo da renderne possibile l’utilizzo in caso di trapianto. Dopo  un lungo e complesso percorso, noi di SSCB abbiamo ottenuto l’accreditamento FACT_NETCORD,  un’associazione non profit con sede negli USA, che dal 1997 è il riferimento mondiale delle banche del cordone, pubbliche e private.  Nel mondo solo 46 banche del cordone sono accreditate: le migliori banche pubbliche di donazione e le migliori banche private di conservazione autologa. Ciò significa che, nel caso servisse per una terapia, un campione di cellule staminali conservato presso una di queste 46 banche  verrà considerato sicuro e utilizzabile”.

Qual è lo stato attuale dei trapianti di campioni di cellule cordonali conservate per uso autologo? “Sono passati 25 anni dal primo trapianto di sangue cordonale. Si stima che ad oggi  siano avvenuti circa 30.000 trapianti di cellule staminali da sangue cordonale,  di cui circa 2000 ad utilizzo autologo. I trapianti hanno avuto luogo prevalentemente negli Stati Uniti dove la ricerca è più avanti” spiegaVeronica Albertini, responsabile scientifica di SSCB. “Anche l’Europa si sta muovendo in questo senso: nell’ultimo periodo si stanno svolgendo numerosi trials clinici autorizzati  che utilizzano il sangue cordonale come fonte di cellule staminali. Alcuni  studi clinici riguardano la medicina rigenerariva, che va a ricostituire tessuti danneggiati. Al momento nessun campione di cellule di sangue cordonale è stato  reintrodotto in Italia (se non per ricerca) ma diversi pazienti italiani sono stati trattati all’estero con le cellule staminali conservate per utilizzo autologo”.

Tante altre saranno le informazioni sul tema all’interno del dvd Nascere a Roma, tutte con un obiettivo preciso: “Qualunque opzione scelgano, i genitori devono fermarsi a riflettere ed evitare che il cordone ombelicale del proprio piccolo  venga buttato nella spazzatura”. (Fonte: Quotidiano Sanità)