Un medico super-manager di pazienti complessi in ciascuna delle 1.200 Unità complesse di medicina interna. E’ questo l’obiettivo del master Fadoi, ministero della Salute/Agenas, Università Campus Bio-Medico di Roma, Università Carlo Cattaneo-Liuc e Università Bocconi, presentato al XIX Congresso nazionale della Federazione nazionale dei medici internisti ospedalieri, in corso a Bologna fino a domani.
La task force in via di formazione, con una prima ondata di 45 camici bianchi sformati dalla prima edizione del master, si occuperà di pazienti sempre più complessi e affetti da una pluralità di patologie e dovrà essere dotata di capacità gestionali ed economiche. Camici bianchi in grado di analizzare costi, formulare proposte per l’organizzazione dei servizi sanitari ottimizzando i processi dall’accoglienza alla dimissione del paziente. E con un occhio attento alla sicurezza delle cure e all’appropriatezza della prestazione e dei tempi di attesa.
Nelle 1.200 Unità operative complesse di medicina interna presenti in Italia lavorano oltre 11mila medici internisti, che gestiscono circa 39mila posti letto e ogni anno assicurano 1,5 milioni di ricoveri. Dalle emergenze urgenze ipertensive allo scompenso cardiaco acuto, dalle bradiritmie agli squilibri idroelettrolitici, dall’ictus all’embolia polmonare, dal diabete fino alla sepsi e alla malnutrizione, sono solo alcuni dei casi che possono interessare i pazienti critici ricoverati nei reparti di medicina interna. Pazienti quindi con multi-morbilità, ossia con un insieme di malattie che minano il loro stato di salute complessivo. Una categoria di malati per i quali occorre individuare non solo i percorsi più idonei e le priorità di cura per arrivare ad una medicina cucita su di loro, ma anche strategie organizzative ad hoc.
«Quando parliamo di medici manager – ha spiegato Mauro Campanini, Presidente Fadoi – facciamo riferimento a professionisti che integrano le loro competenze cliniche con aspetti di tipo manageriale per arrivare alla clinical governance del paziente. Professionisti con competenze cliniche ma con un occhio attento agli aspetti gestionali ed economici».
I reparti di medicina interna ospitano infatti pazienti “complessi”, anziani e non, quasi sempre in condizioni di urgenza e affetti da più malattie. Un complesso di patologie che necessitano di impostare l’assistenza tenendo conto dell’impatto che essa può avere sulle altre patologie concomitanti.
«Gestire un paziente complesso – ha aggiunto Campanini – significa avere una visione globale della situazione per stabilire un ordine di priorità e arrivare al governo clinico del paziente. Il master interuniversitario, rivolto a direttori di dipartimento, di struttura complessa, di struttura semplice a valenza dipartimentale, direttori sanitari, offre perciò un’ulteriore formazione nell’ambito della gestione complessiva di questi pazienti. I medici sono chiamati a fare i medici, ma in un mondo che cambia devono avere delle nozioni di governance per gestire al meglio l’assistenza ai pazienti».
All’ospedale moderno si chiede di mettere al centro la persona e le sue necessità, di aprirsi e integrarsi con il territorio. Un’esigenza d’integrazione clinica che deve essere supportata da un assetto organizzativo che ne consenta la realizzazione. «Le nuove misure allo studio di Governo e Regioni, a quanto possiamo dire oggi, sembrano sostanzialmente orientate a realizzare un contenimento dei costi in alcuni ambiti per reinvestire questi risparmi in settori emergenti e in nuovi bisogni di assistenza. I medici internisti – conclude Campanini – non si faranno trovare impreparati. Siamo, infatti, convinti che medicina interna abbia un ruolo fondamentale nell’ambito del sistema sanitario e nella sfida delle cronicità. Solo con una corretta gestione del percorso ospedaliero dei pazienti cronici e una corretta integrazione con il territorio possiamo, infatti, arrivare alla sostenibilità del sistema. E noi siamo i naturali ‘tutor’ di quei pazienti pronti a metterci in rete con i colleghi del territorio». (Fonte: Il Sole24Ore Sanità)