«No alla gestione dello studio di Medicina Generale all’interno della “Casa della Salute” (Cds) di Sezze (LT), da parte di medici appartenenti, esclusivamente, alle Unità di Cure Primarie (Ucp), con conseguente discriminazione dei colleghi non inseriti in Ucp e dei loro assistiti; privati di un servizio organizzato per l’intera cittadinanza», dichiara Luigi Martini, segretario aziendale Smi-Lazio della Asl di Latina. (Consulta l’articolo pubblicato sul quotidiano Il Messaggero)
Per il Sindacalista sarebbe opportuno, invece, «aprire uno studio di medicina generale H12 all’interno della Cds di Sezze, (come indicato nel Protocollo di Intesa), ma gestito a rotazione, (e con retribuzione su base oraria) da tutti i medici di medicina generale che ne facciano richiesta. Ovvero dai camici bianchi che aderiscono o meno alle Ucp, (continuità assistenziale, medicina dei servizi e di medicina generale, senza contratti a tempo indeterminato)». Tra le altre criticità rilevate nella Cds di Sezze, Luigi Martini evidenzia la discutibile gestione dell’Unità di Degenza Infermieristica (Udi), «in cui non è prevista la presenza di un medico di riferimento. Figura indispensabile per il monitoraggio del programma diagnostico-terapeutico per la cura dei degenti». Mentre, da un punto di vista strettamente normativo, il Sindacalista ha sottolineato che: «La polizza assicurativa stipulata dalla Asl per i medici operanti nella Cds di Sezze, rischia di non coprire la cosiddetta “Colpa Grave”».
Per Luigi Martini, infine, urge «un confronto costante e paritario tra la Asl di Latina e tutte le organizzazioni sindacali, nella tutela dei diritti dei medici che operano nella “Casa della Salute” di Sezze e di tutta la cittadinanza locale» ed auspica, come fatto non più derogabile, «la stipula, da parte della Regione Lazio, di un disciplinare unico, (come stabilito nel Dca 428/2013), che regoli l’attività delle diverse Cds, in accordo con tutte le parti sociali».