Cybermedicina, uso delle tecnologie, governance aziendale e medicina militare. Sono queste le new entry assolute del nuovo Codice deontologico dei medici d’Italia, approvato domenica 18 maggio a Torino – dieci i voti contrari – dopo 16 ore di dibattito serrato sugli ultimi emendamenti, arrivati al termine di una maratona negoziale partita due anni fa. (Consulta il Codice Deontologico).
Il nuovo testo, varato dal Consiglio nazionale della Fnomceo, la Federazione nazionale degli ordini dei medici e degli odontoiatri – presentato ufficialmente oggi a Roma, ma che entrerà in vigore a metà giugno, dopo che a Bari saranno stati approvati anche gli allegati – manda quindi in soffitta la versione precedente, ferma al 2006. Perché se pochi anni erano passati dall’ultima revisione, spiega il presidente Fnom (e senatore della Repubblica) Amedeo Bianco, «era ormai pressante l’esigenza di recepire quella rivoluzione copernicana che ha investito la medicina, trasformando la relazione di cura e il ruolo dei camici bianchi. Stretti, da una parte, tra esigenze di bilancio e pazienti sempre più informati, e dall’altra protagonisti di un ruolo attivo nella promozione della salute, intesa come benessere del singolo e della collettività. E’ un cambio di passo paradigmatico, rispetto al quale il Codice 2006 cominciava a essere inadeguato». Ecco allora che il nuovo Codice si arricchisce di quattro articoli inediti, dedicati a medicina militare (con l’introduzione della voce “bioterrorismo” e il divieto assoluto, per il medico, di essere coinvolto a qualunque titolo nel reato di tortura), medicina potenziativa o cybermedicina (il tentativo di fissare nuove frontiere ai limiti fisiologici del corpo e dell’organismo), telemedicina (con la precisazione che l’Ict non può mai sostituirsi alla visita di persona al paziente) e organizzazioni sanitarie (con il medico che rivendica comunque una propria autonomia rispetto alle logiche dell’aziendalizzazione). «Noi – ha precisato a quest’ultimo proposito Bianco – partiamo sempre dal benessere del paziente, in un percorso di appropriatezza ed efficacia». Un compito «necessariamente complesso. Siamo preoccupati da politiche che guardano solo all’equilibrio economico. Tenere d’occhio le risorse è giusto e necessario ma puntando su obiettivi di salute e non sul mero dato contabile».
Cruciale durante il dibattito è stata poi l’introduzione o meno del concetto di “persona assistita” in totale sostituzione del termine “paziente”. Alla fine ha prevalso una linea di mediazione: si parla di “paziente” quando ci si riferisce esplicitamente alla terapia, mentre l’espressione “persona assistita” è adottata negli articoli dove si considera il mantenimento o la promozione di uno stato di salute. Una prospettiva ben presente nella scelta di dare maggiore attenzione al rispetto e alla tutela dell’ambiente e all’assistenza sanitaria universale e internazionale. Focus, ancora, sulla prevenzione del rischio clinico, con l’obbligo di segnalazione, in forma anonima, anche dei “quasi errori” da indicare nelle peer review finalizzate al risk management. Sulla lotta all’abusivismo professionale è linea dura, in sintonia con le nuove norme che prevedono il carcere fino a due anni per falsi medici e falsi dentisti.
Non manca - e promette battaglia - la fronda: come detto una decina di Ordini, Milano e Bologna in testa, hanno votato contro. A esprimere forti perplessità è il presidente di Milano Roberto Carlo Rossi: «Il nuovo Codice è in parte inaccettabile. Penso ad esempio all’articolo 3 sulle competenze del medico che inopinatamente ha la pretesa di rinviarci a una fonte “esterna”, rappresentata dall’ordinamento dei corsi di laurea. Ma penso anche al dovere “deontologico” di stipulare una polizza assicurativa, prescritto dal testo votato a Torino, malgrado anche quest’anno sia probabile un nuovo slittamento dell’entrata in vigore dell’assicurazione obbligatoria prevista per i medici come per tutti i professionisti». Il presidente di Bologna Giancarlo Pizza ha annunciato due giorni fa il ricorso al Tar del Lazio. Alla base della decisione, il fatto che nel nuovo Codice siano stati «inseriti argomenti ritenuti estranei al perimetro della deontologia professionale». «Metteremo in atto azioni di risposta a tutela del nuovo Codice deontologico dei medici, che 87 presidenti di Ordini, e non “marziani”, hanno democraticamente proposto, accettato e votato», è stata la replica di Bianco. (Fonte: Il Sole24Ore Sanità)