Lo scorso 17 maggio si sono tenute le elezioni per il rinnovo delle cariche della Segreteria regionale dello SMI Lazio. E i risultati sono stati soddisfacenti. Basti pensare che, in 25 anni di sindacato, abbiamo realizzato, per la seconda volta, elezioni vere: con voto segreto e senza la pantomima dell’alzata di mano. Per onestà intellettuale, si tratta di una battaglia personale che ho cercato di mettere in atto (allora senza successo) già in occasione del precedente Congresso regionale SMI e proseguita l’anno successivo, in sinergia con la Segreteria e con il Consiglio regionale; nella piena convinzione che fosse giusto e necessario, per tutti i delegati, esprimere liberamente un voto che fosse disgiunto da altre logiche. Sicuramente avrei voluto un maggior numero di candidature e, soprattutto, una reale competizione sulle idee da portare avanti e sulla strategia utile per un Sindacato unico nel suo genere, che ha l’obiettivo e l’onore di rappresentare tutte le componenti mediche del sistema sanitario regionale. Probabilmente è un Sindacato troppo giovane (lo SMI nasce, infatti, nel 2007) e, quindi, spaventato dalla competizione. Questo ha portato ad avere candidature uniche, nonostante le avessimo aperte due mesi prima dell’inizio del Congresso.
Comunque, grazie a tutti i delegati che hanno partecipato dedicando un venerdì ed un sabato ad una votazione che, oggi, appare sempre più obsoleta. Da almeno trent’anni siamo portati a pensare che il voto (sia esso politico o sindacale) rappresenti solo una democrazia virtuale, che non si traduce, poi, nella costruzione di un progetto comune. Ma cosa si intende, davvero, per “progetto comune”? In realtà non c’è una risposta precisa a questo quesito e sembra quasi un concetto astratto, che si rispecchia nel famoso tormentone fatto mirabilmente dal Razzi/Crozza: “Fatte li ….. tua!!”. Questo abbiamo appreso nella nostra vita quotidiana e questa sembra la normalità, ma non è così! Non dimentichiamo che si tratta, in realtà, di una filosofia che, finora, non ha portato da nessuna parte; se non nel più profondo baratro del pressapochismo e del precariato.
Da sempre sostengo l’importanza di forze e idee nuove per la sanità e per la politica sanitaria. Ne è una prova che nella Asl RmA, nel nuovo Regina Margherita, nell’ambualtorio di Via Canova e, successivamente, negli ambulatori Blu (2011), per i quali sono stato l’unico coordinatore in Roma (cosa che mi ha creato non pochi problemi anche interni) ho fatto lavorare, attraverso una graduatoria aziendale avallatami dai due precedenti direttori sanitari della Asl, ragazzi di 30/35 anni, i quali non avevano altra possibilità di reddito, affiancandoli a colleghi convenzionati con un basso numero di scelte. Questa decisione ha portato risultati vincenti, soprattutto per l’ambulatorio Codici Minori e poi Blu del Policlinico Umberto I, (unico presidio tra tutti gli ambulatori Blu), in grado di offrire una reale risposta agli obiettivi prefissati dalla Regione che, nonostante questo, ha deciso di chiudere, in ogni caso, quell’esperienza. Stesso discorso per le Case della Salute. Ma, come tutti sapete, ad oggi la Regione ha scelto di adottare altre strategie già praticate dall’establishment e quindi, dal loro punto di vista, politicamente più sicure.
Tornando alle elezioni devo ritenere che tutti gli iscritti dello SMI Lazio, almeno della parte convenzionata, siano d’accordo con questa linea. Però, lasciatemi sollevare qualche dubbio…Certo, una votazione a larga maggioranza avrebbe dimostrato convinzione di una parte maggioritaria del gruppo verso questa linea ma, il plebiscito, perdonatemi, non mi convince. Dopo più di una settimana dal voto, mi sento sui carboni ardenti. Tant’è che l’unico pensiero che mi assale, è legato al fatto che nessuno dei delegati è in disaccordo con la mia linea. Com’è possibile?
Le risposte possono essere solo due: la prima è che sono stato eletto perché i delegati sono stati “catechizzati” da me, cosa inverosimile proprio perché non vi conosco tutti e, a maggior ragione, perché so per certo che qualcuno è in disaccordo con questa linea. La seconda è più pericolosa, ovvero: il 15% dei delegati ha votato con la testa e con il cuore ed il restante 85% ha votato come fa all’Ordine dei Medici: la lista!! Senza porsi il problema di chi fossero i componenti della lista stessa e quali fossero le loro idee, e questo mi preoccupa.
Certo, mi preoccupa proprio perché nei prossimi quatto anni il lavoro da fare sia per la convenzionata che per la dirigenza (FVM che comunque è sempre SMI), è enorme ed io ho un estremo bisogno dei miei delegati per poter portare avanti una battaglia che si presenta aspra, sia con gli altri Sindacati, sia con la parte pubblica; che non ha alcuna intenzione di modificare il suo atteggiamento verso la categoria che ritiene privilegiata. Quindi, dopo avervi ringraziato, chiedo uno sforzo in più! State vicino al vostro Sindacato, perché il Segretario è solo la vostra espressione verso la controparte e se, uno solo di voi sbaglia, tutto il gruppo viene messo sotto accusa.
Grazie ancora di cuore.
Paolo Marotta
Segretario Regionale Smi-Lazio