Così in una lettera-appello indirizzata ai Ministri della Salute e della Giustizia e al Presidente della Conferenza delle Regioni, Cecilia Taranto della Fp-Cgil Nazionale e Massimo Cozza della Fp-Cgil Medici chiedono una svolta nel processo di chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari chiedendo di diventare protagonisti del percorso ma non custodi al posto degli agenti di polizia penitenziaria.
“L’approvazione della legge 81/2014 sulla chiusura degli Opg è un passo in avanti per mettere la parola fine alla storia manicomiale del nostro Paese. Gli psichiatri, psicologi, infermieri, assistenti sociali, operatori della cooperazione sociale che rappresentiamo, vogliono essere protagonisti di questo percorso, non diventare custodi. Vogliono una risposta di psichiatria comunitaria per la Salute Mentale”. Con una lettera-appello indirizzata ai Ministri della Salute e della Giustizia, Beatrice Lorenzin e Andrea Orlando, e al Presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani, Cecilia Taranto della Fp-Cgil Nazionale eMassimo Cozza della Fp-Cgil Medici chiedono una svolta nel processo di chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
“La permanenza delle anacronistiche norme del codice penale fascista e manicomiale sulla imputabilità e pericolosità sociale dell’infermo di mente – continuano i due sindacalisti – assieme alla massiccia diffusione delle Residenze per le Misure di Sicurezza (REMS, cioè mini Opg territoriali) previste dalle Regioni, rischiano di tradursi in una delega di controllo sociale ai Dipartimenti di Salute Mentale. Inoltre l’allarme lanciato in questi giorni sulla automatica liberazione di internati negli Opg giudicati socialmente pericolosi rappresenta un rischio di ulteriore criminalizzazione di chi soffre di disturbi psichiatrici”.
“A voi – continua la lettera-appello di Fp-Cgil ed Fp-Cgil Medici – per il ruolo che ricoprite, lanciamo un appello: gli operatori dei Dsm non possono e non devono svolgere compiti di custodia al posto degli agenti di Polizia Penitenziaria. Chi lavora nei servizi dipartimentali si deve assumere la responsabilità di progetti personalizzati per le persone con disturbi psichiatrici ma non quella di vigilare su ulteriori crimini, eventualità che non può né impedire né controllare, pur agendo con prudenza, perizia e diligenza. Come del resto avviene per le persone che non soffrono di disturbi mentali”. “Per queste ragioni – concludono Cozza e Taranto – chiediamo che fin dai prossimi giorni si porti avanti un confronto serrato affinché si eviti che gli operatori della salute mentale diventino dei custodi”. (Fonte: Quotidiano Sanità)