Cosa pensano gli italiani dei servizi erogati in Italia ed Europa dai sistemi sanitari? La fiducia espressa verso il Sistema sanitario nazionale e verso i sistemi sanitari regionali non arriva alla sufficienza: il ‘voto’ è rispettivamente 5,2 su 10 e 5,4 su 10. Il 64,7% del campione afferma comunque che preferirebbe farsi curare in Italia piuttosto che all’estero. Ma la propensione ad affidarsi a strutture sanitarie straniere è più alta tra i giovani (58,8% dei 18-25enni), popolazione che, in futuro, potrà dare la maggiore spinta all’integrazione dei servizi sanitari europei. E’ quanto emerge da un sondaggio condotto da I-Com su un campione rappresentativo della popolazione italiana di 1.020 persone.
La pur lieve preferenza verso la sanità regionale è più marcata al Nord e al Centro, mentre nell’area Sud e Isole quasi la metà degli intervistati (49,5%) attribuisce un valore pari o superiore alla sufficienza al Ssn. Il 55,5% del campione ritiene che i servizi sanitari dovrebbero essere pagati attraverso la fiscalità generale e non tramite il ticket. Per il 29,2% il ticket è uno strumento legittimo, in quanto deterrente rispetto all’eccesso di prescrizioni inutili. Per il 14,5% è necessario ai fini della sostenibilità del Ssn. In tutte le aree geografiche si ritiene che lo Stato debba essere il titolare della regolazione di accesso e finanziamento dei farmaci. Solo per il Nord-Est (54,9%) a regolare questi aspetti devono essere le Regioni. Per il 92,3% degli intervistati, i farmaci hanno un prezzo molto elevato.
“Il nostro Rapporto – commenta Stefano da Empoli, presidente di I-Com – prova a guardare al sistema sanitario nella duplice dimensione della salute dei cittadini e di un eccezionale volano tecnologico e industriale per l’economia. Deve essere garantito il diritto di ogni cittadino europeo di scegliere dove curarsi all’interno della Ue e, sempre in chiave comune europea, bisogna incominciare a porsi il tema del sistema di finanziamento della sanità nel lungo periodo. È arrivato il tempo di prendere seriamente in considerazione meccanismi di diversificazione ‘multipilastro’ che comprendano anche programmi di investimento di lungo termine sui mercati, sul modello dei fondi pensione”. (Fonte: Adnkronos Salute)