Risparmi per 3 miliardi della spesa farmaceutica derivanti dall’attività di prevenzione, commissariamenti mirati e della durata di 3-4 mesi per far rientrare gli sforamenti della spesa sanitaria e via la politica dalla nomina dei primari e delle direzioni scientifiche delle Asl. E per spezzare le catene del clientelismo un albo nazionale dei manager sanitari.
Sono queste le linee guida a cui pensa il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin che le ha illustrate intervenendo al dibattito sulla crescita della multinazionale Lilly che amplia il suo polo tecnologico a Sesto Fiorentino (VEDI): «Abbiamo ragionato in termini molto rigidi sulla formazione della terza gamba, dell’assistenza domiciliare e socio-sanitaria. L’assistenza socio-sanitaria non c’é e il malato torna in ospedale e si trova a gestire cronici mascherati – ha detto il ministro – bisogna immaginare un’organizzazione che risponda a questa esigenza. Abbiamo dei pazienti sempre più anziani, per i quali abbiamo la necessità anche di mantenerli più attivi. E’ un tema che dobbiamo affrontare in modo forte e subito. Noi spendiamo una cifra irrisoria per la prevenzione e questo non va bene in una politica sanitaria che punta alla sostenibilità dei costi. Anche questo comporterebbe una riduzione della spesa farmaceutica di 3 miliardi. Poi immagino una gestione del controllo delle Regioni diverso. Arriva un commissario e comincia una spirale infernale lo considero un modello superato. Per sconfiggere la corruzione e l’inefficienza noi abbiamo un meccanismo molto semplice che va attuato con l’ottimismo della volontà che é quello degli open data. Abbiamo delle informazioni che sono gestite in maniera frammentaria».
Il controllo dall’alto é uno degli impegni del ministro Lorenzin, che pensa a una gestione nazionale della politica del farmaco, oggi in mano alle regioni: «Va benissimo la gestione a livello regionale, ma un equilibrio finanziario, una politica del farmaco che sia contraria che sia regionale perché sento parole diverse da Regione a Regione. Se vogliamo essere competitivi dobbiamo avere una politica nazionale, dove le Regioni sviluppano le loro capacità ma in un’ottica nazionale».
Anche per fronteggiare gli sprechi il ministro pensa a un intervento del Governo, ma a tempo: «noi possiamo calcolare in ogni singolo reparto quali sono le quantità erogate e intervenire con un commissariamento di 3 o 4 mesi per risolvere dei problemi che molto spesso sono manageriali di organizzazione».
Un netto taglio col passato, inoltre, Lorenzin vorrebbe impostare nei rapporti fra il mondo sanitario, cuore della politica delle regioni, e i legami con la politica: «C’é la necessità di una riforma della governance. Bisogna alzare anche il livello della capacità di scelta e ridurre il rischio. Penso che sia giusto che un amministratore sulla base del feeling scelga il direttore generale, però questa cosa deve rientrare in un meccanismo di selezione più forte e più alto, perché paga lo stato. Io penso ad un albo per i manager sanitari con una formazione precedente alla scelta e con un’istituzione di un percorso formativo che sia veramente performante. La politica deve smetterla di interferire nelle nomine di direttori sanitari e primari, non devono essere oggetto di lottizzazione neanche mascherata».
Per quanto riguarda i ticket sanitari poi, «il Patto per la salute sta lavorando proprio sull’esenzione da una parte mentre dall’altra dobbiamo cercare di recuperare laddove ci sono persone che sono esenti per reddito ma in realtà non ne avrebbero diritto», ha spiegato il ministro. (Fonte: Il Sole24Ore Sanità)