«Se da un lato è il momento di condividere con il Governo e con le amministrazioni la sfida per cambiare davvero la pubblica amministrazione, migliorando i servizi e recuperando efficienza e risparmi, altrettanto improcrastinabile è l’urgenza del rinnovo dei contratti, il rispetto delle specificità, il coinvolgimento degli operatori e delle loro organizzazioni sindacali». E’ il commento della Cosmed sulla riforma della Pubblica amministrazione. «Sei anni senza contratti, blocco del turn-over e flessibilità precarizzante – spiega la Cosmed in una nota – sono veri e propri errori di programmazione che generano problemi anziché risolverne. La riforma della Pa è una necessità per il Paese, ed è una occasione storica ineludibile di rilancio del settore pubblico, per questo deve essere accompagnata da un pieno coinvolgimento del personale dipendente e da una ripresa immediata della contrattazione».
Queste le richieste della Cosmed.
1) Definire con chiarezza il perimetro dei provvedimenti, tutelando la specificità dei settori della sanità e della scuola, evitando di ignorare e stravolgere le peculiarità del sistema sanitario e dei suoi professionisti.
Tali oggettive e innegabili differenze sono particolarmente evidenti per quanto attiene le categorie professionali della dirigenza medica e sanitaria che traggono la propria origine da legislazione specifica (Dlgs 229/99), distinta dalla restante dirigenza pubblica. In tal senso auspichiamo e richiediamo con forza che il provvedimento in oggetto non ignori e stravolga le peculiarità del sistema sanitario che, per dimensioni nonché per le ricadute dirette ed immediate su salute e servizi ai cittadini, richiede specifici interventi.
2) Mantenere i livelli occupazionali complessivi nelle pubbliche amministrazioni. Qualunque provvedimento che comporti la riduzione di personale, comunque non proponibile per il Ssn, deve prevedere una deroga al blocco del turnover e ai piani di rientro, con la possibilità di ripristino immediato della dotazione organica.
3) Parificare l’età dei pensionamenti al settore privato. Anche se pare abbandonato, e comunque non applicabile al Settore Sanitario, il progetto prepensionamenti e anche la questione esonero dal servizio (che ha determinato in passato non pochi problemi), sarebbe però del tutto paradossale mantenere la situazione attuale nella quale, in molti casi, il pensionamento dei dipendenti pubblici è differito rispetto al privato.
In particolare si richiede:
- l’estensione al lavoro pubblico delle previsioni del comma 15 bis della legge Fornero
- l’immediata equiparazione dell’età pensionabile delle donne tra pubblico e privato;
- la proroga oltre il 31.12.15 dell’opzione donna, anche se sarebbe auspicabile la sua estensione a tutti i lavoratori;
- incentivi all’utilizzo del part time negli ultimi anni di servizio che non deve produrre penalizzazioni pensionistiche pena l’inapplicabilità dell’istituto
4) Rinviare alla contrattazione. Nessuna riforma è applicabile senza la ripresa della contrattazione. In particolare gli istituti della mobilità obbligatoria devono trovare un inquadramento contrattuale e opportuni incentivi. Devono essere restituite alla contrattazione parti rilevanti della normativa in accordo con il protocollo del 4 maggio 2012 al quale non è stato dato seguito.
5) Riaprire i tavoli contrattuali e finanziare il rinnovo del contratto fermo dal 2009. E’ indispensabile un atto normativo che consenta la determinazione delle aree contrattuali salvaguardando la specificità della dirigenza sanitaria regolamentata dalla legge 229/99. Non è possibile continuare a parlare di contratto senza che si predispongano preliminari atti normativi, indispensabili per l’apertura dei tavoli e si definisce il finanziamento del rinnovo contrattuale da prevedere nella prossima legge di stabilità.
6) Evitare tagli lineari ai permessi sindacali. La dirigenza ha già dato. In merito all’ipotizzato taglio del 50% dei permessi sindacali, occorre precisare che la dirigenza ha sottoscritto il 5 maggio 2014, con l’approvazione di questo Governo, un contratto-quadro per i permessi e i distacchi che già prevede una riduzione di un terzo dei permessi sindacali. Tale taglio è già operativo. Se si procedesse per decreto a un ulteriore taglio lineare, oltre a contraddire il recente deliberato del Consiglio dei ministri dello scorso aprile, si determinerebbe una sommatoria tale da compromettere le prerogative sindacali della dirigenza con gravi ripercussioni sulla democrazia sindacale penalizzando ulteriormente sigle già ampiamente penalizzate a vantaggio di altre. Comunque non tutte le sigle sindacali fruiscono di finanziamento pubblico per la gestione di patronati. I distacchi nel Ssn, in proporzione alla consistenza numerica dei dipendenti, sono il 25% in meno rispetto alle altre aree dirigenziali e nel comparto il 30% in meno rispetto agli altri comparti. (Fonte: Il Sole24Ore Sanità)