Grande successo del sit-in di protesta organizzato dallo SMI contro la chiusura della postazione di Continuita’ Assistenziale notturna di Via Canova, residuo del vecchio Ospedale San Giacomo.
Una postazione strategicamente importante, nemmeno segnalata, ma di reale importanza ed efficacia per gli abitanti del centro storico
La ASL RM/A ha deciso improvvisamente la chiusura del servizio notturno di continuità assistenziale situato presso il presidio di via Canova, sostenendo che la scarsità del numero delle prestazioni non giustifica il mantenimento del servizio.
La Direzione aziendale lo ha comunicato agli operatori interessati dapprima a voce e solo il 13 scorso con comunicazione scritta.
Ma, come ormai avviene di routine ed in contrasto con le norme, la decisione di chiudere il punto sanitario è stata presa senza consultare le organizzazioni sindacali né le parti sociali. E questa chiusura andrà ad aggravare ulteriormente il sovraffollamento del pronto soccorso degli ospedali più vicini, Santo Spirito in primis, ma anche del Policlinico Umberto 1, del Fatebenefratelli – Isola Tiberina e del San Giovanni; o quantomeno non ne aiuta il decongestionamento peraltro anche conseguante alla chiusura dell’Ospedale San Giacomo.
La Direzione aziendale lo ha comunicato agli operatori interessati dapprima a voce e solo il 13 scorso con comunicazione scritta.
Ma, come ormai avviene di routine ed in contrasto con le norme, la decisione di chiudere il punto sanitario è stata presa senza consultare le organizzazioni sindacali né le parti sociali. E questa chiusura andrà ad aggravare ulteriormente il sovraffollamento del pronto soccorso degli ospedali più vicini, Santo Spirito in primis, ma anche del Policlinico Umberto 1, del Fatebenefratelli – Isola Tiberina e del San Giovanni; o quantomeno non ne aiuta il decongestionamento peraltro anche conseguante alla chiusura dell’Ospedale San Giacomo.
È infatti assai improbabile che un cittadino che sta in questa zona arrivi fino al Presidio Territoriale di Prossimità del Nuovo Regina Margherita, situato al margine periferico del quartiere di Trastevere, e quindi ben lontano dalla struttura sanitaria di via Canova, quando sul percorso incontra obbligatoriamente almeno il Santo Spirito e/o il Fatebenefratelli, dotati di Pronto Soccorso, con tutto il supporto specialistico, strumentale e non!
Ai circa 50mila cittadini residenti nel cuore del centro storico di Roma vanno aggiunti quelli della zona Flaminio (sprovvista di presidi notturni) e, non ultimi, tutti i cittadini non residenti, i pendolari ed i turisti che di norma affollano il centro storico, oltre ai cittadini della zona limitrofa del quartiere Prati.
Sembra proprio che l’intenzione sia sempre stata quella di non far decollare questo servizio per poterlo chiudere una volta assolti i compiti di operazione di facciata all’indomani della chiusura del San Giacomo. Lo dimostra il fatto che l’Azienda sanitaria locale non ha mai provveduto ad un’illuminazione, seppur minima, per segnalare l’accesso notturno del presidio ed il servizio svolto. Come è facile constatare, le uniche insegne luminose sono per il “Poliambulatorio” ma una sta sulla saracinesca che la sera viene chiusa e altre due, rispettivamente all’angolo di via del Corso e di via di Ripetta, la sera sono entrambe spente.
Nonostante tutto, il servizio di Continuità, nel quale lavorano solo un medico e un infermiere per turno, effettua complessivamente circa 800 prestazioni al mese (tra notturne e diurne) con un trend in crescita.
Non sono poche se rapportate a quelle del PTP Nuovo Regina Margherita che, quando un anno fa ne faceva altrettante (con ben altra segnalazione), fu dichiarato da Marrazzo “un successo”.
Altra carenza strutturale significativa: la mancanza di uno scivolo per il superamento dei gradini alla porta di accesso del servizio notturno (barriera architettonica).
Nonostante tutto, il servizio di Continuità, nel quale lavorano solo un medico e un infermiere per turno, effettua complessivamente circa 800 prestazioni al mese (tra notturne e diurne) con un trend in crescita.
Non sono poche se rapportate a quelle del PTP Nuovo Regina Margherita che, quando un anno fa ne faceva altrettante (con ben altra segnalazione), fu dichiarato da Marrazzo “un successo”.
Altra carenza strutturale significativa: la mancanza di uno scivolo per il superamento dei gradini alla porta di accesso del servizio notturno (barriera architettonica).
Anche le attività del Poliambulatorio non sono adeguatamente potenziate, forse per arrivare alla progressiva chiusura anche di questo servizio. Manca ancora ad esempio un percorso interno protetto per la prenotazione diretta delle visite specialistiche e delle prestazioni strumentali per i pazienti che accedono al servizio di continuità assistenziale (come invece avviene al PTP del Nuovo Regina Margherita) e sembra anche che vi siano difficoltà con il RECUP.
Stesso discorso per l’ospedale San Giacomo, progressivamente affogato negli anni all’interno della ZTL, nonostante vari progetti alternativi in grado ridare ossigeno e vitalità all’ospedale, con tutte le professionalità e i servizi di eccellenza in esso esistenti, senza arrecare pregiudizio alla viabilità della zona. Alla fine, un anno e 3 mesi fa l’Ospedale è stato chiuso con grave dispersione di risorse umane e professionali: un patrimonio di competenze e di capacità di cui sono proprietari tutti i cittadini, da valutare complessivamente in circa 800 milioni di euro (da aggiungere ad analogo valore dell’immobile).
Questa strategia di affogare i presìdi per arrivare a giustificarne la chiusura, sebbene attuata con finalità di ridurre la spesa sanitaria, è in aperto contrasto con il dovere di fornire un servizio efficace ed efficiente alla portata dei cittadini!
E la ASL RMA in questi ultimi anni, oltre ai suoi due ospedali generali, di strutture ne ha chiuse una dozzina! Alcune, va detto, con promessa di riapertura dopo restauro, ma chissà dopo quanto tempo.
E tutto passa sopra la testa dei cittadini e degli operatori senza che ci sia alcun reale confronto, come invece prevedrebbe la legge.
DICIAMO BASTA alla chiusura selvaggia delle strutture sanitarie pubbliche. Tra l’altro, il valore dei professionisti della Sanità pubblica è un bene prezioso, un patrimonio immenso che in larga parte è stato costruito a spese dei cittadini, a cui ora appartiene. Deve essere tutelato, non sprecato! Adesso invece la riduzione del personale, attuata attraverso la dispersione delle professionalità e lo smembramento delle equipes, viene spacciata come un risparmio effettivo per via della riduzione del costo del personale.
Oltre al mantenimento del servizio notturno di continuità assistenziale a via Canova,
CHIEDIAMO UN CONFRONTO SERRATO E COSTRUTTIVO con la ASL (più in generale con le Aziende Sanitarie pubbliche) e con la Regione. In mancanza di ciò siamo tutti autorizzati a pensare che nascondano operazioni non lineari.
CHIEDIAMO inoltre che venga subito istituito, con le parti sociali e le società scientifiche, un OSSERVATORIO PERMANENTE REGIONALE CONTRO GLI SPRECHI IN SANITÀ.
Infine, CHIEDIAMO AI CANDIDATI ALLA CARICA DI GOVERNATORE DELLA REGIONE UN PRONUNCIAMENTO CHIARO E DEFINITIVO SUL FUTURO DELL’OSPEDALE SAN GIACOMO, COMPRESA LA PARTE STORICA DEL COMPLESSO. I progetti di cui si parla, relativi al riutilizzo dei soli locali dell’ex ortopedia, autorizzano a pensare che ci sia ancora l’intenzione di cambiare la destinazione d’uso e di vendere la parte storica dell’edificio. Chiediamo quindi, insieme a tanti altri cittadini, agli eredi, a politici e associazioni del centro storico, DI SCONGIURARE LA VENDITA e di restituire tutto il complesso alla sua funzione originaria di vero ospedale, per soddisfare i bisogni di Sanità del Centro Storico e per ridare ossigeno almeno a qualcuno dei servizi di eccellenza che vi operavano. Chiediamo ALMENO UN PRONTO SOCCORSO ED I SERVIZI DI EMERGENZA, anche per rimettere in funzione le apparechiature radiologiche di altissimo valore che stanno ancora marcendo al suo interno (RMN e TAC di ultima generazione).
Per ora abbiamo ottenuto lo spostamento della chiusura dal 15 gennaio al 1 febbraio.
La Segreteria Regionale
Roma, 30 gennaio 2010