Il decreto Irpef è la legge 23 giugno 2014, n. 89, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 143 del 23 giugno 2014 ed entra in viogre da oggi, 24 giugno 2014. (Consulta Il testo coordinato della legge pubblicato in Gazzetta Ufficiale).
I capitoli che interessano la Sanità sono rimasti invariati nell’approvazione della Camera rispetto al testo del Senato. Eccoli in estrema sintesi:
Beni e servizi
Alle Regioni tocca un risparmio di 700 milioni (di cui 500 per quelle a statuto ordinario). Non si fa cenno alla Sanità, ma il capitolo è evidentemente nel mirino visto che il settore assorbe il 75% dei bilanci locali. Gli obiettivi da raggiungere dovranno essere determinati da un decreto del presidente del Consiglio dei ministri entro 30 giorni dall’entrata in vigore del Dl in modo da determinare minori riduzioni per gli enti che:
a) acquistano a prezzi i più prossimi a quelli di riferimento se esistenti;
b) registrano minori tempi di pagamento dei fornitori;
c) fanno più ampio ricorso agli strumenti di acquisto messi a disposizione da centrali di committenza.
Le amministrazioni pubbliche che devono ottenere i risparmi sono autorizzate nel decreto a una serie di azioni. Tra queste possono ridurre gli importi dei contratti in essere per l’acquisto o la fornitura di beni e servizi del 5% (come nella bozza di ingresso del decreto era scritto per i contratti sanitari) a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto e per tutta la durata dei contratti medesimi. Le parti hanno la facoltà di rinegoziare il contenuto dei contratti in base alla riduzione e chi fornisce beni e servizi può recedere dal contratto entro 30 giorni dalla comunicazione della riduzione senza alcuna penalità.
Sempre le varie amministrazioni sono anche tenute ad assicurare che gli importi e i prezzi dei contratti per l’acquisto di beni e servizi stipulati dopo l’entrata in vigore del decreto non siano superiori a quelli esistenti dopo le riduzioni e comunque non siano superiori ai prezzi di riferimento, se ci sono, o ai prezzi dei beni e servizi previsti nelle convenzioni quadro stipulate da Consip.
Gli atti e i contratti che violano le disposizioni sono nulli e sono “rilevanti ai fini della performance individuale e della responsabilità dirigenziale di chi li ha sottoscritti”. Ma il decreto prevede anche che le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano possono adottare misure alternative di contenimento della spesa corrente per ottenere risparmi comunque non inferiori a quelli derivanti dall’applicazione delle regole precedenti.
Per gli acquisti di beni e servizi poi, oltre all’utilizzo massiccio di Consip si dovrà prevedere una centrale unica in ciascuna Regione, che parteciperà anche al tavolo tecnico per il monitoraggio di tutta l’attività.
Tempi di pagamento
Il capitolo stavolta coinvolge direttamente anche la Sanità, con due articoli specifici dedicati ai debiti sanitari che non saranno sanzionati in caso di inosservanza dei tempi prescritti (90 e 60 giorni) come per il resto delle amministrazioni con il blocco assoluto delle assunzioni di personale, ma sui tempi di pagamento le Regioni dovranno trasmettere una relazione contenente tutte le informazioni e le iniziative assunte in caso di loro superamento secondo la legislazione vigente (e i tempi medi in Sanità vanno quasi sempre ben oltre i 200 giorni con punte in alcuni enti anche oltre i 1.200). La trasmissione della relazione e l’adozione delle misure idonee e congrue eventualmente necessarie a favorire il raggiungimento dell’obiettivo del rispetto della direttiva europea sui tempi di pagamenti costituisce adempimento regionale.
Per quanto riguarda i debiti sanitari, nei due articoli che li riguardano è stabilito che per il 2014 il Fondo per assicurare la liquidità per i pagamenti dei debiti certi, liquidi ed esigibili del Ssn è incrementato di 770 milioni di euro. Le Regioni che non hanno ancora chiesto le anticipazioni per il pagamento dei debiti sanitari cumulati fino ad aprile 2013 dovranno presentare domanda di accesso al Fondo entro 15 giorni dalla data di conversione del Dl. Pena la procedura di diffida e commissariamento.
Stesso percorso per chi, avendo ottenuto le anticipazioni, non risolve il problema dei ritardi di pagamento.
Tagli ai ministeri
Sotto la scure della spending review ci sono anche i ministeri, tenuti ad assicurare un obiettivo di risparmio di spesa complessivo di 200 milioni per il 2014. Al ministero della Salute nel 2014 tocca un taglio di 5,8 milioni che diventano 8,7 sia nel 2015 che nel 2016.
E per farlo gli obiettivi saranno decisi in un Dpcm ad hoc, ma i ministeri dovranno comunque rivedere i loro regolamenti di organizzazione, compresi quelli degli uffici di diretta collaborazione. (Fonte: Il Sole24Ore Sanità)