Assessori, tecnici delle Regioni, esperti del ministero: tutti riuniti fino a tarda notte ieri per chiudere il Patto per la salute. I lavori tecnici sono ormai finiti, ma per avere un testo coordinato sarà necessario attendere la prossima settimana, quando i varti aspetti concordati saranno assemblati e pronti per la Stato-Regioni (in programma, ma non ancora convocata) che darò il via libera definitivo.
Da oggi e per i prossimi giorni il confronto passa in commissione salute tra assessori (questra volta di tutte le Regioni e non solo delle otto “delegate” alla messa a punto del Patto) e ministero, per mettere insieme i tasselli del puzzle che in queste settimane ha preso forma sul tavolo Regioni-Salute.
Queste le ultime novità.
Risparmi
La prima e più importante novità è la vittoria Regioni-Lorenzin con il via libera dell’Economia che ha accettato di lasciare i risparmi ottenuti con il nuvo Patto (e non solo: ci saranno anche quelli dei nuovi Lea – circa 900 milioni in tre anni è la stima – quando questi saranno approvati entro fine anno) nel Servizio sanitario per consentire politiche di sviluppo e investimento.
Resta invece ancora in sospeso – sempre in attesa del parere dei tecnici di Padoan – la richiesta delle Regioni al Governo di finanziare almeno gli accordi di programma per l’edilizia sanitaria e l’ammodernamento tecnologico delle Regioni che già hanno ottenuto l’ok del Cipe.
Per il riparto invece, con i criteri rivisti rispetto a quello in base ai costi standard del 2013, bisognerà attendere ancora: le novità eventuali non faranno parte del Patto e se ne riparlerà a settembre.
Spending
Restano i principi di quella modello Cottarelli che andranno applicati secondo le caratteristiche del Ssn. In questo senso la prima previsione scritta nel Patto è della creazione di una rete centralizzata tra centrali di acquisito regionali.
Farmaci e dispositivi
Per i farmaci è certa la revisione del prontuario terapeutico da parte di Aifa che dovrebbe portare a un risparmio di circa 600 milioni e sia per farmaci che per i dispositivi medici ci è previsto l’ultizzo a tappeto dell’Hta (Health Tecnology Assessment). Per i farmaci poi si metteranno a punto percorsi di equivalenza terapeutica, mentre per i dispositivi saranno realizzate reti di vigilanza nazionale e locale.
Piani di rientro
E’ previsto un monitoraggio strettissimo e continuo di supporto alle Regioni in piano di rientro da parte dell’Agenas , anche di tipo preventivo rispetto a eventuali carenze nell’applicazione delle misure o a inefficicia dei loro risultati.
Novità sono in vista anche per i commissari. Quelli attuali restano, ma i prossimi non potranno più essere governatori. Dovranno avere un profilo tecnico e capacità adeguata al compito, ma stop alle figure politiche: gli incarichi di governo saranno incompatibili con la nomina.
Ospedali
Il limite di posti letto per le case di cura private accreditate resta 60, ma da 40 in su sarà possibile eseguire accorpamenti amministrativi che le salverebbero praticamente quasi tutte rispetto alla versione iniziale degli standard. Per le monospecialistiche il criterio resta lo stesso, tranne per quelle di neuroriabilitazione che non avrebbero limiti.
Per quanto riguarda i posti letto pubblici, fermo restando lo standard di 3,7 posti letto per mille abitanti, la revisione finale degli eventuali tagli, avrebbe abbassato l’asticella delle riduzioni dagli oltre 7mila posti letto in meno previsti ai tempi di Balduzzi (tra 14.043 in meno per acuti e 6.653 in più per la post-acuzie), a circa 3mila-3.500 tagli veri e propri.
Cure primarie
Legato a doppio nodo con la revisione della rete ospedaliuera è il restyling delle cure primarie. Che seguirà il processo indicato nella legge Balduzzi (legge 189/2012) con l’obbligo di attivare le aggregazioni funzionali territoriali (Aft) e le unità complesse di cure primarie (Uccp) in tutte le Regioni e come nuova, unica forma di gestione dell’assistenza sul territorio.
Personale
Un aspetto del tutto nuovo nel Patto sarà quello della possibilità di assunzione per i medici non specializzati ai quali non potranno essere assegnati incarichi da dirigente fino al compimento dell’iter formativo. In questo senso le ulitime versioni del Patto prevedono un inquadramento – ovviamente diverso da quello degli specialisti – nella categoria Ds del comparto. Si tratta della più elevata economicamente e professionalmente per i non laureati, alle porte degli incarichi nei contratti della dirigenza che però per il personale è quella non medica, mentre in questo caso, una volta che i dottori saranno specializzati, sarebbe quella regolare nell’area medica. (Fonte: Il Sole24Ore Sanità)