«Sono molto soddisfatta: dopo 15 giorni di riunioni no stop con la commissione salute della conferenza delle Regioni e il Mef, stamattina si é conclusa la discussione tecnica sul documento conclusivo, concordato con l’Economia. Ora manca solo il via libera dei governatori per l’intesa». Ha fatto così il punto sul Patto per la salute il ministro Beatrice Lorenzin, a margine dell’audizione in commissione Igiene e Sanità del Senato di oggi sulla sostenibilità del Ssn.
«Spero che la prossima settimana non ci siano sorprese e si possa dire che questa importantissima riforma, che riorganizza la programmazione per i prossimi tre anni e risolve una serie di nodi lasciati aperti e irrisolti negli ultimi nel sistema sanitario, vada in porto – ha spiegato Lorenzin – sarà il passo decisivo per garantire la sostenibilità del nostro sistema per i prossimi 15/20 anni».
Lorenzin ha sottolineato che «il Patto conterrà i nuovi Lea, che saranno aggiornati entro il 30 settembre, come anche il reperimento delle risorse e il nomenclatore per i dispositivi audiovisivi. Si risolvono temi rimasti aperti per molti anni».
Sui ticket «abbiano affrontato il tema della compartecipazione, abbiamo inserito una sorta di legge delega con una commissioneche, entro dicembre, dovrà stabilire i nuovi ticket che si impronteranno all’esigenza di equità sociale e di contrasto a chi evade» ha concluso il ministro.
«Gli assessori regionali al tavolo hanno avuto una visione di ampio respiro. Non ci sono state divisioni territoriali, né politiche, quindi spero che l’intesa venga firmata perché é una grande occasione», ha aggiunto il ministro.
«La strada stretta del rispetto dei conti e della spending review ci era ben chiara, ma siamo riusciti a indicare un cambiamento del sistema sanitario, garantendo prestazioni di alto livello nei prossimi anni«, ha aggiunto lorenzin, sottolineando che «il lavoro parlamentare non é finito qui. Ora bisognerà accompagnare il patto con una serie di riforme collaterali che hanno bisogno di attenzione perché riguardano tutti gli italiani».
Il ministro ha poi evidenziato come il patto contiene «una clausola di salvaguardia: ci sarà un comitato che vigilerà sulla sua attuazione».
Sindacati critici
Critici invece sulla chiusura del Patto i medici dell’Anaao he lo giudicano «un’occasione mancata per la definizione di un nuovo compromesso sociale tra Stato, cittadini e professionisti»
Secondo un comunicato del sindacato «un atto di programmazione in un settore fondamentale per la vita dei cittadini, e per l’economia del paese, è stato blindato nell’incontro di due centralismi, saltando a piè pari Parlamento, cittadini, autonomie locali e coinvolgimento della Dirigenza medica e Sanitaria, conditio sine qua non, a detta del Ministro, di ogni cambiamento in Sanità».
Nel Patto, secondo l’Anaao, «occorre innanzitutto evitare di scaricare su cittadini ed operatori il costo dei risparmi annunciati, facendo tesoro dei dati sulla crescita del ticket fino al 3% del fondo sanitario e sulla diminuzione del 4% del costo del lavoro del personale dipendente.
La questione lavoro è oggi decisiva per vincere, o perdere, le sfide della qualità e del contenimento dei costi. Le “risorse umane”, che del SSN rappresentano il capitale professionale, aspettano soluzioni in merito alla piaga del precariato ed al vuoto dello spazio contrattuale, che è fattore di governo e di cambiamento, e risposte non al ribasso alla questione della formazione medica e dell’accesso al lavoro dei giovani.
L’ennesimo taglio dei posti letto, annunciato al di fuori di una sincronizzazione con lo sviluppo di modelli consolidati di cure primarie, servirà solo a collocarci all’ultimo posto in Europa ed a peggiorare l’atmosfera da assalto al forte nei pronto soccorso, lasciando i medici a reggere da soli la forbice tra crescita dei bisogni dei cittadini e riduzione delle risorse disponibili».
«La pratica autoreferenziale che Regioni e Governo si preparano a concludere – conclude il sindacato – non supererà la prova dei fatti, la traduzione nella realtà in cui oggi si è costretti a curare e a rivendicare l’esigibilità del diritto alla salute, se incapace di rispondere alle domande degli operatori e dei cittadini. E la sanità pubblica continuerà a rincorrere di manovra in manovra, di patto in patto, le ragioni della propria sopravvivenza». (Fonte: Il Sole24Ore Sanità)