La Segreteria Regionale del Veneto dello SMI (Sindacato Medici Italiani) esprime piena solidarietà ai 70 medici coinvolti nell’azione dell’Ispettorato del Lavoro di Vicenza e alla cooperativa Vicenza Sanità di cui sono soci, per i gravi problemi che ne sono derivati.
I medici interessati operano nell’ULSS 6 di Vicenza e, una decina, nell’ULSS 4 di Thiene-Schio.
Tutti sono organizzati in Medicine di Gruppo semplici o integrate, le forme più avanzate di medicina territoriale che prevedono la collaborazione con personale infermieristico e amministrativo. Per gestire queste complesse organizzazioni e in particolare per la gestione delle spese e del personale di studio i medici di famiglia si sono riuniti in cooperativa.
E’ a queste organizzazioni che la Regione Veneto si è ispirata nel suo progetto di riforma della medicina territoriale, previsto nel Piano Socio Sanitario Regionale, basato sulle “Medicine di Gruppo Integrate”.
L’ispettorato del lavoro di Vicenza imputa alla Cooperativa e ai medici la “somministrazione non autorizzata ed abusiva di personale”, reato penalmente perseguibile, intima la risoluzione del contratto con il personale (15 infermiere professionali e 40 impiegate) e prevede una multa non ancora definita ma sicuramente elevata sia alla cooperativa che ai medici a risoluzione del reato penale.
Non c’è, è bene dirlo, alcuna accusa di evasione, elusione o ruberia di qualsiasi tipo, ma solo l’accusa di aver utilizzato strumenti ritenuti non corretti a soluzione di un problema che nasce da un ritardo della legislazione a regolamentare le nuove forme organizzative della medicina del territorio.
Sarà l’impegno di tutti gli interessati e di tutti coloro i quali hanno a cuore il processo di rinnovamento del sistema sanitario territoriale del Veneto, di cui lo SMI è sicuramente protagonista dal primo momento, a far sì che, parallelamente all’iter legale di questo increscioso procedimento, si arrivi a veder affermato il principio, come sostengono i medici e i loro avvocati, che la cooperativa è strumento per fornire personale di studio ai medici che ne usufruiscono in qualità di soci e per questo non passibili di accusa di intermediazione di lavoro.
Questa vicenda rischia di portare disillusione e scoraggiamento proprio in quei settori della medicina più attenti alla innovazione e maggiormente disposti alla sperimentazione di forme organizzative riconosciute come positive anche dal Piano Socio Sanitario Regionale.
Lo SMI ribadisce quindi la propria solidarietà ai medici delle Medicine di Gruppo interessate ed alla loro cooperativa e si impegna a informare, sensibilizzare e a fare quanto in suo potere per il loro sostegno, anche nelle sedi istituzionali regionali con cui appare a questo punto indispensabile condividere processi e progetti, a partire dalla diffusione su tutto il territorio regionale delle forme più evolute di medicina in associazione rappresentate dalle medicine di gruppo integrate.