Tecnici nella struttura ma non nel CdA e un Consiglio nazionale più ampio, che affianca agli Ordini le rappresentanze delle categorie professionali, a cominciare dagli odontoiatri. E sulle critiche ricevute in questi giorni dice: “I medici giudichino il nostro lavoro da medici, basandosi sui numeri e sui fatti, al di là delle polemiche”.
Il Consiglio nazionale dell’Enpam, l’Ente di previdenza dei medici italiani, ha varato sabato scorso un nuovo Statuto, completando così il percorso di riforma che era stata la piattaforma elettorale della attuale dirigenza, guidata da Alberto Oliveti, vicepresidente dalle elezioni del 2010 e presidente dal 2012 dopo le dimissioni di Eolo Parodi.
Dopo la riforma del patrimonio, che parte dalla regola dello “zero virgola” scegliendo investimenti con costi di commissione bassissimi e una più stringente metodologia nelle procedure, e la riforma della previdenza, che ha risposto alla crescita dell’aspettativa di vita e alla richiesta della parte pubblica di garantire la copertura pensionistica in una proiezione a 50 anni, arriva ora la riforma degli organi di indirizzo, gestione e controllo dell’Ente.
In sintesi, il nuovo Statuto, che dovrà ora passare al vaglio dei ministeri vigilanti (Lavoro ed Economia), prevede: l’allargamento del Consiglio nazionale, attualmente formato dai 106 presidenti degli Ordini provinciali che verranno affiancati da una rappresentanza delle Commissioni degli Albi degli odontoiatri (Cao), da una rappresentanza dei diversi profili professionali (convenzionati, liberi professionisti, dipendenti) e dai membri (senza diritto di voto) dei neonati Osservatori, uno dedicato ai pensionati e l’altro ai giovani medici; una riduzione dei membri del CdA, che passeranno da 27 a 16 escludendo tutti i componenti non medici; l’eliminazione dell’Esecutivo, struttura intermedia ritenuta non necessaria. Confermata la struttura di controllo, ovvero il Collegio dei sindaci.
Abbiamo chiesto al presidente Alberto Oliveti di spiegare le ragioni e i meccanismi del nuovo Statuto, rivolgendogli anche alcune domande sulle posizioni critiche espresse dai dieci presidenti di Ordine (Milano, Bologna, Ferrara, Piacenza, Ascoli Piceno, Trapani, Latina, Salerno, Potenza e Isernia), che non hanno partecipato al voto.
Presidente Oliveti, è soddisfatto dell’approvazione del nuovo Statuto Enpam?
Sono soddisfatto di aver portato a termine le tre riforme che erano nel nostro programma elettorale di quattro anni fa, ovvero quella sulla gestione del patrimonio, quella della previdenza e ora questa, sui nostri organismi di indirizzo, gestione e controllo.
Ma per poter fare le prossime elezioni, previste per la metà del prossimo anno, con le nuove regole, i ministeri vigilanti dovranno vagliare lo Statuto al più tardi entro febbraio.
Vi aspettate osservazioni?
Potrebbero esserci obiezioni sulla numerosità del Consiglio nazionale. Ora è di moda ridurre, ridurre, ridurre e presentare una proposta che lo porta dagli attuali 106 componenti a 175 è certamente in controtendenza. D’altra parte noi abbiamo operato scelte diverse tra il livello della rappresentatività, che è appunto quello del Consiglio nazionale e che abbiamo voluto ampliare, e quello della gestione, che abbiamo reso molto più snello, riducendo i membri del CdA ed eliminando l’Esecutivo.
Perché avete deciso di eliminare l’Esecutivo?
Analizzando i fatti, ci siamo resi conto che svolgeva mansioni abbastanza marginali, che possono essere assolte direttamente dal CdA o, se dovesse servire, da Commissioni ad hoc, create in caso di necessità.
Aumentare i membri del Consiglio nazionale porterà ad un aumento dei costi?
Abbiamo approvato una delibera che ci vincola a mantenere i costi in linea con i costi storici. Faremo tagli lineari sui compensi. Quindi il Consiglio nazionale, anche se più numeroso, non costerà neanche un euro in più.
Come si arriva dagli attuali 106 membri ai 175 previsti?
Voglio chiarire che il numero dei componenti del Consiglio nazionale non è definito nel nuovo Statuto in modo rigido, ma con un meccanismo di proporzioni. Questo perché non sappiamo come potranno cambiare le cose in futuro, per esempio con l’eliminazione delle Province. Per questo, mentre lo Statuto vigente prevede che nel CN siedano i presidenti degli “Ordini provinciali”, il nuovo testo dice che fanno parte del CN i presidenti degli “Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri”, senza specificare il livello territoriale. Ai presidenti Omceo si aggiunge poi un 10% di rappresentanti dei presidenti Cao. Infine, entrano nel CN i rappresentanti delle categorie, ovvero direttamente di coloro che versano i contributi all’Ente, nella misura del 50% della somma dei precedenti. Per chiarezza, utilizzando i numeri attuali si avrebbero: 106 presidenti Omceo, 11 in rappresentanza Cao (il 10% di 106) e 58 rappresentanti delle categorie (la metà di 106 più 11). In totale si arriva quindi a 175 componenti, cui si aggiungono i 5 membri dell’Osservatorio pensionati e i 5 dell’Osservatorio giovani, questi ultimi con un ruolo consultivo ma senza diritto di voto.
Come verrà scelta la rappresentanza Cao?
Dall’assemblea nazionale Cao.
E la rappresentanza delle categorie professionali?
Con il voto di ciascun iscritto Enpam, perché per la prima volta in un Ente economico abbiamo scelto di dare peso a chi versa. Attualmente gli iscritti votano direttamente solo i rappresentanti delle Consulte, che però non hanno potere decisionale. Alla prossima tornata elettorale, se il nuovo Statuto sarà stato definitivamente approvato, avranno due schede, una per definire i rappresentanti nella propria Consulta, l’altra per indicare i rappresentanti in Consiglio nazionale, ovvero nell’organi di indirizzo dell’Ente. Che, ovviamente, dovranno essere medici in attività.
Come farete a garantire la proporzionalità tra le categorie?
Le categorie saranno rappresentante in base al loro peso economico: un meccanismo terrà conto dei contributi versati, del patrimonio accumulato e delle prestazioni pagate. Il sistema di voto sarà definito nel dettaglio dal Regolamento, che dovrà essere preparato dal CdA nei prossimi mesi.
Il nuovo Statuto prevede anche una sorta di “quote rosa” in tutti gli organi istituzionali, ma ci sono state critiche alla scelta di garantire solo il 20% al genere meno rappresentato. Come risponde?
Io credo che sia stata una scelta realistica, che mira a stimolare la crescita di rappresentanza delle donne medico tenendo conto delle condizioni di partenza. Per essere eletti nel CdA occorre dimostrare la propria competenza in materia previdenziale e attualmente sono poche le donne che hanno avuto la possibilità di maturarla.
Prevedere una quota più alta sarebbe stata una scelta di facciata, mentre noi puntiamo davvero ad avere una maggiore presenza di donne, facendole “crescere” a partire ad esempio dall’Osservatorio giovani.
Dieci presidenti di Ordine non hanno partecipato al voto, lamentando di non aver potuto presentare emendamenti allo Statuto in sede di Consiglio nazionale. Cosa è successo?
Gli emendamenti sono stati raccolti nei mesi precedenti e vagliati dal CdA, modificando la bozza di Statuto iniziale. Alcuni degli emendamenti proposti dai presidenti “critici” sono infatti stati accolti, proprio perché volevamo arrivare ad uno Statuto che fosse davvero condiviso. In sede di Consiglio nazionale era prevista, come estrema ratio, la possibilità di presentare ancora emendamenti, ma soltanto con una quota di firme che ne giustificasse la messa in discussione. Quindi, considerando che lo Statuto doveva essere approvato con la maggioranza qualificata dei due terzi, abbiamo stabilito che l’emendamento fosse sostenuto almeno da un terzo del Consiglio. Altrimenti ci si sarebbe esposti ad un’inutile ed estenuante sequela di votazioni, dall’esito scontato.
Presidente, come vuole presentare il vostro lavoro ai medici?
Voglio dire semplicemente: siate medici anche nel valutare la nostra Cassa di previdenza, affidatevi ai numeri e ai fatti e tirate le conclusioni, al di là delle polemiche. Basta questo. (Fonte: Quotidiano Sanità)