In una regione pur di piccole dimensioni come la Basilicata, comuni distanti tra di loro meno di 70 km mostrano tassi di diabete che variano dal 5% all’8%. Parte il primo progetto di ricerca che applica le conoscenze e la pratica della geomedicina, una nuova disciplina che indaga i rapporti e le implicazioni dell’ambiente, in senso lato, con la genesi delle malattie.
Studiare le basi genetiche, ma soprattutto i determinanti geografici e sociali, le abitudini di vita, e in particolare le loro interazioni, all’origine delle importanti differenze che esistono tra comune e comune, pur in una regione dalle piccole dimensioni come la Basilicata, per quanto riguarda la prevalenza – ossia la percentuale sulla popolazione residente – del diabete di tipo 2. Questi gli obiettivi di un ambizioso progetto di ricerca sviluppato dalla Regione Basilicata, in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata e l’Università di Ginevra, con il supporto scientifico dell’Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation (Ibdo), che sarà presentato in occasione della “2nd Geomedicine Diabetes Conference”, che si apre domani all’Ufficio di rappresentanza della Regione Basilicata a Roma e proseguirà venerdì in occasione della settima edizione dell’Italian Barometer Diabetes Forum, a Villa Mondragone (Monte Porzio Catone), sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il patrocinio di Presidenza del Consiglio dei Ministri, Commissione Europea, Parlamento Europeo, Ministero della Salute, con il contributo non condizionato di Novo Nordisk. Fortemente determinato a sostenere l’iniziativa è il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella. «Ci sono – egli spiega – due temi prioritari nell’agenda politica del governo regionale di Basilicata: la tutela dell’ambiente e la salvaguardia della salute umana. La geomedicina è quindi uno strumento per noi essenziale per capire quali influenze possono avere sulle popolazioni locali eventuali modificazioni dell’ambiente fisico, anche alla luce delle attività poste in essere in ambito estrattivo e imprenditoriale. Il progetto pilota volto ad indagare le influenze genetiche, geografiche e sociali alla base dello sviluppo del diabete rappresenta – secondo il presidente Pittella – sicuramente un primo, importante passo che la Regione intende compiere in questa direzione, nella consapevolezza che solo una informazione corretta, basata su dati scientifici, può aiutare chi governa a fare le scelte migliori a difesa del bene comune». «Nell’ambito dell’osservatorio istituito dall’Ibdo in Basilicata, il Basilicata Barometer Diabetes Observatory, è stata analizzata la prevalenza del diabete tipo 2 in diverse aree della Regione, una prima volta nel 2009 e successivamente nel 2013», spiega Antonio Nicolucci, Responsabile del dipartimento di farmacologia clinica ed epidemiologia della Fondazione Mario Negri Sud e Presidente del Data Analysis Board della Ibdo Foundation. «La prima cosa che abbiamo notato era che nell’arco di 70 km esistevano situazioni diametralmente opposte: ad esempio, il comune di Oliveto Lucano, con una prevalenza di diabete nel 2009 pari al 3,5%, molto al di sotto della media nazionale, e il comune di Scanzano Jonico, con il 7,8%, ossia più del doppio. Oppure i comuni di Aliano, 4%, e Trivigno, 7,5%. Abbiamo quindi visto che a distanza di 4 anni, queste differenze si mantengono, in un quadro di complessivo aumento o peggioramento della diffusione della malattia, con queste percentuali, salite rispettivamente intorno al 5% e all’8%», aggiunge Nicolucci. «Le aree che avevano una prevalenza più bassa nel 2009 continuano a mantenersi su livelli bassi, quelle che erano più alte su livelli più alti, ma tutte crescono e la forbice tra zone più o meno ‘virtuose’ si sta allargando”, interviene Francesco Dotta, Segretario generale della Ibdo Foundation e Direttore della Uoc di Diabetologia del Policlinico Le Scotte, Università di Siena. «A questo punto abbiamo deciso di approfondire attraverso indagini genetiche, questionari sugli stili di vita e analisi degli ambiti sociali e familiari, la scolarità, i livelli economici, giacché è noto esistere un rapporto diretto tra bassa scolarità o censo e diabete ed obesità», prosegue.
«Il nuovo progetto di ricerca geno-geografica del diabete suggerisce un modello che fonde insieme i tradizionali dati clinici, di laboratorio ed epidemiologici con lo studio funzionale del genoma delle popolazioni da una parte, e con l’analisi dei determinanti geografici, socio-economici e culturali della salute dall’altra», spiega Bernardino Fantini, professore di Storia della medicina e della sanità presso l’Università di Ginevra. «E’ un progetto innovativo, che intende ricercare le cause complesse del diabete in un’area pilota, la Regione Basilicata, che con il 7 per cento della popolazione colpito è una delle regioni Italiane in cui più si sta diffondendo la malattia», dice ancora. «La Basilicata è sempre stata in prima linea nel contrasto alla diffusione del diabete e dell’insorgenza delle complicanze che derivano da tale malattia», commenta Flavia Franconi, Assessore alla salute, Vicepresidente della Regione Basilicata e professore di farmacologia all’Università di Sassari. «Per prima ha istituito un osservatorio regionale per avviare e sostenere la realizzazione di progetti conoscitivi allo scopo di affrontare l’assistenza e la pianificazione di interventi sul territorio; tra le prime ha recepito il Piano nazionale per la malattia diabetica; da tempo ha consolidato la struttura di prevenzione e assistenza del sistema sanitario regionale per fronteggiare un fenomeno che ha raggiunto, in Basilicata e in Italia, numeri importanti», conclude. (Fonte: Panorama della Sanità)