«Fino a prova contraria il Patto salute introduce le attività professionalizzanti dei medici del tirocinio in medicina generale. Non è stato ufficializzato un testo del Patto in cui manchi il comma 14 dell’articolo 5; ove il Patto avesse eliminato tali attività, Smi preannuncia un’azione legale contro la conferenza perché le attività dei giovani medici retribuite a latere della borsa sono previste dalla legge Balduzzi e un’intesa governo-regioni non può abrogare una legge dello stato». Mentre di ora in ora aumentano le petizioni avviate da Fimmg al premier Renzi, Pietrino Forfori, Responsabile formazione Sindacato medici italiani e membro dell’Osservatorio formazione in Mg, ricorda che «il Patto è stato approvato in consiglio dei ministri pure dal ministro dell’Università. Da una parte, nessuno può accusare l’ateneo di voler mettere il cappello sui corsi di formazione per mmg. Dall’altra, il governo ha già approvato un documento ufficiale sul triennio post-laurea dei futuri mmg, prodotto dall’Osservatorio , dove si specificano le attività – in studio, medicina dei servizi, continuità assistenziale -da apprendere, con tanto di ore e crediti, ed effettuare nelle Asl (retribuite)»
Articolo 21 vs articolo 14 – Forfori accenna poi all’articolo 21 che rinvierebbe la disciplina delle attività professionalizzanti a un tavolo governo-regioni-atenei. «In realtà quel tavolo è previsto in un contesto che riguarda gli specializzandi ospedalieri». «Per la medicina generale il tavolo c’è già ed è l’Osservatorio Formazione», dice Stefano Alice già responsabile della scuola ligure in Mg. «Il ministro della Salute deve convocarlo subito, nel Documento non solo si disegna un core curriculum con dei contenuti nazionali per il corso di studi di MG ma si invitano le 20 regioni ad adottare il programma nazionale già con l’anno accademico 2014-15. Il rischio di sottopagare le prestazioni? In trattativa per l’accordo nazionale il sindacato difenderebbe un equo compenso senza oneri aggiuntivi per le regioni».
Spauracchio-università: Alice non vede il rischio di scippo degli insegnamenti, «fin qui non si è mai verificato». Emanuele Messina e Luca Puccetti della Scuola di Formazione toscana rilevano però che, non essendo la medicina generale strutturata nei Dipartimenti si rischia che la insegni chi non la fa. «Ben venga l’insegnamento universitario, ma dopo aver inserito la MG nei 6 anni del corso di laurea ed aver istituito una scuola di specialità gestita da chi la MG la pratica». Puccetti e Messina osservano che il corso toscano oltre ad avviare alla ricerca (i tirocinanti hanno vinto premi) specifica le attività in questione: «Accanto alle tradizionali abilità, si acquisiscono competenze – ecografia, spirometria, doppler, Ecg – validate dalle società scientifiche della MG, presupposto dello sviluppo delle future forme associative».
Obiettivo specialità – Per Forfori e Smi l’obiettivo finale sarebbe aggiungere un ultimo anno al triennio e arrivare a un vero contratto di formazione come gli specializzandi Ssn. Chiede un quinquennio Francesco Carelli, che per Euract –società europea dei tutor – combatte a Bruxelles per avviare in Italia dipartimenti che siano un mix professione – facoltà. «Senza ateneo non avremo il passaggio a specialità né uniformità degli insegnamenti regionali, ma tutor scelti su base clientelare e tanti insegnamenti “frontali” non valutabili. I giovani sono arrabbiati perché sottopagati; quando avranno tre lire in più per fare i turni di notte nella Uccp, non si sarà risolto nulla». (Fonte: Doctor News)