MANIFESTAZIONE di PROTESTA DEI MMG IL GIORNO 15 aprile 2010 a p.zza montecitorio

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 SI TERRA’ A ROMA LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DI PROTESTA CONTRO IL NUOVO ACCORDO DELLA MEDICINA GENERALE E PER RICHIAMARE ‘ATTENZIONE DELLE ISTITUZIONI SUGLI EPISODI DI VIOLENZA SUBITI DAI MEDICI DI GUARDIA MEDICA .L’EVENTO E’ PREVISTO IL GIORNO 15 APRILE AL TEATRO CAPRANICHETTA (P.ZZA MONTECITORIO) DALLE 10-13

PARTECIPATE NUMEROSI.NON E’ PIU’ IL MOMENTO DI DELEGARE
APPELLO AI MEDICI DI MEDICINA GENERALE ITALIANI *
( Assistenza primaria, Continuità assistenziale, emergenza territoriale, medicina dei servizi )
Lo scorso 10 marzo è stato sottoscritta da alcune sigle sindacali (solo due), la coda contrattuale dell’accordo collettivo nazionale di medicina generale, relativa al biennio economico 2008–2009. Doveva essere un semplice adeguamento economico, come è stato per i medici ospedalieri, si è trasformato, invece, nella “Waterloo della medicina generale”: un’area ormai completamente asservita agli interessi delle Regioni, senza neanche un’idea di programmazione territoriale, se non quella del puro e semplice risparmio, che subisce un ulteriore attacco alla professionalità dei medici di medicina generale.
Ma entriamo nel merito della preintesa. Il recupero inflattivo, riconosciuto a tutto il pubblico impiego, pari al 3,2% per gli anni 2008-2009 (inflazione programmata!), è stato diviso in due parti: 2% nazionale e 1,2% per le trattative regionali. Con la prima quota è stata però rivalutata soltanto la retribuzione di base (escludendo quindi ADI, ADP, incentivi per collaboratore di studio e infermiere) mentre la quota per le Regioni (1,2%) servirà principalmente a corrispondere un nuovo incentivo ai responsabili delle costituende Unità di Cure Primarie, che tra l’altro potrebbero essere figure estranee alla medicina generale. 
E’ stato imposto ai medici l’obbligo della trasmissione dei dati dei propri assistiti e della compilazione del cosiddetto “patient summary”, che è una vera e propria cartella clinico – sanitaria con tutte le responsabilità connesse senza che sia previsto alcun ristoro in termini economici. 
I cittadini non ne ricaveranno alcun vantaggio in termini di assistenza effettiva e vedranno invece crescere inutilmente le trafile burocratiche.
Non si è investito un centesimo sull’effettiva implementazione dell’assistenza domiciliare, dell’assistenza ai terminali, degli ambulatori dedicati.
In sintesi: si sono introdotte nuove incombenze burocratiche a fronte di nessuna risorsa aggiuntiva, ma anche ridimensionando l’entità del recupero dell’inflazione.
Non solo. I rapporti orari (Continuità Assistenziale, Emergenza, medicina dei servizi) sono stati praticamente ignorati, tranne che per la risibile parte economica, probabilmente per la convinzione di quei sindacati che hanno firmato l’accordo, che essi stanno per essere sacrificati sull’altare della cosiddetta H24, nell’ambito delle costituende UCCP!
Il quadro generale è, oltretutto, accompagnato dal vincolo/ricatto della firma nazionale che condiziona la partecipazione ai tavoli regionali. Tanto è vero che le due organizzazioni sindacali che hanno voluto l’accordo hanno preteso che tale clausola venisse ribadita, anche per il rinnovo del biennio economico nonostante si trattasse della chiusura di una coda contrattuale di una convenzione già firmata da tutte le componenti nel maggio del 2009!
Nelle ultime convenzioni abbiamo assistito ad un continuo ridimensionamento del ruolo del medico, l’intenzione della controparte pubblica (governo e regioni) è quella di smantellare l’organizzazione capillare e universale delle cure primarie, così come l’abbiamo conosciuta fino ad ora. Tutto ciò nonostante gli eccellenti risultati in termini di prestazioni ai cittadini, come oltretutto testimoniato da tutte le indagini degli organismi di controllo nazionali e internazionali, in testa l’Oms.
La frase tante volte sbandierata dalla politica: “Più territorio”, cioè meno sanità ospedalocentrica, si dimostra, ancora una volta, un mero slogan.  Di fatto le risorse sono sempre di meno, i tagli sempre più evidenti e i medici, nel progetto degli amministratori pubblici, sono, ogni giorno di più, un’appendice burocratica della sanità. Il loro compito è quello di funzionari, senza esserlo, e di controllori della spesa, a loro volta sotto la scure dei vincoli di bilancio. A queste scelte, fatte nel silenzio-consenso di altre sigle sindacali, rispondiamo con una forte proposta riformatrice: si avvii un “new deal” della sanità con una seria politica di investimenti, chiediamo che si valorizzino economicamente i professionisti che vi operano e che si costruisca così un Ssn all’altezza delle mutate domande di salute.  
* appello sottoscritto da SMI e SNAMI