Per il segretario generale Smi si tratta dunque dell’ennesimo accordo in cui restano “irrisolti” i problemi del Ssn e “rinviate” le scelte sull’organizzazione dell’asssistenza territoriale. “E’ il momento di una vera e grande riforma del Sistema sanitario nazionale”.
La segreteria nazionale dello Smi, riunita a Roma, ha espresso un giudizio negativo sul nuovo Patto per la salute. Per Salvo Calì, segretario generale Smi, “si ripete ancora una volta un tormentone, che certifica come l’Italia sia lontana da un maturo federalismo e prossimo alle bieche logiche di un condominio. Lo dimostra l’approvazione dell’ennesimo accordo, in cui restano irrisolti i problemi del Ssn e rinviate le scelte sulla riorganizzazione dell’assistenza territoriale”.
“L’ambizioso Patto, o almeno sedicente tale – ha continuato Calì – è ancora una volta la sommatoria delle contraddizioni regionali, sempre concordi sui principi, ma rinviando costantemente tutte le decisioni a norme regolamentari successive: dalla stessa ripartizione del fondo, la cui dotazione sembrerebbe certa almeno per quest’anno, ai Lea, alla revisione dei ticket”.
“Si ripropone così – critica il segretario generale Smi – lo stanco rito di un regionalismo agonizzante, incapace di una visione unitaria delle attuali problematiche del Ssn e della tutela della salute degli italiani. La debolezza dello strumento giuridico, peraltro, sommatoria degli spezzatini e delle velleità delle rispettive regioni, non può condurre a risultati significativi, mentre il Ssn ha bisogno di una profonda ristrutturazione organizzativa che unifichi i processi assistenziali a prescindere dai percorsi”.
“La sfida che ha davanti il Paese – ha poi aggiunto – è quella di dare certezze ai sempre più pressanti problemi della cronicità, eppure mentre da un lato assistiamo a una rimodulazione al ribasso dell’offerta ospedaliera, che procede incessantemente da oltre vent’anni, pur con grandi contraddizioni e indecisioni, dall’altro sul versante del cosiddetto territorio le regioni non sono state in grado di approntare strategie unitarie e servizi e prestazioni esigibili omogeneamente”.
“Scaricando, inoltre, tutte queste contraddizioni – ha sottolineato Calì – sulle modalità di erogazione delle cure primarie (e sui medici di medicina generale), disciplinate dalla legge e dalle convenzioni, e provando a modificarle con interventi tanto insufficienti quanto improbabili. Ribadire nel Patto per la salute quanto già previsto dalla Legge Balduzzi – ha spiegato – peraltro provando a contenerne i già modesti effetti, dall’Atto di indirizzo e dall’attuale Convenzione in ordine alle forme organizzative della medicina generale, rappresenta un falso problema. Non solo: manifesta tutta la debolezza dell’impianto regionalistico, incapace, per limiti strutturali, di imprimere quella svolta che solo una seria riforma nazionale può indicare. In un contesto istituzionale in cui le regioni discutono della spesa sanitaria e il ministro dell’Economia alla fine decide, si palesa tutta l’incongruenza di un processo decisionale fallimentare, che deve ineludibilmente essere ricondotto ad una regia unica nazionale, chiara e autorevole”.
“Il Ssn non ha bisogno dei pannicelli caldi di un federalismo inconcludente – ha concluso Calì – ma di un grande processo riformatore che riporti al centro del sistema di Welfare il dibattito sulla sanità e affronti le sfide epocali della diffusione delle nuove patologie e delle cronicità. È ora di finirla, appunto, con i ‘patti del condominio’”. (Fonte: Quotidiano Sanità)