Il sistema attuale non garantisce l’adeguato turnover dei pediatri e il conto tra pensionamenti, nuovi contratti ministeriali e anni dedicati alla specializzazione non torna. Lo sostiene la Simpe che ha appena presentato uno studio alla Camera dei deputati. LO STUDIO
Il futuro, almeno per i prossimi 11 anni, non sembra roseo per i pediatri e i bimbi italiani. La previsione a tinte fosche è contenuta in un’analisi di scenario realizzata dalla Società italiana medici pediatri, SIMPe, presentata a Montecitorio in occasione di un incontro sulla complessa serie di questioni legate alle Scuole di specializzazione,
Secondo i calcoli effettuati sui dati anagrafici, nel 2025 ci saranno solo 8.906 pediatri disponibili mentre la stima delle necessità reali parla di 11.280 medici. A determinare questo squilibrio, oltre ai pensionamenti, quasi 10mila entro il 2025, il numero dei contratti ministeriali, fermo a 280 all’anno, e i 5 anni necessari alla specializzazione.
La forbice di 2.374 risorse mancanti si restringerebbe, infatti, se il percorso di specializzazione fosse ridotto di un anno. Stando ai dati della Simpe, accorciando il cammino degli aspiranti pediatri si potrebbero recuperare 279 medici disponibili.
Nel computo delle necessità del sistema delle cure pediatriche va aggiunto, infine, un elemento positivo: il tasso di mortalità dei bambini italiani sotto i 5 anni, secondo l’Istat, è inferiore sia alla media europea sia a quella statunitense.
Alla luce dei dati la SIMPe auspica un’attenta riflessione sul tema e un confronto con tutti gli attori al fine di programmare in maniera oculata sia il numero delle borse, sia gli anni dedicati alla formazione. Non solo i pediatri auspicano che i corsi d formazione prevedano un adeguato periodo di acquisizione di competenze specifiche nell’ambito delle cure primarie. (Fonte: Quotidiano Sanità)