«Il Dl 90 di riforma della pubblica amministrazione, ammesso che di riforma si tratti, ha risposto solo in parte alle nostre aspettative». E’ il commento del Segretario nazionale Anaao Assomed, Costantino Troise.
L’unica novità di rilievo sul fronte delle assicurazioni: «il Dl chiarisce che sui medici dipendenti – sottolinea l’Anaao – non grava un obbligo di assicurazione personale, se non quello legato a eventuali rivalse, e, ciò che conta di più, che le Aziende sanitarie rispondono degli eventi avversi imputati ai propri dipendenti per una previsione che, da oggi, è non solo contrattuale, spesso disattesa, ma legislativa».
Del resto, spiega una nota Anaao, «è difficile contestare che i medici e i dirigenti sanitari lavorino per nome e per conto delle Aziende e pertanto siano esse a dovere garantire la copertura per i rischi derivanti dall’esercizio dell’attività professionale. Un risultato di notevole rilievo, che porta maggiore serenità tra medici e cittadini, specie del sud, un buon auspicio per l’approvazione della legge specifica sulla responsabilità professionale che chiediamo da anni».
Il Dl 90 ha, però, anche introdotto «la rottamazione per medici e dirigenti sanitari dipendenti del Ssn, un brunettismo senza Brunetta, un provvedimento diventato strutturale che farà riprendere la caccia all’uomo. La novità del coinvolgimento del personale universitario, che ha nei confronti della assistenza i nostri stessi obblighi, ha comportato una sarabanda di numeri che è il risultato delle pressioni del mondo universitario e del suo partito trasversale, furiosi per la rottura di un dogma che li vuole esonerati da regole e vincoli, che ha abbandonato al proprio destino i ricercatori universitari, i più penalizzati in questo balletto di pensionamenti forzosi. Le norme per il pensionamento sono, così, diventate un inestricabile guazzabuglio, ulteriore elemento di incomprensibile divisione della categoria, sicura fonte di contenzioso legale nei prossimi anni, esempio paradigmatico di provvedimenti frammentari che non rispondono a logiche di programmazione o efficace ricambio generazionale, contribuendo solo a ulteriormente demotivare i medici e dirigenti sanitari».
Sul tema della modifica delle aree contrattuali il provvedimento latita, «rinviando di fatto sine die il rinnovo del contratto di lavoro, mentre il vecchio viene non applicato o, in alcune realtà, disdettato. Né il Governo ha voluto, a dispetto della nostra insistenza, vincolare i risparmi dei rottamati all’assunzione di giovani o al processo di stabilizzazione dei precari. Questo è l’esempio di come la politica non voglia assumersi la responsabilità delle promesse che fa, mettendo in atto politiche di fatto anti-giovanili, proprie di un mondo che vuole solo conservare se stesso sfuggendo alle necessità della ripresa economica e sociale».
Quello che serve in realtà, secondo l’Anaao, «è un approccio di sistema che ne valorizzi specificità e funzioni in nome del diritto alla salute dei cittadini e del valore del lavoro dei suoi professionisti, garantendo un rinnovamento generazionale che poggi essenzialmente sulla fine del blocco del turnover e sull’anticipo della età di ingresso nel mondo del lavoro. Speriamo che il ddl delega possa costituire l’occasione buona». (Fonte: Il Sole24Ore Sanità)