Il Sindacato dei Medici Italiani, all’indomani della chiusura del III Congresso Nazionale e alla luce della delibera dell’Autorità Anticorruzione, guidata da Raffaele Cantone, sull’incompatibilità tra ruoli ordinistici e politico-istituzionale, ha ribadito, ancora una volta, la richiesta al Presidente della Fnomceo, Amedeo Bianco, di optare per una delle cariche che ricopre: Ordine o Parlamento! Per lo Smi, che ha anche inserito espressamente nel nuovo statuto una norma che prevede chiare incompatibilità anche a livello sindacale, non è solo una questione legale, ma anche di buonsenso e di opportunità.
La nuova segretario generale dello Smi, Pina Onotri, ha sottolineato che, «per essere classe dirigente credibile, è importante anche avere comportamenti conseguenti. Anche a casa nostra, nel governo del sistema ordinistico (ma anche previdenziale e sindacale). Non si può essere allo stesso tempo controllori e controllati. Non solo: l’ordine ha una precisa mission rispetto ai propri iscritti all’albo, sui quali esercita la giustizia domestica, il disciplinare, la formazione (ecc…), non può diventare rappresentanza politica, quella spetta ai sindacati. Questa pluralità di soggetti è garanzia di democrazia. La tragica esperienza della “Camera delle corporazioni”, per fortuna, l’abbiamo lasciata alle nostre spalle».
«Lo abbiamo detto in questi mesi ad Amedeo Bianco in tutti i modi – aggiunge – scelga: Fnomceo o Parlamento. Ma siamo stati trattati come un “fastidio”. Mai presi in considerazione, se non per metterci “nell’angolo dei cattivi”, il tutto, purtroppo, con il consenso conformista di molti presidenti di ordine locali».
«Ora, che anche questo “muro di Berlino” è crollato – sottolinea Onotri – chi sosteneva questa tesi, rimarrà travolto dai calcinacci e dalla polvere. Ci auguriamo che non si prosegua nella strada dello scontro, che si recepisca la circolare dell’Autorità anticorruzione e che si eviti un’altra polemica che possa arrecare ulteriore danno alle credibilità dei medici».
«I medici italiani lavorano in condizioni spesso disastrose – continua – negli ospedali e nel territorio, vorremmo che si parlasse di tutto ciò, e non della presunta lobby che siede in Parlamento e che è incapace, poi , di portare alcun risultato a tutela della categoria, ma, soprattutto, della sanità pubblica. La distinzione dei ruoli, la trasparenza, come avviene in paesi dove il lobbismo, pur con qualche contraddizione, è regolato bene, favorisce il consenso, ma anche la capacità di far approvare provvedimenti legislativi positivi per un segmento di professionisti, piuttosto che per un comitato di cittadini. Il pasticcio italiano, invece, è solo controproducente, come dimostra, tra gli altri, il “Caso Stamina”, dove la Fnomceo ha brillato per la sua assenza di protagonismo».
«Si pone con forza il tema del cambiamento – conclude Onotri – le regole scritte un secolo fa, sono state aggiornate nel nuovo codice deontologico ma omettendo questo tema: il nodo dei conflitti di interesse, il che è grottesco in un Paese che è rimasto bloccato dalle contrapposizioni intorno al fattore Berlusconi per oltre venti anni. Non a caso, come Smi (pur non avendo casi concreti di conflitti interessi) abbiamo voluto dare un segnale forte, inserendo nel nostro statuto chiare norme che regolano le incompatibilità a tutti i livelli: sindacale, ordinistico, previdenziale». (Fonte: Sindacato Medici Italiani)