Cari colleghi,
l’articolo di “Quotidiano della Sanità” sui compensi dei medici (ma non solo) ha prodotto comprensibili reazioni. Questa è la dimostrazione che i numeri non raccontano sempre una realtà, se non vengono contestualizzati.
Nel corso dei lavori del Congresso il nostro Centro studi ha prodotto diverse slide, oltretutto di grande interesse, che illustravano alcuni fattori economici e organizzativi su cui si fonda il nostro Ssn e le differenze tra regione e regione.
È evidente che quei dati, se non vengono letti tutti assieme, possono portare a conclusioni sbagliate.
Il caso dei compensi dei medici di famiglia è, purtroppo, l’esempio più eclatante.
Ma non era questo il messaggio che vuole mandare lo Smi che, invece, vuole denunciare l’inadeguatezza di questo meccanismo di calcolo del compenso dei medici dell’area (Leggi il Documento).
Infatti il nostro Centro studi, sottolinea come “la struttura del compenso, tripartito su quota fissa per assistito e quote variabili per l’aderenza a standard organizzativi e per gli obiettivi regionali/aziendali/prestazionali, spiega come, a parità di carico medio di assistiti ,alcune regioni variano l’incidenza del costo pro capite, probabilmente in rapporto all’ammontare degli accordi regionali/aziendali, soprattutto in funzione dei volumi di prestazioni aggiuntive. Il ché rende obsoleta la parametrazione convenzionale in corrispettivo impegno orario pari ad ore 1 ogni 37,5 pazienti (media 24 ore, che è fittizia), dal quale viene derivata la retribuzione oraria di 60 euro. La retribuzione media, pari a circa 76.000 euro, non è confrontabile a quella del medico dirigente, considerando la compartecipazione individuale alle spese di produzione delle prestazioni, oltre l’auto finanziamento delle assenze per “ferie” e la franchigia dei primi 7 giorni di malattia. La stima è di un reddito medio effettivo, per 1000 scelte, inferiore di oltre 10.000 euro /anno rispetto alla dirigenza”.
Tutto ciò è vero, tanto che il costo pro-capite ai cittadini di tutta la convenzionata è di gran lunga inferiore a quello della dirigenza”.
In conclusione, ci scusiamo con i colleghi che si sono visti “sbattuti in prima pagina”, ma è stato solo un terribile equivoco.
Il lavoro dello Smi è, e rimane, in prima linea nella tutela dei medici, di tutti i medici, a prescindere del settore di appartenenza, rigettiamo l’uso strumentale, da parte di chiunque, delle nostre dichiarazioni.
Pina Onotri, segretario Generale Smi