La Corte di Giustizia Europea ha recentemente condannato l’Italia a pagare una sanzione di circa 2 miliardi di euro per il persistere del fenomeno del precariato nella scuola. Stessa sorte spetta alla sanità. Già lo scorso 18 marzo, infatti, la Commissione Europea Occupazione, Affari Sociali e Inclusione, aveva chiesto chiarimenti al Governo italiano, proprio in previsione di una sanzione.
«Lo SMI-FVM Lazio ha immediatamente denunciato tale anomalia, ma senza esito». Lo afferma Francesca Perri, vice-segretario regionale. E i numeri parlano chiaro: «I precari del comparto sanitario, in Italia, sono circa 7.500. Ma, anche se a tempo determinato, percepiscono regolari emolumenti; quindi il loro costo rientra nella spesa storica. Pertanto, a nostro avviso, non ha alcun senso bloccare le assunzioni, in quanto non comporterebbero alcun aumento di spesa». Al contrario, la sanzione Europea, «rappresenta un costo in più che il nostro Paese non può assolutamente sostenere».
«Tra l’altro, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef)», aggiunge Paolo Marotta, segretario regionale SMI-Lazio, «non ha ancora licenziato il Dpcm/2013, concordato fra Ministero della Salute, Sindacati medici e delle Professioni Sanitarie, il quale prevedeva l’assunzione di tutti i precari in sanità che lavoravano da oltre 36 mesi con contratto a tempo determinato. Ma, tale Dpcm, è stato rinviato al Ministero dopo circa 6 mesi, con una serie di limitazioni inaccettabili».
«Nonostante tutte le sollecitazioni», conclude Francesca Perri, «l’Europa, ancora una volta, ci bacchetta. Forse il Governo dovrebbe rivedere le proprie posizioni relativamente al ruolo del Sindacato, che non protesta per il mero gusto di andare controcorrente. Ma lotta, costantemente, per difendere il diritto sacrosanto della salute». Un diritto, però, sempre più spesso violato e, nonostante tutti gli sforzi e l’impegno, «assistiamo ad un lento e progressivo svilimento della sanità e delle relative professioni».