E’ notizia di questi giorni, che come ventilato nei mesi passati e, come atteso da tanti giovani colleghi, il prossimo esame per l’accesso alle Scuole di specializzazione mediche si terrà verosimilmente (avverbio obbligatorio quando si discute delle date di questo concorso, che negli ultimi otto anni non è mai riuscito a svolgersi nelle date previste) nel mese di aprile di quest’anno, a parte tweet del Ministro. Fa specie leggere queste previsioni in un momento in cui non si sono ancora chiuse le operazioni di immatricolazione di quanti hanno sostenuto il precedente concorso.
Infatti, tra uno scorrimento e l’altro, gli ultimi immatricolati dovranno, si spera, iniziare le attività didattiche il quattro di febbraio, con quasi due mesi di ritardo rispetto ai colleghi iscrittisi dopo la prima pubblicazione della graduatoria. A questo si aggiunga il pensiero che allo stato attuale circa il 15% dei contratti finanziati risulta vacante e non si può non pensare che almeno in parte, a questo grave spreco, abbia contribuito il macchinoso e cervellotico sistema di assegnazione degli stessi.
Il responsabile amministrativo di un Ateneo ha definito “un vero strazio” la procedura, che stancamente si trascinerà fino ai primi giorni della prossima settimana; è davvero così difficile immaginare la frustrazione e la fatica di chi questo strazio l’ha subito per decidere del proprio futuro?
Questi dati ci impongono una riflessione sull’efficacia di questo sistema, in particolare sull’idea di una graduatoria nazionale, ma diversificata per le singole Specialità. Senza ricadere nella banale esterofilia, va ricordato che in diversi Paesi del vecchio continente, tra cui Spagna, Portogallo e Francia, la graduatoria di accesso ai percorsi di formazione post laurea è si nazionale, ma unica. Le ragioni di ciò perché, come si è detto tante volte, l’esame è volto a valutare la preparazione di un giovane medico, non di un proto specialista e quindi perché frammentarla in mille rivoli?
Unica perché permette di garantire tempistiche non solo ridotte, rispetto al calvario di questi mesi, ma prevedibili e in larga misura certe, con attività formative che cominciano contemporaneamente per tutti, garantendo perciò più uguaglianza e meno sprechi di risorse e contratti. Unica perché, fatta salva l’assoluta priorità che va data alle rigorose condizioni in cui vanno sostenute le prove, è un meccanismo chiaro e inoppugnabile, che ci eviterebbe i tanti ricorsi “ad personam” che abbiamo visto fioccare nell’ultimo mese.
Il concorso nazionale è una conquista, che non va messa in discussione ed è ampiamente perfettibile. La graduatoria unica è uno degli elementi su cui spingere al più ampio consenso delle associazioni di categoria, delle Istituzioni coinvolte a vario titolo e in primis dei colleghi che aspirano a proseguire in questo Paese la loro formazione.
Anaao Giovani, in virtù di questa ampia condivisione, si augura di poter dialogare con le controparti istituzionali, perché in tempi brevi si possano discutere le istanze inerenti il nuovo concorso e predisporre le modifiche necessarie, che ci permettano di evitare una nuova debacle. Come ho già avuto modo di scrivere qualche mese fa, il percorso di avvicinamento al prossimo Concorso nazionale va inteso come una road map, fatta di scadenze concrete, su cui abbiamo il dovere di vigilare perché vengano messe in atto TUTTE le misure necessarie ad evitare il ripetersi di errori macroscopici cui abbiamo assistito. Errare è umano … perseverare per poi piangere la fuga dei camici all’estero è decisamente poco furbo! (Fonte: Il Sole24Ore Sanità)