La legge di Stabilità 2015 ha rappresentato una boccata d’ossigeno per tutti i medici dipendenti, in quanto ha stabilito lo sblocco delle incentivazioni per coloro che avevano maturato i 5 e i 15 anni di servizio. Tale progressione di carriera era stata bloccata con la legge di Stabilità del 2011, che riconosceva gli anni di servizio (sia dei 5 che dei 15 anni), solo ai medici che li avessero maturati entro il 31 dicembre 2010.
Eppure si apprende che, nella regione Lazio, persiste ancora il blocco delle incentivazioni fino a quando, la stessa Regione, non invierà una comunicazione ufficiale alle varie Aziende sanitarie. Si tratta di una comunicazione del tutto superflua, considerando che la legge di Stabilità è una legge Nazionale e non Regionale.
Quando nel 2011 ci fu il blocco, la regione Lazio rispose che non poteva intervenire in alcun modo trattandosi, appunto, di una legge nazionale! Insomma, il gioco a rimpiattino viene utilizzato proprio dai burocrati. E, in tutto questo, ci rimettono i medici che, per qualche strano motivo, non vengono percepiti come lavoratori dagli organismi regionali, bensì come una classe privilegiata e, francamente, non si capisce di che tipo di privilegio si tratti visto che, dopo anni di sacrificio, cominciano a lavorare con contratti saltuari e precari verso i 30 anni, per essere poi – forse – stabilizzati intorno ai 40-45anni.
Il medico deve essere gratificato nelle sue giuste aspettative, sia economiche che di carriera, proprio come ogni altro lavoratore, soprattutto poiché opera in un settore particolarmente delicato, come quello della tutela della salute pubblica. (Fonte: Quotidiano Sanità).
Francesca Perri
Vice Segretario Smi-Lazio