Il sistema sanitario del Lazio “è al collasso”. I dati sono inconfutabili: “merita la ‘maglia nera’ tra le Regioni italiane. Massacrata dai tagli lineari la sanità regionale ha cifre in negativo sconfortanti su servizi, efficacia e spesa inappropriata, visto che la regione ha anche il primato mondiale per numero di esami radiologici”. A tracciare il quadro i sindacati sanitari del Lazio di diverse sigle che rappresentano medici, farmacisti e psicologi, e che oggi hanno denunciato “!le criticità prioritarie del sistema sanitario regionale”.
Punti dolenti’ che saranno raccolti in un Libro bianco da presentare alla Regione, alla quale continuano a chiedere ascolto per proporre le soluzioni di chi lavora sul campo. Ma senza risposte, affermano. “Non è escluso il ricorso allo sciopero”, dicono Anpo Ascoti Fials Medici; Cimo (Cimo – Cimo settore specifico Co.si.p.s.) ; Fassid (Aipac – Aupi – Simet – Sinafo – Snr); Fedir sanità; Fesmed; Ugl medici. Negli ospedali, aggiungono i sindacati nel loro report, “mancano 400 letti di area medico internistica e si accentua la grave carenza di posti per acuti; le attese al pronto soccorso sono di 4 ore in media nel 90% delle strutture. Mentre tra gli operatori ci sono 800 medici precari senza speranza, di cui l’85% nell’emergenza urgenza, e negli ultimi 10 anni l’organico dei servizi essenziali ridotto del 30%”. Non solo. “Sono stati drasticamente tagliati i controlli di prevenzione, per esempio sull’acqua e gli alimenti – incalzano i sindacati – E i servizi di psicologia sono sempre più una chimera, praticamente stanno scomparendo. E sono gravi le decurtazioni per le strutture di la farmaceutica regionale che possono contare solo su 190 farmacisti, di cui 5 verso la pensione, per una mole di lavoro enorme. Mentre con la nuova rete di laboratori di analisi si ridimensiona il servizio pubblico, si favorisce quello privato e si applicano logiche di centralizzazione poco comprensibili che rischiano, in particolare per i possibili ritardi dovuti agli spostamenti delle provette, di far lievitare le giornate di ricovero”.
Per i rappresentanti di categoria non si può prescindere dal confronto con gli addetti ai lavori, del resto “istituzionalmente preposti”. Un confronto “fino ad oggi negato dalla Regione”, denunciano. “Il problema – concludono le sigle – non si risolve ad esempio aumentando le prestazioni in emergenza, come pure si è fatto, ma con l’organizzazione e la razionalizzazione basata sulla conoscenza del settore”. (Fonte: Online News)