Medici, per l’Ordine di Roma occorro più borse di specializzazione: «Così rimane esclusa quasi la metà degli aventi diritto»

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Lavra: «Coinvolgeremo la Fnomceo per agire su Parlamento e Governo».

L’Ordine provinciale dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri di Roma, tramite il vicepresidente Giuseppe Lavra, esprime pieno sostegno ai neolaureati in medicina e chirurgia che chiedono il diritto a poter accedere ai corsi di specializzazione e che il 14 maggio scorso hanno manifestato davanti al Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (Miur).

Per Lavra, che in rappresentanza dell’Ordine dei camici bianchi della Capitale ha preso parte all’iniziativa promossa dal Coordinamento Mondo Medico, «È stata una manifestazione molto partecipata e assolutamente civile, cui va data grande attenzione per la concretezza delle istanze che ha espresso e che, con una propria delegazione, ha poi potuto presentare al Ministro Stefania Giannini. Prima tra tutte, l’ampliamento del numero dei prossimi corsi di specializzazione, con almeno 10mila borse per accedere ad essi. Con la prospettiva di arrivare a garantire a tutti i neolaureati in medicina e chirurgia il diritto alla formazione specialistica».

Lavra ha assicurato l’impegno dell’Ordine di Roma a rappresentare nei prossimi giorni tali richieste ai vertici della Federazione nazionale, la FNOMCEO, quale interlocutrice istituzionale nei confronti di Parlamento e Governo, affinché si faccia promotrice con urgenza di una proposta concreta volta a superare definitivamente l’attuale e inaccettabile incongruenza tra numero di laureati e borse di specializzazione oggi disponibili, non più di 5-6mila, del tutto insufficienti.

«La specializzazione è indispensabile per l’accesso al mondo del lavoro – ha sottolineato il vicepresidente dell’Ordine capitolino – e va individuato un nuovo criterio di accesso alle Scuole di Specialità mediche, superando l’attuale collo di bottiglia nella formazione, con un bilanciamento in base al fabbisogno reale. Altrimenti, più della metà dei medici candidati si vedrà negato, di fatto, il diritto a potersi specializzare, con un vulnus alla loro professione e qualificazione». (Fonte: Panorama della Sanità)