Astensione al 90%, ricorso al Tar irrisolto, elezioni senza informazione adeguata, nessun pluralismo e cancellazione delle minoranze. Il presidente Oliveti nella sua intervista poteva rassicurarci e dire e fare la “cosa giusta”. Assistiamo, invece, all’ennesima operazione di “disinformazione” a danno della categoria
Errare è umano, perseverare, magari mentendo, no! Astensione al 90%, ricorso al Tar ancora irrisolto, elezioni senza informazione adeguata, nessun pluralismo e cancellazione delle minoranze. Eppure il presidente dell’Enpam, Alberto Oliveti, parla di “crescita della democrazia e della partecipazione…”.
Le bugie hanno le gambe corte: innanzitutto il regolamento elettorale dell’Enpam è ancora oggetto di ricorso al Tar, e, quindi, anche i risultati delle elezioni sono ancora sub judice. È stato respinta solo la richiesta di un provvedimento cautelare di sospensione. Tradotto, ma Alberto Oliveti, essendo presidente di un importante ente previdenziale, queste cose le sa benissimo: il Tar deve ancora decidere se il regolamento va bene, o no e, quindi, è tutto da rifare. Aggiungo un dato: proprio sabato il Tar su un’analoga, anche se non identica situazione, relativa alle elezioni forensi, ha prima respinto la richiesta di sospensiva e, poi, a elezioni fatte, accolto il ricorso. Ebbene, ora il ministero di Giustizia e gli Ordini degli avvocati si ritrovano nel caos. Il vulnus ? Il non rispetto delle minoranze.
Nel nostro caso, aggiungiamo noi, c’è anche una scelta dei tempi di approvazione e di convocazione delle elezioni che è da “repubblica delle banane”. Se non ci fosse stata la presentazione di liste alternative nessuno si sarebbe accorto di questa tornata elettorale. Ciononostante ha votato circa il 10% degli aventi diritto, un’astensione del 90%: un’ecatombe della democrazia.
Eppure, il presidente dell’Enpam parla di “obiettivi raggiunti”, riferendosi alla partecipazione, perché rispetto alla precedente elezioni sono andati a votare più medici.
Ma si può. Un ente che gestisce molti milioni di euro (di soldi di tutti i medici), con compensi significativi a consulenti, consiglieri e mirabolanti strumenti di comunicazione, non ha trovato neppure il tempo per far inviare una lettera ai suoi contribuenti, che oltretutto sono i datori di lavoro di questo Consiglio di amministrazione.
Ma non basta, il presidente fa riferimento alla sua “speranza” che si facessero liste uniche, e che invece è prevalsa la voglia di “contarsi”. A parte che le liste uniche ricordano anche tempi nefasti del nostro stesso Paese, il “democraticissimo e liberale” ventennio, Oliveti, o forse dovremmo chiamarlo alla “bulgara”: “Olivetivic”, conferma così di avere una cultura politica basata sul partito unico, dove non c’è spazio per le minoranze e, quindi, per l’esercizio del controllo, che è basilare in un sistema di rappresentanza occidentale. Non discutiamo i sistemi maggioritari, ma questo dell’Enpam, “plebiscitario”, non consente a chi prende il 26% dei voti di avere anche solo un diritto di tribuna.
Per questa ragione non c’è stata lista unica: non potevamo essere partecipi del “porcellum in camice bianco”. In politica, ma anche tra le persone coerenti e di buonsenso, per una “poltrona” non si abdica dai principi, anche se questa magari era la strada più semplice e “fruttuosa”.
In conclusione, il presidente Oliveti con questa intervista, poteva rassicurarci e dire e fare la “cosa giusta”: ammettere che con un’astensione del 90%, si deve lavorare tutti assieme per coinvolgere i medici, perché sono in gioco le loro pensioni e il loro futuro. E auspicare una nuova fase dal punto di vista delle regole, della democrazia, del pluralismo e della partecipazione. Assistiamo, invece, all’ennesima operazione di “disinformazione” a danno della categoria. Ora attendiamo l’esito delle decisioni del Tar, ma quella di Oliveti è un’occasione persa per avviare un nuovo corso dell’Enpam. D’altronde questa governance gestisce l’ente da 20 anni, da quando al timone c’era anche Eolo Parodi.
Infine, mi auguro che il presidente Oliveti sia più rigoroso rispetto alle sopra citate, in relazione alla gestione dei nostri contributi e sulla tenuta della nostra previdenza, altrimenti i medici italiani hanno di che essere preoccupati. (Fonte: Quotidiano Sanità)
Pina Onotri
Segretario Generale Smi