SMI e FVM-Lazio sono venuti a conoscenza di una inattesa accelerazione dell’accorpamento delle ASL RMB ed RMC.
A tale proposito, fermo restando il parere contrario dello Smi-Lazio, che non crede in un efficientamento del sistema sanitario regionale di siffatta natura, date le dimensioni delle due Asl che, insieme, avevano una popolazione di circa 1.191.293 nel 2000, diventata nell’ultimo dato statistico disponibile di 1.304.146 (740000 RmB, 564146 RmC) , senza tenere conto di immigrati, residenti temporanei, popolazione nomade presente in città (35 % nella sola RmB) e studenti che vengono ad abitare per periodi più o meno lunghi nella Capitale e necessitano, comunque, di assistenza sanitaria.
Questo dato, associato alla drastica riduzione di posti letto e di strutture sanitarie pubbliche di circa il 50% negli ultimi 15 anni, con gravi ricadute su un territorio ancora non attrezzato adeguatamente alla ricezione dei pazienti, con inevitabili conseguenze sulla salute della popolazione, rende chiaramente l’idea di quanto possa essere dannosa e pericolosa la gestione monocratica di una singola Asl delle dimensioni demografiche superiore alle intere città di Milano (1.300.000) e Napoli (900.000) a gestione manageriale unica (Direttore Generale).
Peraltro, occorre tenere presenti le enormi differenze organizzative esistenti fra le due Asl che, negli anni, sono state governate da differenti Direttori Generali. Attualmente le due aziende sono impegnate nell’attuazione degli atti aziendali con una riorganizzazione in atto, quindi, di Unità operative e relativi incarichi dirigenziali. E’ dunque verosimile che nelle due aziende si stia assistendo ad accelerazioni diverse con la possibilità di trovarsi, dunque, di fronte a situazioni chiaramente disparate. Da una parte, dirigenti con incarichi triennali già assegnati e, dall’altra, dirigenti ancora in attesa di una attribuzione certa dell’incarico così come previsto delle norme. Una situazione di questo tipo determinerebbe una evidente discriminazione di una parte della dirigenza che ha avuto il solo demerito di trovarsi nell’azienda “sbagliata” durante l’accorpamento senza alcuna possibilità di poter successivamente vedere definito il proprio incarico dirigenziale. Tutto questo penalizzerebbe la dirigenza, sanitaria e non, in nome di un accorpamento di cui ancora non si comprendono né le ricadute positive sull’assistenza sanitaria, né gli effetti positivi sulla spesa che, anzi, inizialmente verrebbe incrementata da tutti i costi diretti ed indiretti legati alla fusione. Se poi si pensa che anche le direzioni generali ridotte da due ad una non rappresentano in realtà un “risparmio”, perché tutti i dirigenti attualmente impegnati sono già un costo per il Ssn che verrebbe comunque mantenuto nel tempo, ci si chiede sulla base di quale valutazione di opportunità la politica regionale stia decidendo su una accelerazione che non sembra avere basi razionali convincenti.
Premesso tutto ciò, e in riferimento all’ultimo protocollo per l’applicazione del DPCM sulla stabilizzazione dei precari, oltre che in base alle singole realtà dei medici che si vedono inseriti improvvisamente in una situazione alla quale non potranno fare fronte senza una strutturazione d’incarico e, soprattutto, una rivisitazione di tutto il piano strategico aziendale (atto aziendale), Smi-Lazio richiede l’immediata sospensione del progetto di accorpamento in itinere ed un incontro urgente con il Presidente Zingaretti e con il Commissario straordinario Bissoni per avere delle garanzie per la popolazione residente e per i medici inseriti all’interno della pianta organica delle Asl.
Francesco Nardacchione, rappresentante Aziendale Dirigenza Smi-Fvm Lazio - ASL RMC
Floriana Riddei, Responsabile Aziendale SMI-Lazio - ASL RMC
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