«No a licenziamenti e tagli nel settore della Salute Mentale!», afferma con forza Francesca Perri, vice-segretario regionale per Smi-Fvm Lazio. «Con il Drg (980/09) del 2009», spiega la Sindacalista, «fu avviato un progetto di riqualificazione della rete dei servizi di Salute Mentale. Ma sembra che i soldi destinati a tale piano si siano volatilizzati. E la Regione, invece di cercare soluzioni concrete per un settore delicato e complesso, opta per il licenziamento di ben 125 operatori. Un taglio che dimezzerà, ulteriormente e inevitabilmente, molti servizi dedicati alla sfera psichiatrica».
«Per quale motivo, dunque, il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri (Dpcm) per la stabilizzazione dei precari, recepito dalla regione Lazio, non è stato utilizzato per questa spinosa questione? Basti pensare», sottolinea in ultima analisi Francesca Perri, «che i colleghi oggi messi alla porta, hanno lavorato con grande abnegazione nei Dipartimenti di Salute Mentale per cinque anni consecutivi; pertanto la loro figura professionale potrebbe rientrare fra coloro che hanno diritto alla riserva dei posti pari al 50%. E questo vale sia per i medici che per gli infermieri».
«Tra l’altro del Dpcm se ne sono perse le tracce, ad oggi non abbiamo alcuna notizia in merito», aggiunge Paolo Marotta, segretario Smi-Lazio. «Soprattutto per quel che concerne la stabilizzazione dei contratti atipici».
«E come se non bastasse, proprio in questi giorni sono stati licenziati altri 4 medici della Asl RmG. Stessa sorte toccherà, nei prossimi mesi, ad altri 37 colleghi», dichiara Gianmarco Polselli, vice-presidente Fvm-Lazio. «I servizi di Salute Mentale, già in sofferenza su tutto il territorio regionale a causa della carenza cronica di organico e del blocco del turnover, rischiano di ridursi ulteriormente, lasciando i pazienti e le loro famiglie in grave affanno». Quindi il Sindacalista conclude: «A nostro avviso il problema della Salute Mentale viene gravemente sottovalutato. Eppure la regione Lazio, ancora una volta, decide autonomamente del destino lavorativo del personale sanitario, senza consultare i Sindacati medici».