Sono già oltre 5mila i medici pronti a fare ricorso per il mancato rispetto della direttiva europea 2003/88 sugli orari di lavoro. «In appena un anno, dunque, massiccia adesione alle azioni collettive lanciate da Consulcesi». «Proprio mentre si avvicina l’entrata in vigore – prevista per il 25 novembre – della Legge 161 attraverso cui l’Italia si adegua alle disposizioni dell’Ue, la realtà internazionale leader nella tutela dei camici bianchi, che rappresenta oltre 70mila operatori sanitari, mobilita sul tema il suo ufficio legale, il più grande d’Europa con oltre 350 avvocati e consulenti», si legge in una nota della Consulcesi «Sul caso si registra un forte interesse di istituzioni e sindacati, che hanno affrontato il problema anche in occasione degli Stati Generali della Sanità convocati dalla Fnomceo, la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici. L’intenzione è quella di sottoporre la questione al Governo visto che appare ormai chiaro che, – prosegue la nota- con gli organici attualmente a disposizione, le Regioni, principali interlocutori sull’organizzazione delle strutture sanitarie, non riusciranno a far rispettare orari e riposi di legge». La Consulcesi ha convinto in poco tempo un numero di camici bianchi già imponente, ma in continuo aumento, a chiedere allo Stato – e non alla propria azienda – il rimborso per le ore lavorate in più: «Si tratta di una cifra che può arrivare fino ad 80mila euro esentasse per ogni medico ed è dovuta perché non viene rispettato il limite delle 48 ore settimanali di lavoro con un riposo di almeno 11 ore tra un turno e l’altro. Un problema – conclude la nota – che riguarda oltre 100mila medici che operano nel comparto pubblico. Secondo le prime stime, se almeno la metà facesse ricorso, per le casse pubbliche il rischio sarebbe di un esborso di oltre 3 miliardi». (Fonte: Online News)