DIETRO I FATTI/Frusinate: Non può spettare ai sindaci il giudizio tecnico sui manager

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La conferenza degli amministratori locali del Frusinate ha espresso parere negativo sulla gestione della ASL in un momento particolarmente critico per la sanità provinciale. Ma la valutazione deve essere tecnica, sugli obiettivi raggiunti, non “politica”. Una distrazione o una operazione mirata? Il centro destra spara ogni giorno bordate contro il direttore generale. Il governatore nicchia
Falco Giudici.

Comunque la si metta la situazione è compromessa. La Ciociaria della politica e della Sanità è precipitata in un caos in larga parte indotto volutamente dalla opposizione di centro destra per liberarsi di un direttore generale della Asl “scomodo”. Alle difficoltà obiettive di mandare avanti la quotidianità della gestione si aggiunge infatti un fuoco di sbarramento potentissimo al quale è impossibile resistere. E il governatore Zingaretti è in imbarazzo e in difficoltà. Difende a spada tratta Isabella Mastrobuono dagli attacchi e cerca di “esfiltrarla” riportandola a Roma sulla prestigiosa poltrona dello Spallanzani, ma l’operazione non è così semplice. La cabina di regia della sanità regionale si è inventata una prova accessoria sulla strada degli esami cui sono sottoposti in questa settimana i manager di Asl e Aziende Ospedaliere, il confronto con la conferenza dei sindaci.Che ieri, lunedì, hanno dato parere negativo sulla gestione della Azienda sanitaria locale del Frusinate . «E’ evidente che il direttore generale della Asl di Frosinone non ha mantenuto nessuno dei tanti impegni presi con i primi cittadini, grazie ai quali ha ‘blindatò l’approvazione dell’atto aziendale» dichiara Mario Abbruzzese, consigliere regionale di Forza Italia. «Va, infatti, rimarcato che la manager – ha aggiunto – aveva garantito e scritto sul provvedimento della Asl che si sarebbero al più presto attivate le procedure e le specialità per poter aspirare all’attivazione del Dea di II Livello presso l’Ospedale Spaziani di Frosinone. Purtroppo, nella struttura sanitaria del capoluogo non ci sono state tangibili modifiche che potrebbero far pensare ad una imminente organizzazione, anzi le criticità sembrano aumentate.” Naturalmente in sanità si ha gioco facile ad evidenziare le criticità, reparti chiusi, ospedali in difficoltà, assenza di personale. Sora, Alatri, Cassino, i sindaci non aspettano altro. E le cose fatte, risolte, quelle avviate, le strutture aperte, le assunzioni, i passi avanti passano ovviamente in secondo piano . E’ il dibattito politico, il livello dello scontro, uno scontro impari, bisogna ammetterlo. Con un ineludibile vizio di forma e di sostanza che nessuno ha portato all’attenzione generale- A tirare le fila del discorso c’è il responsabile della cabina di regia, D’Amato, che avrebbe dovuto in partenza fissare le regole del gioco (che valgono in questi giorni per tutti i manager del Lazio, intendiamoci). La valutazione dei Dg, come previsto dalla normativa regionale è essenzialmente tecnico e si deve basare sul riscontro del raggiungimento degli obiettivi fissati all’inizio, tanti femori operati, tanti parti, la realizzazione delle strutture previste (vedi Casa della salute) etc. Il confronto con i sindaci è invece squisitamente politico, quindi tutt’altra cosa. gli amministratori non sono titolati a discutere di obiettivi sanitari, così si falsano il giudizio e la situazione generale. Lo squilbirio va oltre, se si considera che il problema ha spessori, valenze e “rischi” diversi da manager a manager. Quello di Frosinone si deve confrontare con una novantina di sindaci, quelli di Latina, Viterbo, Rieti, Civitavecchia, Tivoli con qualche decina di amministratori; ma i dg della capitale hanno un unico interlocutore, il sindaco Marino. Che come si sa ha ben altri problemi. Davvero uno strano modo di gestire la sanità regionale. (Fonte: Online News)