Primo faccia a faccia tra il ministro e i sindacati dei medici che per ora confermano lo sciopero nazionale del 17 e 18 marzo. Le aperture al dialogo ci sono state ma i medici hanno posto come condizione per ritirare lo sciopero l’impegno del Governo quella di “atti concreti” per la rivalutazione complessiva del lavoro medico. Lorenzin si è impegnata a portare la vertenza salute sul tavolo di Palazzo Chigi.
Nessun passo indietro, anche se ci sono state aperture e attenzione da parte del ministro Lorenzin, medici e dirigenti sanitari confermano i due giorni di protesta per il 17 e 18 marzo. Ma non si esclude un’inversione di rotta che potrebbe arrivare qualora il Governo dimostrasse, e con atti concreti, di voler mettere la sanità ai primi posti nell’agenda delle sue politiche. Tradotto: riconoscimento del ruolo dei medici e dei dirigenti sanitari, certezze di occupazione, cancellazione del precariato, miglioramento delle condizione di lavoro.
È questo in estrema sintesi l’esito dell’incontro tra il ministro della Salute e i sindacati della dirigenza medica e sanitaria, questa mattina a Lungotevere Ripa. Il primo di una serie di incontri, saranno infatti attivati tavoli tecnici per approfondire il confronto sulle questioni più calde messe sul tavolo dalla categoria medica. Faccia a faccia, ministro-sindacati, calendarizzati per ogni primo lunedì del mese, e si dovrebbe partire quindi l’8 marzo, ma considerando la coincidenza con la festa delle donne, il confronto slitterà di una settimana, al 14 marzo.
“Un incontro positivo con disponibilità all’ascolto e a portare insieme la questione della sanità pubblica e del ruolo dei medici nell’agenza del Governo” ha commentato Costantino Troise, segretario nazionale dell’Anaao Assomed. Ma “per ragionare sulla possibilità di revocare o meno lo sciopero che ad oggi rimane confermato alle parole devono seguire i fatti” ha detto.
“Ci aspettiamo quindi dal Governo un atto di trasparenza – ha spiegato – che dichiari pubblicamente quanto vale il lavoro di un medico che ogni giorno di prodiga per salvare vite. Vogliamo che nella partita del rinnovo di contratti e convenzioni ci dicano cosa vogliono da noi e cosa sono disponibili a dare in cambio. Non dimentichiamo che le condizioni di lavoro dei medici sono peggiorate e sono diventate insostenibili. Il Governo dica quindi chiaramente quando vale il nostro lavoro, quanto vale la sanità pubblica – ha aggiunto – quindi quanto vuole mettere sul piatto, non cerchiamo il quantum, ma l’avvio di atti concreti. Ora attiveremo i tavoli tecnici, abbiamo chiesto al ministro Lorenzin in tutte le sedi le nostre esigenze, vedremo ora che quali risposte arriveranno”.
Ha parlato di “confronto franco” con il ministro, Giacomo Milillo, segretario nazionale della Fimmg,che ha però chiesto che al Governo fatti e non solo parole”. “Abbiamo avuto la possibilità di esprimere la complessità del problema – ha spiegato – e il tema centrale del confronto è stato quello della vertenza salute nel suo complesso, abbiamo condiviso i problemi di governance che rendono sempre più difficile per il Ssn sopravvivere. Abbiamo raccolto l’impegno del ministro a coinvolgere il Governo e anche gli altri ministeri interessati per cercare delle soluzioni concertate. Ma lo sciopero resta- ha aggiunto – e il Ministro non ci ha chiesto di sospenderlo, tant’è che ci siamo concentrati sui lavori calendarizzando i nostri incontri. Il malessere dei medici in questo momento è molto elevato per cui ora lo sciopero rappresenta il loro sentimento di protesta”.
Quindi, ha concluso Milillo: “Valuteremo nel tempo se ci saranno effettivamente risultati, ossia che la parola salute circoli veramente nel Parlamento e nel Governo. Se questa volta si fa sul serio, il Governo trasformi in atti concreti quel che ad oggi sono solo parole”.
Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil Medici, ha spiegato che “Lorenzin si è impegnata a parlare col governo in merito ai nodi principali della sanità e ci ha garantito che ci saranno 2 miliardi in più per il 2017 e per il 2018. Il ministro ha quindi assunto un impegno tecnico e politico, ma aspettiamo segnali concreti e quindi per ora lo sciopero è confermato. Ci è stato inoltre assicurato che i risparmi verranno utilizzati soprattutto per i farmaci e per il personale. In sostanza, dopo la ‘Buona Scuola’, dovrebbe finalmente essere il momento della ‘Buona Sanità’.
Aldo Grasselli, segretario del Sivemp, il sindacato dei medici veterinari, garantisce che “non è nostra intenzione fare uno sciopero contro questo ministro, ma chiediamo maggiore attenzione e azione politica da parte del governo verso i problemi della sanità. In questo senso occorrono adeguate misure e impegni concreti; una volta ottenuti saremo pronti ad aprire tavoli di confronto sul piano tecnico. Bisogna però capire in primis il grado di attenzione verso i nodi sanitari, perché alcune ferite aperte nel sistema si stanno incancrenendo sempre di più. Le soluzioni non possono arrivare soltanto da un incontro col ministro, ma serve un’assunzione di responsabilità di tutto il governo”.
Manifesta ottimismo Biagio Papotto, segretario generale della Cisl Medici. “L’incontro è stato molto positivo e abbiamo apprezzato le aperture del ministro. Abbiamo chiesto, in particolare, un adeguato finanziamento per il Ssn, un giusto rapporto tra pubblico e privato e una revisione del decreto appropriatezza. Siamo in attesa che il governo collochi la sanità più in alto nell’agenda politica e aspettiamo ulteriori risposte perché vogliamo davvero evitare uno sciopero che graverebbe su di noi e sui cittadini. Il ministro è stato sempre attento ai problemi dei medici e della sanità e aspettiamo che si faccia portavoce, presso il governo, delle questioni emerse oggi. E’ il premier a non essere stato invece troppo attento alle dinamiche della sanità. Attendiamo quindi una settimana e ci auguriamo che ci siano le condizioni per revocare lo sciopero perché ci interessa risolvere i problemi con approccio concreto”.
Più dura Pina Onotri, segretario nazionale dello Smi, che segnala: “Le maggiori preoccupazioni riguardano il definanziamento di un Ssn sempre meno competitivo, soprattutto a causa di liste d’attesa e superticket. I Lea non sono più garantiti in maniera omogenea in tutte le Regioni e gli operatori vivono una situazione di disagio a lavorare in condizioni precarie e con aggravio burocratico insostenibile. Chiediamo quindi il ritiro del decreto appropriatezza che taglia prestazioni. C’è stato per esempio il caso di 900 colleghi denunciati a Catania per la prescrizione di farmaci contro l’osteoporosi. Lo sciopero verrà mantenuto a meno che non venga garantito un maggiore finanziamento al Ssn, che non è un mero rinnovo di contratti e convenzioni ma anche la capacità di continuare a erogare effettivamente le prestazioni”.
Da parte sua Riccardo Cassi, presidente Cimo, sottolinea che: “Lorenzin si è impegnata a incontrare il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio De Vincenti e il ministro Madia per coinvolgere il governo rispetto ai nodi strutturali della sanità. Ci farà poi sapere se potremo andare finalmente a Palazzo Chigi a confrontarci con l’esecutivo. Lo sciopero, però, è confermato in quanto allo stato attuale non abbiamo rilevato risultati, a meno che Renzi non ci garantisca i soldi per il contratto. Riscontro un senso di malessere diffusa e la categoria chiede legittimamente risultati concreti. E’ comunque positivo che si sia riaperto un colloquio che sembrava interrotto e che riprenderà il 14 marzo. Era infatti oltre un anno che non si produceva un dialogo con lei. Fondamentale ora è che si riattivi il confronto sull’art 22 e sulla questione del ruolo unico”.
“Ho chiesto come sindacato – riferisce Gianfranco Breccia, segretario nazionale dello Snami - l’abrogazione del decreto ‘taglia esami’ o in subordine la sospensione, ma la risposta è stata negativa. Il ministro, ed è questa la ‘tenue nota grigia nella fumata nera’, ha convocato da marzo prossimo un tavolo, a cadenza mensile, perché si possano approfondire anche altri aspetti problematici della categoria. Per adesso non ci saranno sanzioni anche se, ed è stato da me rimarcato, per noi il problema importante è il decreto stesso che continuerà a far danno a medici e pazienti”.
Corrado Bibbolino, coordinatore Fassid, osserva come “la gravità della situazione abbia determinato una uniformità mai osservata prima tra rappresentanza della Dirigenza medica e sanitaria. La richiesta è un intervento del Ministro atto a ripristinare legalità, standard e rispetto delle regole oltre a tutto quanto già sottolineato dalle altre sigle. L’azione del Ministero è stata determinata in passato e ci sono le premesse, attraverso le istituzioni dei tavoli, perché sia ancora più incisiva. Ma in assenza di una convocazione da un tavolo ove siano presenti e prendano impegni anche i responsabili dei dicasteri che hanno determinato in questi anni tutti i dissesti già evidenziati e sottolineati anche oggi dalla Corte dei Conti i motivi dello sciopero rimangono”.
“I buoni propositi non sono sufficienti a revocare le azioni di protesta perché in questo momento servono condotte più chiare e un segnale di attenzione ai problemi del Servizio Sanitario Nazionale che il Governo deve dare”. E’ il commento di Paolo Biasci, vice presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp). “Abbiamo apprezzato la convocazione che il Ministro ha fatto ai sindacati medici – prosegue – dimostrando la disponibilità a discutere i numerosi punti alla base dello sciopero che l’intersindacale ha programmato per i prossimi 17 e 18 marzo. Così come è stato accolto con piacere il messaggio della Lorenzin di voler difendere in pieno il Ssn e di volerlo fare con i medici ed insieme ai medici, con incontri di lavoro a cadenza mensile. Incontri che inizieranno dal prossimo mese”. (Fonte: Quotidiano Sanità)