Medici di famiglia e pediatri. “Più assistenza negli orari oggi scoperti e niente più Cup per visite specialistiche ed esami”. Ecco cosa cambierà con la nuova convenzione H16. Intervista al coordinatore Sisac Vincenzo Pomo

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Incassato il sì delle Regioni e in attesa del via libera del Comitato di Settore il coordinatore disegna il nuovo sistema di cure primarie. Su tutto i nuovi orari degli studi (continuità garantita sul modello farmacia) di medici di famiglia e pediatri organizzati nelle Aft. Pilastro sarà l’H16 con l’assistenza notturna affidata all’Emergenza-Urgenza 118, anche se “nulla impedisce soluzioni alternative”. E alle critiche replica: “Usciamo tutti dal guscio”

“Non solo aumentiamo le ore di continuità assistenziale ma le spostiamo dove servono di più. Garantiremo più assistenza dove serve con l’H16 mentre la notte sarà gestita dal Pronto soccorso o dall’emergenza-urgenza 118”. Risponde così il coordinatore della Sisac, Vincenzo Pomo alle critiche sull’assistenza H16 che rappresenta uno dei pilastri del nuovo Atto d’indirizzo per il rinnovo delle convenzioni di medici di famiglia e pediatri.

Ma Pomo in quest’intervista va oltre le polemiche e, incassato il semaforo verde delle Regioni (in attesa del via libera definitivo del Comitato di Settore), disegna il quadro dell’assistenza territoriale di domani. A partire da alcune novità che riguarderanno in primis i pazienti. “Non ci sarà più bisogno del Cup. Il cittadino con la ricetta non dovrà più fare altre file per prenotare la visita e pagare il ticket. Direttamente dallo studio del medico di famiglia potrà programmare e fissare la visita con lo specialista integrato nella rete. Tutto sarà programmato con un abbattimento notevole delle liste d’attesa e di tempo risparmiato”.

Dottor Pomo, dalle Regioni è arrivato il via libera all’Atto d’indirizzo per il rinnovo delle convenzioni di medici di famiglia e pediatri. Insomma tra poco riapriranno le trattative?
Ora, come sa, siamo in attesa del via libera definitivo del Comitato di Settore che auspico possa arrivare subito dopo Pasqua. A quel punto saremo pronti a riaprire i tavoli con i sindacati.
 
Una delle principali novità dell’Atto è la proposta di strutturare l’assistenza territoriale con un modello H16. Sul punto però sono arrivate alcune critiche e dubbi, soprattutto dal Sindacato medici italiani (Smi) che rimarca come con il nuovo sistema si rischia un “uso improprio del 118 nelle ore notturne, intasamento del pronto soccorso, tagli delle postazioni di guardia medica”. Come risponde?
Innanzitutto mi faccia dire che i dati ci dimostrano che gli accessi in Pronto soccorso in codice bianco e verde avvengono prevalentemente nelle ore diurne (in allegato i documenti che ci ha fornito il coordinatore Sisac). In seconda battuta, ad oggi, la continuità dell’assistenza fornita dai medici di guardia medica comporta 12 ore notturne per 5 giorni alla settimana, ovvero 60 ore che vanno sommate alle 48 ore del fine settimana. In totale dunque sono 108 ore. Ebbene, nella nostra proposta sono 16 ore per 7 giorni alla settimana per un totale di 112 ore. Quindi, non solo aumentiamo le ore di continuità assistenziale ma spostiamo dal notturno quelle 12 ore che non sono presidiate (penso per esempio la mattina dalle 8 alle 10 o nel primo pomeriggio dalle 14 alle 16) e che comportano accessi impropri al Pronto Soccorso.
 
Altri dubbi sull’H16 risiedono nel fatto che il problema non è tanto il sistema quanto la scarsa informazione dei cittadini che spesso ignorano quanto già esiste. 
Credo che sia il progresso a farci andare avanti e non le paure sul fatto che questo nuovo servizio venga mal interpretato o mal organizzato. Noi dobbiamo applicare la legge che parla di garantire una continuità assistenziale sulle 24 ore e c’è una legge che lo prevede da quasi 4 anni. E noi stiamo ancora con un sistema con le notti e i festivi.
 
Ma allora perché H16 e non H24?
Facciamo attenzione. La continuità assistenziale sarà H24, cosa che oggi non è. Attualmente un cittadino che ha problemi alle 10 mattina o alle 14 a chi si rivolge? Va al Pronto soccorso. Ecco noi, le ripeto, garantiremo più assistenza dove serve con l’H16 territoriale mentre la notte sarà gestita dal Pronto soccorso o dall’emergenza-urgenza 118.
 
Ma perché oggi il sistema così com’è non va?
Le faccio un esempio chiaro. Oggi gli interventi fatti in media dalla continuità assistenziale in Italia tra le 24 e le 6 di mattina vanno da uno a due. Allora mi chiedo: possiamo tenere una forza lavoro impiegata per ore ma utilizzata nella maggior parte dei casi in modo limitato? Credo proprio di no e con il nuovo sistema le AFT saranno organizzate in modo che ogni cittadino, territorio per territorio, saprà cosa c’è di disponibile dalle 8 alle 20 con la turnazione degli studi dei medici che dovranno obbligatoriamente integrarsi fra loro, non come succede oggi.
 
Insomma un’apertura sul modello Farmacia.
Sì, ma con numeri più grandi e ancora più capillare.
 
Altra preoccupazione sarà sulla rigidità di questo H16.
La legge non esclude che per esempio in alcune valli dove ci sono due tre medici e dov’è difficile fare la continuità si possano trovare soluzioni alternative. In quel caso le regioni potranno usare i medici del ruolo unico con accordi integrativi regionali per fare anche l’H24. Insomma nulla impedisce di mutuare il sistema sulle proprie esigenze, ma dal nostro punto di vista dobbiamo trovare una soluzione concreta, fattibile e migliorativa che sia un riferimento nazionale. E secondo me l’H16 oggi lo è.
 
Insomma le Regioni potranno trovare soluzioni ad hoc.
L’Italia non è un’unica pianura, è evidente. L’H16 sarà la regola. Ma le ore di assistenza saranno spostate in base alle esigenze dei cittadini. Chiariamoci sul punto. Non è che l’obiettivo è trovare le soluzioni più giuste per i medici, ma per i cittadini, e verso questa prospettiva nuova si deve andare.
 
Altro tema caldo è la pediatria. Come sarà articolata?
I pediatri dovranno garantire una continuità dalle 8 alle 20 per cinque giorni alla settimana. Cosa che oggi non è organizzata così come richiesto dalla legge. In questo senso dovranno articolare gli studi e conformare le Aft in questa direzione.
 
E il fine settimana?
Ad oggi non ci sono i numeri. Servirebbero 8mila pediatri. Facciamo quindi un bagno di realtà. Ma le posso dire che già avere una rete pediatrica in fascia 8-20 durante la settimana è un enorme passo in avanti. Anzi, una rivoluzione rispetto a quello che accade oggi. Non voglio dire che oggi si fa cattiva assistenza ma dobbiamo dare una risposta integrata che oggi non esiste.
 
Aft e Uccp. Spesso si fa confusione su cosa sono e a cosa serviranno. 
In primo luogo la Aft (Aggregazione territoriale funzionale) non è e non sarà un luogo di erogazione dovrà andrà il cittadino. Esse saranno strutture funzionali non fisiche dove i medici condivideranno audit, linee guida e risponderanno agli obiettivi definiti dall’azienda come gruppo e soprattutto garantiranno l’assistenza integrata e continuativa. Saranno invece le Uccp ad erogare dei servizi assistenziali e saranno il luogo dell’integrazione multiprofessionale dove ci sono tutte le specialità. Voglio chiarire anche che per le Uccp non ci saranno paletti di riferimento in base agli abitanti. La legge non lo prevede. Ogni regione si organizzerà in base ai volumi di assistenza territoriale che deve garantire. E mi faccia dire anche che oggi c’è già una distribuzione giusta delle strutture, va solo tutto organizzato meglio.
 
Se guardo alle Uccp però noto che nelle regioni ci sono molte sperimentazioni già in atto. Pensiamo alle Case della Salute, ai Pta, Sps, etc.. Come fare a mettere ordine?
Al netto delle Uccp che hanno già sperimentato l’integrazione multiprofessionale con medici di famiglia e pediatri e altri professionisti che operano negli studi, negli altri casi esse coincidono con quelli che sono i Poliambulatori dei distretti dove già ci sono gli specialisti, gli psicologi, assistenti sociali, etc. Queste sono già Uccp dove i medici di famiglia devono inviare i propri pazienti concordando i percorsi di cura. Poi come le dicevo prima ogni regione potrà modellare il sistema secondo le specifiche esigenze.
 
Ma ci fa capire quale novità ci sarà per il cittadino con il nuovo sistema assistenziale?
Oltre ad avere un’assistenza più capillare e più ampia, il paziente non verrà lasciato solo e potrà finalmente contare su una rete. Guardi le faccio un esempio pratico dei vantaggi: quando il sistema sarà a regime non avremo per esempio più necessità del Cup.
 
Cioè?
Il cittadino con la ricetta non dovrà più fare altre file per prenotare la visita e pagare il ticket. Direttamente dallo studio del medico di famiglia potrà programmare e fissare la visita con lo specialista integrato nella rete. Tutto sarà programmato con un abbattimento notevole delle liste d’attesa e di tempo risparmiato.
 
Insomma una rivoluzione?
Sì, che aspettiamo però da troppo tempo. Ed è ora di darsi una mossa uscendo tutti dal proprio guscio. (Fonte: Quotidiano Sanità)