Medici a disposizione dei pazienti 16 ore al giorno, presa in carico della cronicità, percorsi certi di diagnosi e cura concordati tra Mmg e pediatri di libera scelta, da una parte, e centri specialistici, dall’altra. Con la prospettiva rosea, non impossibile, di semplificare la vita dei cittadini. Che a regime non dovranno più andare in Pronto soccorso perché il medico del territorio, come avviene oggi, non ha ancora aperto o ha appena chiusto l’ambulatorio. E che anche – bypassando file infinite al Cup – potranno pagare ticket o richiedere un accertamento direttamente dallo studio del proprio medico di fiducia. E chissà che non crollino anche le liste d’attesa, almeno per i pazienti cronici e per i più fragili, inseriti sul binario di percorsi diagnostico-terapeutici certi e non più obbligati ad andare a caccia di prestazioni.
L’atto d’indirizzo per la Medicina generale, licenziato oggi dal Comitato di settore delle Regioni dopo mesi e mesi d’incertezza, contiene più d’una promessa. L’impresa è ardua: aprire il canale decisivo per quella rivoluzione delle cure primarie necessaria a imprimere un cambio di passo al Servizio sanitario nazionale, messo all’angolo dalla crisi economica, dall’invecchiamento galoppante della popolazione e dal persistere di vecchi modelli organizzativi, restii ad andare in soffitta.
Il via libera scontato, dopo una lunga fase preparatoria, da parte del Comitato di settore presieduto da Massimo Garavaglia, segna il passaggio alle trattative tra sindacati e parte pubblica sulla nuova Convenzione, che secondo le intenzioni del coordinatore Sisac Vincenzo Pomo dovrebbe essere firmata prima dell’estate.
Al cuore del testo – integrativo di quello deliberato il 12 febbraio 2014 – la «revisione e riorganizzazione dei processi assistenziali e di accesso alle prestazioni mediante il coordinamento dell’attività dei medici convenzionati e degli altri professionisti sanitari, anche con il supporto e lo sviluppo di strumenti informatici e telematici, salvaguardando la diffusione capillare degli studi medici e il rapporto di fiducia medico-paziente in un contesto nel quale devono essere assicurati gli obiettivi di salute definiti dalla regione in coerenza con gli indicatori epidemiologici delle Asl».
Le Aft. Perno del sistema sono le Aggregazioni funzionali territoriali (Aft), articolate su un bacino di utenza massima di 30mila abitanti e deputate a garantire la continuità dell’assistenza «senza determinare ulteriori incrementi di costo, fermo restando le esigenze legate alle aree ad alta densità abitativa». Vi lavoreranno i dottori confluiti nel ruolo unico delle cure primarie – con il superamento della distinzione tra medici di assistenza primaria e medici di continuità assistenziale, con il professionista delle cure primarie che potrà svolgere sia attività professionale di tipo fiduciario sia su base oraria – i pediatri di libera scelta e gli specialisti ambulatoriali.
L’impegno è “h16”: le Aft dei medici di cure primarie e quelle dei pediatri di libera scelta assicurano l’accessibilità articolando l’apertura degli studi dalle 8 alle 20 dei giorni feriali, dal lunedì al venerdì. Mentre i medici di cure primarie a rapporto orario saranno presenti tutti i giorni dalle 20 alle 24 e di sabato e nei festivi dalle 8 alle 20. «Nella successiva fascia oraria – si legge nel documento – l’assistenza è assicurata dal servizio di emergenza urgenza 118».
Continuità ed equità di accesso saranno perseguite non solo ampliando la copertura oraria, ma anche con la «massima diffusione territoriale delle sedi di erogazione (…), anche in collegamento con la rete del Numero unico europeo 116117 dedicato alla gestione delle chiamate per cure mediche non urgenti».
La responsabilità dell’Aft è affidata dall’azienda a un referente scelto tra i medici convenzionati che vi operano, con esperienza nell’ambito dell’assistenza territoriale, dell’organizzazione e della gestione dei processi di cura. L’avvio della Aft sostituisce le esperienze associative precedenti, mentre le risorse prima destinate dagli Acn alla remunerazione dei fattori produttivi confluiscono in un Fondo Aft, che garantisce innanzitutto il mantenimento delle indennità ai medici che al momento dell’ingresso nella Aft le percepiscono.
Il Fondo – alimentato anche dalle risorse che si libereranno con la cessazione degli incarichi o con l’aumentare della complessità e cioè dello «standard erogativo e organizzativo» – va poi alla perequazione del trattamento economico dei medici di scelta operanti nella Aft. La restante parte sarà utilizzata dall’azienda per realizzarre un’omogeneità di trattamento economico dei medici iscritti negli elenchi di scelta operanti nelle altre Aft del territorio.
Le Uccp. Le Unità complesse di cure primarie sono strutture polivalenti e polifunzionali di riferimento delle Aft, caratterizzate da una sede di riferimento (mentre la Aft può essere “virtuale”) ed eventuali altre sedi sul territorio. La Uccp è pensata per coordinare il lavoro di medici, infermieri, ostetrici, tecnici e riabilitatori e per provvedere all’integrazione con gli altri servizi sanitari di secondo e di terzo livello, ma anche all’integrazione tra sanitario e sociosanitario.
Il nuovo rapporto ottimale. Il criterio di determinazione del rapporto ottimale medico/popolazione non sarà più determinato a livello nazionale ma dettagliato nell’ambito degli accordi regionali, in coerenza con i modelli organizzativi adottati. La contrattazione nazionale in ogni caso potrà indicare un rapporto ottimale, ma le Regioni potranno stabilire un diverso valore sulla base di queste indicazioni: l’Aft rappresenta l’articolazione organizzativa di riferimento da considerare per la valutazione del fabbisogno assistenziale; l’Aft della medicina generale, all’atto dell’istituzione del ruolo unico, include il numero dei medici con attività a rapporto orario determinato dall’applicazione del rapporto ottimale previgente; in seguito i valori del rapporto ottimale sono determinati con Accordi integrativi regionali osservando una proporzione tra medici a ciclo di scelta e medici a rapporto orario pari a 5:1. (Fonte: Sole24Ore Sanità)