Negli ultimi mesi ormai con consuetudine e rassegnazione leggiamo sul giornale, puntualmente, articoli di "malasanità". Con l’arrivo dell’influenza e le sue complicanze la situazione degli ospedali e dei Pronto Soccorsi è esplosa, evidenziando quelle carenze strutturali note a tutti noi ormai da anni.
(di Valentina Grimaldi)
La sanità pubblica da tempo immemorabile, giorno dopo giorno, è stata screditata, svalutata, dilaniata da una classe politica di vario orientamento che ha operato solo tagli e realizzato falsi investimenti. In questa realtà sociale che giorno dopo giorno si disgrega davanti ai nostri occhi noi ci lavoriamo. Siamo quei medici, quegli infermieri, quelle figure professionali che mettono in pratica ogni giorno quell’arte di "arrangiarsi" tutta italiana che ci fa sopravvivere. Ma questo sono in pochi a saperlo, perchè siamo noi i primi a provarne vergogna, un po’ come quelle vittime di abusi che si sentono in colpa. E noi di abusi "istituzionali", oserei dire, ne abbiamo subiti tanti!
Lavorare in reparti ospedalieri o pronto soccorsi inappropriati, a volte addirittura fatiscenti, magari come precario, a quasi 40 anni, con turni interminabili, in tricea, purtroppo non alimenta la ribellione di quell’individuo, ma il suo abrutimento professionale ed umano! L’assoluta mancanza di meritocrazia nell’assegnazione di ruoli ed incarichi pubblici o accademici seppellisce poi definitivamente ogni spinta positiva a migliorarsi.
I medici del territorio, pediatri e medici di famiglia, sono spesso l’unica risorsa sociale che la gente può consultare, gratuitamente. Pertanto molto spesso lo studio del medico di base viene utilizzato impropriamente da utenti che avrebbero bisogno di un’altro tipo di assistenza, di quel sostegno sociale da parte di servizi territoriali che in Italia sono del tutto insufficienti o esistono solo su "carta" . Questa situazione fa si che gli studi medici siano spesso affollati da persone che dietro una richiesta di assistenza medica, per un apparente bisogno di salute, nascondono in realtà un bisogno diverso, di ascolto, di accoglienza, di disagio sociale, ma purtroppo si trovano ad avere come unico interlocutore possibile, ai loro bisogni "umani", il medico o il pediatra di famiglia!
In questo scenario a metà tra il tragico ed il miracolistico i medici ospedalieri sono descritti come persone ciniche, prive di qualunque senso morale, che lucrano sulle disgrazie altrui, spesso incompetenti.
I medici del territorio ancora peggio, sono "dei passacarte" che fanno solo ricette, irreperibili, che il sabato e la domenica non lavorano e quando lavorano non vogliono assumersi nessuna responsabilità. Professionisti ridotti a stereotipi come l’impiegato pubblico che timbra e va a prendere il caffè o il poliziotto corrotto.
Io credo che sia arrivato il momento di cambiare.
Ogni categoria professionale purtroppo "vanta" individui senza scrupoli ed incompetenti e purtroppo i medici non fanno eccezione, MA non credo di esagerare dicendo che per ogni medico fannullone ce ne sono mille che lavorano seriamente e a volte in condizioni assolutamente inaccettabili.
Penso che quei mille debbano cominciare a farsi sentire per ridare dignità ad una professione in cui credono. Il primo passo sicuramente è denunciare e NON COPRIRE le inadempienze organizzative che costringono i medici e gli altri professionisti sanitari a lavorare in Italia come se fosse un paese in via di sviluppo, poi bisognerà CAMBIARE.
I cambiamenti nella sanità DEVONO essere fatti e sono urgenti.
Nel territorio ad esempio l’assistenza ai pazienti è affidata alla “sensibilità” del singolo professionista, se un medico ha bisogno per un paziente di un consulto specialistico, oppure di un approfondimento diagnostico, se vuole averlo REALMENTE deve far riferimento alla sua personale rete di conoscenze, perché nella maggior parte dei casi purtroppo, non può contare su un’organizzazione territoriale che gli consenta un accesso rapido e privilegiato ad un servizio. Questo naturalmente rende il lavoro del medico incompleto e frustrante.
Pertanto ben vengano i cambiamenti, ma che non siano decisi solo da politici! Al tavolo delle trattative deve esserci una rappresentanza sindacale seria e professionale che conosce bene i problemi di chi lavora quotidianamente nel campo sanitario; una rappresentanza il più ampia possibile che conosca le ragioni del medico di base, del pediatra, del medico ospedaliero, di tutte quelle figure professionali che non lavorano indipendentemente le une dalle altre, ma INSIEME.
E’ arrivato il momento di realizzare interventi mirati che non sprechino risorse, ma valorizzino finalmente i talenti professionali di tutti coloro che operano in campo sanitario, mettendoli in grado VERAMENTE di lavorare bene, solo così la sanità pubblica potrà funzionare , ogni altro tipo di cambiamento mosso da interessi politici, speculativi o di altra natura che non ha come obiettivo primario LA TUTELA DELLA SALUTE sarà solo l’ennesima azione demagogica.
Valentina Grimaldi