LO SMI, INOLTRE, SOTTOLINEA CHE AL TAVOLO DI IERI NON SI È MAI DISCUSSO DEL TEMA E SI RIVOLGE AL MINISTRO BALDUZZI: FACCIA CHIAREZZA SULLE RIUNIONI TECNICHE, SONO UNA FARSA O SERVONO A QUALCOSA?
«Un colpo di mano del ministro Balduzzi o della Fimmg ? – si chiedono Volponi e Agnetti – Ieri alla riunione del ministero non si è discusso di nessuna delle ipotesi, oggi pubblicate su Repubblica. Al tavolo, al contrario si è chiesto ai sindacati di presentare delle proposte entro dieci giorni e si è dialogato sui principi su cui riorganizzare le cure primarie. Eppure, nell’articolo si parla di progetto già pronto e di apertura degli studi dei medici di famiglia, h24 e sette giorni su sette e di “Aggregazioni funzionali territoriali”, Aft. L’ennesima sigla, già prevista nell’ultima convenzione, da aggiungere a quelle già utilizzate per modelli analoghi e già falliti, come le Utap (unità territoriali assistenza primaria), i Ncp (nuclei cure primarie) o le case della Salute. La creatività italiana non ha limiti nella produzione di acronimi e di modellistica approssimativa, ma mai si attaccano i veri problemi che stanno alla base del malfunzionamento dei servizi di assistenza sul territorio per i cittadini e sulle ragioni del caos nei pronto soccorsi.Gli ospedali hanno bisogno di più personale e della fine del blocco del turn over, stesso discorso per il servizio del 118 e di continuità assitenziale di città come Roma, che sono sottodimensionati.
Purtroppo, invece, di fare un fronte comune di tutti i medici del Ssn per rilanciare gli investimenti per la sanità pubblica, alcuni si comportano come dei famuli solerti della Politica e danno sponda a esperimenti il cui esito è già segnato: il fallimento».
Duro il giudizio anche sull’utilizzo delle guardie mediche nelle Aft, come illustrato dal segretario della Fimmg, Giacomo Milillo, da parte di Pina Onotri, responsabile nazionale Smi del settore: «I medici di continuità assistenziale hanno in media tra i 45 e i 55 anni, molti ancora precari, ci chiediamo, quindi, chi andrà a questo punto a fare i turni di notte, visto che per la Fimmg i medici sessantenni dovrebbero essere esenti, per dare spazio ai più giovani. Questi ultimi, invece, hanno bisogno di un percorso qualificante, senza meccanismi di sfruttamento (da parte dei medici più anziani), come si evince, di fatto, dalla proposta pubblicata sui giornali. E poi una domanda: perché si omette che le postazioni della guardia medica danno già un servizio nei festivi e tutti i giorni nelle ore notturne, assistendo non solo i pazienti dei medici di famiglia, ma anche i non residenti e i senza fissa dimora, in collaborazione con il 118, lavorando in condizioni estreme dal punto di vista strutturale e della sicurezza. Per migliorare il servizio, forse bisogna affrontare altre questioni: potenziamento del servizio, miglioramento delle strutture…E poi il nodo centrale, l’integrazione tra le figure mediche che operano sul territorio (specialisti ambulatoriali, pediatri, guardie mediche, 118 e medici di famiglia) e la previsione di tutele generali per tutti, con un accordo di lavoro unico (no all’ipotesi di una convenzione apartheid per le guardie mediche) che superi i limiti dell’attuale convenzione: non è pensabile che questi professionisti non abbiano le ferie, la malattia e la maternità. Così come non è accettabile che nel 118 ci siano medici dipendenti e altri convenzionati, i primi con diritti riconosciuti come la malattia e la maternità e altri no. Forse la strada da seguire è prima mettere ordine in tutto ciò, evitando gli esperimenti e creando le condizioni per una reale riorganizzazione delle cure primarie».
Roma, 8 marzo 2012 Ufficio stampa Smi