E’ necessario “intervenire per i precari” del Policlinico Umberto I di Roma. “Il personale medico non contrattualmente inquadrato comporta anche rischi per i pazienti, nonché rilevanti dissonanze con i principi e le regole del Codice deontologico”. Lo ha detto il presidente dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri capitolino, Giuseppe Lavra, che questa mattina ha incontrato il direttore generale dell’Umberto I, Domenico Alessio, per chiedere interventi e affrontare concretamente la questione di circa 250 medici precari che nelle struttura continuano a lavorare da molti anni. Tra questi, circa la metà senza contratto, quindi in una condizione di oggettiva illegalità. “Come Ordine, che ha tra suoi compiti la tutela della professione nel rigoroso rispetto del codice di Deontologia medica – ha detto Lavra – abbiamo chiesto al Dg Alessio di avviare un percorso di progressiva stabilizzazione, con priorità a quelli atipici, che inizi con un avviso pubblico specifico e, una volta completata la selezione e definita la graduatoria degli ammessi, porti a un inquadramento contrattuale regolare quanto meno a tempo determinato, con l’obbiettivo poi di trasformarlo successivamente a tempo indeterminato.
E in questo senso si è impegnato il direttore generale dell’Umberto I”. Numerosi i camici bianchi interessati che hanno partecipato all’incontro, presso la biblioteca del Policlinico romano, e che hanno accolto positivamente sia la proposta avanzata dall’Ordine capitolino sia l’impegno espresso dal direttore generale, pur nella consapevolezza di eventuali ostacoli burocratici extra aziendali nel percorso oggi tracciato. “L’impegno ad affrontare e contribuire a risolvere il grave problema del precariato nel lavoro medico è, da sempre, tra le priorità di questo Consiglio direttivo dell’Ordine – ha ricordato Lavra – e nel perseguire tale obiettivo ci muoviamo nel solco tracciato dal mio predecessore scomparso recentemente e prematuramente, il collega e amico Roberto Lala. Si tratta di un dovere morale e di giustizia sociale che abbiamo come ente istituzionale e di un preciso compito di tutela della salute dei cittadini. Infatti, il perdurare del precariato comporta rilevanti dissonanze proprio con i principi e le regole del codice deontologico ed è un fattore di rischio per i pazienti”, ha sottolineato il presidente dell’Ordine.
“La condizione del medico precario, specie se privo dei diritti contrattuali – ha osservato – comporta quasi sempre orari di lavoro abnormi, quindi stress psicofisico, insoddisfazione per il trattamento economico e insicurezza per la mancanza di obiettivi di crescita all’interno della struttura, difficoltà per l’aggiornamento professionale: tutto ciò si riverbera anche sugli assistiti, i quali nel medico devono invece trovare sempre un professionista sereno, nel pieno delle sue energie, costantemente aggiornato”. (Fonte: Adnkronos Salute)